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Diritto d’autore e intelligenza artificiale: tutele e criticità

“Le emozioni non sembrano essere una simulazione molto utile per un robot… Non vorrei che il mio tostapane o l’aspirapolvere fossero così emotivi…”

-Io, robot

Credo di aver visto Io, robot qualche anno dopo la sua uscita sul grande schermo, frequentavo le scuole medie e per chi come me è cresciuto a “pane e manualità” l’idea di aver un robot che potesse svolgere le faccende più noiose mi allettava e non poco, tutt’altro.

A distanza di due decenni, i desideri restano, ma sono contornati da tante, a volte troppe, perplessità.

È indiscusso, per me non esattamente nativa digitale – qualcuno mi ha dato della boomer – quanto la tecnologia stia prendendo il sopravvento sulla realtà: vedesi la finta bocca in silicone che riproduce il bacio inventato e brevettato al Changzhou Vocational Institute of Mechatronic Technology nella Cina orientale; vedesi i siti dove è possibile acquistare bambole gonfiabili tecnologiche scegliendo il volto da attribuirle (io posso scegliere senza il consenso della persona fotografata di far costruire una bambola a “sua immagine e somiglianza”); vedesi la sempre maggior dipendenza dal sesso virtuale; vedesi la coniazione di un termine ad hoc per individuare i c.d. “ritirati sociali” (dal giapponese hikikomori); vedesi i sempre maggiori problemi legati a Chat GPT e al boom di ricerche per il nuovo sistema Googlelm, in grado di creare musica partendo da un testo scritto.


Potremmo continuare per ore… Altro campo interessato da criticità legate all’IA (Intelligenza artificiale) è quello del diritto d’autore. È di pochi mesi fa una sentenza della corte di Cassazione (Nota a Cass., Sez. I civ., Ordinanza n. 1107 del 16 gennaio 2023 relativa alla lamentata violazione diritto d’autore sull’opera usata come scenografia fissa per il Festival di Sanremo del 2016) nella quale si è stabilito che un’opera realizzata con l’intelligenza artificiale è frutto dell’ingegno dell’utente; rimane però necessario verificare se e in quale misura l’utilizzo del software ha assorbito l’elaborazione creativa dell’artista.


Sentenza che “cade a fagiolo” sull’onda di quanto accade anche oltreoceano: sono state avviate nel Regno Unito e negli Stati Uniti azioni legali contro società che hanno sviluppato modelli di IA che generano immagini.


Nel Regno Unito, la società Getty Images ha avviato una causa contro Stability Ai, l’azienda proprietaria della piattaforma generativa di immagini Stable Diffusion. Nel comunicato stampa che annunciava l’azione legale Getty ha affermato che Stability Ai “ha illegalmente copiato ed elaborato milioni di immagini protette da copyright di proprietà di Getty Images o di soggetti da essa rappresentati”.
Negli Stati Uniti è stata promossa una class action contro Stability Ai e Midjourney Ai che avrebbero creato contenuti che violano i diritti di artisti e creativi.

Come in ogni dibattito che si rispetti, il pubblico si spacca in guelfi e ghibellini: alcuni sostengono che non si possa trattare di opere protette, perché mancherebbe l’apporto creativo dell’autore; altri invece sono arrivati a conclusioni opposte.


La domanda da porsi è quindi: sono da tutelare i contenuti generati dai modelli di IA? Un’opera può essere protetta se è una creazione nuova e dotata di carattere creativo, è quindi tutelabile ai sensi del diritto d’autore italiano se frutto “dell’ingegno” ed è dotata di “carattere creativo (…) qualunque ne sia il modo o la forma di espressione”.


E si, nonostante sia un dato di fatto che solo un essere umano possa essere autore di un’opera a 360°, i contenuti generati dall’IA non cadono nel pubblico dominio solo perché frutto dell’elaborazione di un algoritmo. Attualmente è impossibile parlare di tutela della digital art o computer art come di un arte a sé, in quanto ancora attualmente frutto dell’elaborazione umana.


Cruciale è e sarà la “misurazione” dell’apporto creativo umano nel processo generativo di un’opera digitale: si dovrà cominciare a distinguere le opere generate da IA, da quelle generate con l’aiuto di modelli di intelligenza artificiale. Sottile, ma importante distinzione che cambierà un po’ le sorti di tutti noi.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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