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La poesia nella poesia: il metodo Caviardage 

Chiunque, prima o poi nella vita, ritrova sulla propria strada un libro, una lettera, una poesia, un aforisma, una foto, che lo irradia, gli fa scorgere sentieri mai intravisti prima.

Questo è ciò che capita a me ogni qual volta entro in libreria e mi sento attratta dal brusio di un libro come dal canto di una sirena; ed è proprio ciò che ho sentito in un giorno d’autunno entrando in libreria: era su uno scaffale in alto tutto impolverato – una prima edizione Dante & Descartes di Averno, del premio Nobel per la letteratura Louise Glück.

Una morsa allo stomaco ad ogni pagina, un salto nel vuoto da una cima al di sopra delle nuvole, un nuoto in completa apnea: “si riversa come acqua il mio grido.” (Giobbe)

Leggendo ho cerchiato con la matita alcuni termini e/o frasi che a me son parsi come “chiavi” – al termine di ogni pagina si era creata una nuova poesia, mia e solo mia. 

Io sola la vedevo, io sola la potevo leggere – nessun altro avrebbe potuto scorgere quelle parole, avevo dato alla luce un’unicità. Senza neppur saperlo, altro non avevo fatto che mettere in atto una modalità di scrittura creativa, il metodo Caviardage

Il termine, che originariamente significa “censurare”, ha poco a che fare con la cancellazione vera e propria. Questa tecnica è nata negli anni ’60 del ‘900 ad opera dell’artista Tom Phillips: un giorno Phillips entrò in una libreria di libri usati e acquistò un romanzo che poi, pagina per pagina, trasformò in un’opera caviardage – poi pubblicata nel 1973.

Seppur la sua etimologia riporta al concetto di cancellare, l’azione primaria non è questa: il metodo caviardage prevede il far emergere, il sottolineare le parole che in quel momento sentiamo nostre fin sotto la pelle; le parti del testo che non hanno utilità per noi e la nostra anima possono sia essere cancellate con un semplice tratto nero o coperte da disegni, ghirigori – qualsiasi tecnica artistica è ammessa -. 

Tutto ciò che occorre è un testo già scritto – un romanzo, un testo digitale, un articolo – e una biro. Non vi è altra regola, se non farsi trascinare dai propri sentimenti e dalla propria creatività. Una vera e propria metafora della fuga dal “preconfezionato”, dal c.d. “già scritto”. 

Curiosità: In Italia “È un metodo di scrittura poetica ideato da Tina Festa, che aiuta a tirar fuori la poesia nascosta dentro di te attraverso un processo creativo che parte da una pagina già scritta.”

Con la docente Tina Festa il metodo caviardage è divenuto marchio registrato e viene utilizzato da insegnanti e cultori, per avvicinare grandi e piccoli alla cultura e alla scoperta di sé: attraverso le parole si dà “voce a emozioni difficili da esprimere nel quotidiano”.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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