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Che lingua parla Babbo Natale?

Vi siete mai chiesti in che lingua dovrebbero essere tradotte tutte le letterine del mondo? Ecco la vera lingua di Babbo Natale.

Come ben tutti sanno Babbo Natale ogni anno si trova a leggere migliaia di letterine da tutti i bambini del mondo e benché parli ogni lingua del mondo, mi sono trovata a chiedermi quale fosse la sua lingua d’origine

Il celebre vecchietto abita in una regione del nord della Finlandia, la Lapponia, a pochi chilometri di distanza dalla città di Rovaniemi

La regione in questione è storicamente abitata dalla popolazione dei Sami: si tratta di una popolazione all’origine nomade, che ha a lungo vissuto in totale armonia con l’ambiente e le altre popolazioni locali, sopravvivendo grazie all’allevamento delle renne

Nel 1600 tuttavia il loro territorio iniziò a divenire particolarmente interessante anche per altre etnie per via di una bassissima tassazione, il che portò all’insediamento nei territori Sami di molteplici nuove popolazioni, ognuna con la propria cultura e tradizioni. 

Custodire la propria identità culturale diventò molto complesso per i Sami, che rischiarono persino l’estinzione. A partire dal 1900 però il suddetto popolo, stanziatosi, iniziò a battersi per la difesa delle proprie radici, ottenendo grande successo. 

Dei dieci dialetti sami esistenti all’origine oggi se ne sono salvaguardati principalmente tre: il sami settentrionale, quello parlato da Babbo Natale, diffuso in Finlandia, Svezia e Norvegia; il sami orientale, parlato in Russia e Finlandia ed infine il sami meridionale, usato in Norvegia centrale e nella Svezia centro settentrionale. 

È interessante notare che, nonostante siano sottogruppi della stessa lingua, le loro differenze siano così profonde da renderle incomprensibili l’una con l’altra.

Le lingue sami appartengono, come il finlandese alla famiglia delle lingue uraliche ma non al baltofinnico, il gruppo di finlandese ed estone. Lingue dunque parenti ma facenti parte di gruppi separati.

La grammatica del sami è piuttosto simile a quella del Finlandese, anche se la sintassi è stata influenzata dalle lingue scandinave. 

Si tratta di una lingua SVO (Soggetto, Verbo, Complemento Oggetto) ed agglutinante, ovvero una lingua costituita da morfemi (pensateli come dei mattoncini linguistici) che tendono a rimanere invariati (dunque non hanno flessione) e che vengono accostati per formare delle parole (per capirci, come il coreano e il giapponese). 

Nelle lingue uraliche antiche, per quanto concerne l’ordine dei costituenti, il verbo finito (che in questo caso è flessivo) si trova al fondo della frase e concorda col soggetto in genere e numero. Questo modello è stato meglio conservato nelle lingue più orientali, in particolare nel samoiedo, nello yukagiro e nelle lingue ugro-finniche: ad esempio, Nenets t́iky pevśumd’o-m saravna t′eńe-vaʔ “ricordiamo bene quella sera” (letteralmente, “quella sera -[accusativo] ricordiamoci bene-noi”). Questo ordine è comune ma facoltativo nelle lingue della Russia centrale. 

Sami, baltico-finnico e ungherese ora mostrano il tipico ordine europeo soggetto-verbo-oggetto. 

Il sistema sonoro delle lingue sami non ha somiglianze con le lingue vicine ma possiede molti prestiti linguistici dalle lingue scandinave e dal russo.

L’accento di quantità delle sillabe assomiglia a quello estone poiché dipendente dalla presenza di un accento grafico e condizionato dall’apertura della sillaba successiva. Nel Sami settentrionale possiamo osservare che le alternanze nei paradigmi implicano tre gradi di formazione della quantità differenti: mânâm “io vado” (â è una lettera Sami per una a un po’ arrotondata) contro mânna “lui va” contro mân′ne “colui che va= frequentatore”; dieðam “Io so” versus dietta “lui sa” versus diet′te “colui che sa”; juol′ge “gamba” versus juolge “della gamba.”

Questa serie di contrasti mostra una diminuzione in tre stadi della durata della vocale iniziale e un aumento in tre stadi della durata della prima consonante dopo la prima vocale o le prime vocali. Le altre lingue Sami settentrionali e orientali mostrano alternanze simili, ma c’è una notevole diversità nei dettagli fonetici.

Al posto del verbo “avere”, le lingue uraliche usano il verbo “essere”, esprimendo l’agente in un caso avverbiale (locativo o dativo) – ad esempio, il finlandese isä-llä on talo “il padre ha una casa” (letteralmente, “padre-a è casa”), ungherese János-nak van egy ház-a “Giovanni ha una casa” (letteralmente, “Giovanni-a è una casa-sua”). Nel proto-uralico il verbo copula “essere” mancava nei semplici aggettivi predicativi o nelle frasi nominali, sebbene il predicato fosse probabilmente contrassegnato per concordare con il soggetto. In balto-finnico e sami l’uso del verbo copula è obbligatorio.

La congiunzione, il collegamento di proposizioni, frasi o parole, in passato avveniva senza l’ausilio di congiunzioni specializzate. Nelle lingue moderne le congiunzioni sono in gran parte prestiti dal germanico (finlandese ja ‘e’) e dal russo.

Il sami possiede anche un sistema di casi (sei casi in media), ovvero di suffissi utilizzati per mostrare la funzione di una parola in una frase senza l’ausilio di preposizioni, un po’ come in latino.

Facciamo un esempio utilizzando il termine “renna” in Sami settentrionale:


SINGOLAREPLURALE 
NOMINATIVOboazu bohccot 
ACCUSATIVO bohcco bohccuid 
GENITIVO bohcco bohccuid 
ILLATIVO bohccui bohccuide 
LOCATIVObohccos bohccuin 
COMITATIVObohccuin bohccuiguin 
ESSIVO boazun

Per la maggior parte, questi casi sono gli stessi per tutti i nomi, singolari e plurali, e molti hanno funzioni simili alle preposizioni inglesi. I sostantivi non sono classificati in base al genere e i pronomi di terza persona generalmente non fanno distinzione tra “lui” e “lei”.

Particolare nella lingua sami è anche la flessione dei nomi, dove possiamo individuare una distinzione duale plurale (in cui “due”, diverge da “più di due”). Nella lingua Sami la formazione del plurale è limitata ai pronomi e agli affissi personali. 

Il più antico manoscritto in lingua uralica è un orazione funebre ungherese di inizio XIII secolo d.C. Il primo testo Sami tuttavia risale al XVII secolo. I Sami possiedono una letteratura nativa, cioè scritta nella propria lingua e fanno uso di un alfabeto latino, anche se con alcune modificazioni dovute a esigenze sonore particolari.

I caratteri aggiuntivi sono:

Ń/ń (spesso sostituito da ñ o ng, o semplicemente insolito)

Á/á [æː]

Č/č [tʃ]

Đ/đ [ð]

Ŋ/ŋ [ŋ]

Š/š [ʃ]

Ŧ/ŧ [θ]

Ž/ž [dʒ]

Qualche frase per capire come potrebbe suonare una frase pronunciata da un parlante Sami: 

Buorre biejvve! Buongiorno (Lule Sami)
Buorre iehket! Buonasera
Gijtto! Grazie

Buaregh! Ciao
Buerie aerede! Buongiorno (Sami del Sud)
Buerie iehkede! Buonasera
Nåå nåå! Arrivederci!

buorre juovla! Buon Natale!

Sofia Seghesio

Leggi anche: La magia delle letterine di Natale

Sofia Seghesio

Classe 2001. Non sono assolutamente in grado di definirmi. Pessima partenza per un* scritt*, lo so. So di me che sono curiosa ma a volte superficiale ed è proprio scrivere che mi aiuta ad andare in fondo alle questioni per capirle veramente. Nutro un interesse magnetico verso le persone: per quello che fanno e pensano. Per questo non posso fare a meno di interagirci, che sia attraverso un libro, un film, una chiacchierata. Spero dunque di potervi portare con me all’interno di qualche fantastica storia o che possa avere l’onore di raccontare la tua.
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