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Le origini del canto gregoriano

Ancor prima di imparare a camminare, penso di aver imparato ad ascoltare la musica.

Ho dei ricordi bellissimi legati alla mia infanzia musicale: ricordo in maniera vivida un pomeriggio d’autunno in cui dopo la scuola materna, salimmo tutti insieme su al terreno dei miei nonni; nello stereo a cassette della Panda di mia mamma scorreva dopo una canzone di Gigione, uno dei pezzi a cui ero più legata di Celine Dion, My Heart Will Go On (colonna sonora del tragicomico Titanic).

Ed è lì che ho cantato per la prima volta in pubblico (i miei genitori, e in particolar modo mia nonna, son sempre stati i miei fan più sfegatati). Ed è lì che ho sentito che la musica mi riempiva l’anima. 

Dopo un periodo di calma apparente, la musica è ritornata a ricordarmi che mai sarei stata sola fin quando lei sarebbe stata nella mia vita: era una mattinata d’inverno; ero ad un convegno sul canto gregoriano tenuto dal Maestro Don Marco Frisina, direttore del coro della Diocesi di Roma. La mia anima si impreziosiva ad ogni nota, e mi innalzavo verso il cielo ad ogni acuto. Ed è da allora che amo e ascolto composizioni di stampo gregoriano. 

  • Le origini

Elaborato – “La tradizione di cantare le Scritture – pratica nota come cantillazione – ebbe inizio almeno mille anni prima della nascita di Cristo. Nell’Antico Testamento, il Libro dei Salmi e i Libri delle Cronache parlano di strumenti musicali e della funzione centrale della musica nel culto del tempio.” – a partire dall’VIII secolo dall’incontro di varie tradizioni avviato tra l’8° e il 9° secolo in Francia dai re carolingi Pipino il Breve e Carlomagno (secondo gli studiosi Jacques Hourlier, Michel Huglo, Helmut Hucke), il canto gregoriano è identificato dalla Chiesa cattolica come “canto proprio della liturgia romana“.

“La Chiesa ha posto in intima relazione il canto gregoriano con la Parola. E lo ha posto in una relazione unica, speciale, al punto di identificare nel canto gregoriano il proprio pensiero su quella Parola, la propria riflessione, la propria interpretazione, la propria esegesi. La Chiesa ci dice, insomma, che quando cantiamo il gregoriano esprimiamo proprio il ‘suo’ pensiero su quei testi che cantiamo”. 

da F. Rampi, Il canto gregoriano, voce della Chiesa, in Deus absconditus trimestrale di spiritualità, Monastero di Ronco di Ghiffa (VB), anno 101, III-2010, p. 24

Il biografo Giovanni Diacono attribuisce a Gregorio Magno la prima compilazione di canti per la messa, l’Antiphonarius cento; la tradizione narra che Gregorio dettò il suo antifonarium ad uno scrivente sotto ispirazione dello Spirito santo arrivato a lui come una colomba bianca.

  • Le caratteristiche

Nato come canto liturgico, e poi riadattato ad ogni genere, esso era un canto vocale (con sola voce, senza l’uso di alcuno strumento), monodico (vi era quindi un cantor solista o un cantor che faceva “botta e risposta” con un coro), era in latino, era eseguito da soli uomini (l’ambito ecclesiastico e il canto in genere era riservato al solo sesso maschile), le note sono quadrate e si chiamano neumi, ed è scritto su tetagramma (composto da 4 linee e non da 5 come l’attuale pentagramma). 

  • Il Canto gregoriano oggi

In Campania presso l’Abbazia Benedettina delle SS. Trinità di Cava de’ Tirreni (Sa) alle ore 16 sia nei giorni feriali, che festivi è possibile ascoltare i vespri con canti gregoriani.

Consiglio l’ascolto di questo album, che è per me uno dei più cari – registrato nell’Abbazia di Notre Dame, luogo che ha dato i natali alla celebre Scuola di Notre-Dame a Parigi, madre di musicisti del calibro del magister Perotinus magnus

Antonietta Della Femina 

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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