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Spazio lunare di Luna Pagnin: guarire da un DCA si può

Con Spazio Lunare, Luna Pagnin aiuta chi soffre di disturbi del comportamento alimentare, dando voce a ciò che un tempo erano le sue paure e il suo dolore.

Chi è Luna Pagnin e come nasce Spazio Lunare?

«Mi presento, sono Luna Pagnin, una ragazza di venticinque anni che insegue i suoi sogni a suon di ginseng e cioccolata. Sono laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Padova e al momento sto frequentando l’ultimo anno di magistrale in Scienze della Nutrizione Umana per diventare in seguito una biologa nutrizionista specializzata nell’ambito dei disturbi alimentari, avendone sofferto per molti anni. Dopo la mia guarigione dall’anoressia e dal binge eating ho deciso di inseguire il mio sogno: aiutare più persone possibili nel loro percorso di cura dai DCA attraverso uno degli ambiti di cura che li vede protagonisti.

Negli anni, dopo aver riscritto la mia storia con l’attività fisica, a lungo da me percepita come metodo di compensazione per quello che mangiavo, ho deciso di mettermi a studiare per sfatare tutti i miti che circolano attorno al fitness e creare qualcosa di reale e consapevole. Ho frequentato i corsi per diventare personal trainer di terzo livello ed ora sono un’allenatrice di ragazze che stanno uscendo da un disturbo alimentare, oppure che vogliono prendersi cura di loro o che vogliono mettersi in gioco sperimentando giorno dopo giorno quanta forza può avere il loro corpo. Il mio lavoro è quello di accompagnarle in un percorso sportivo, ma in maniera differente, consapevole, presente, che le faccia entrare in contatto con il proprio corpo e le proprie capacità.

Nei social, invece, ho un profilo, Spazio Lunare, dove parlo di disturbi alimentari, dove racconto la mia storia, di quotidianità, della vita dopo i disturbi alimentari e un podcast dove tratto di temi inerenti alla salute mentale ed è dedicato a tutti coloro che hanno bisogno di uno spazio non giudicante. Nasce nel lontano 2013, quando ero nel pieno della mia malattia come diario personale di recovery. In seguito l’ho chiuso e sono tornata durante il periodo di pandemia, dopo la mia guarigione, invogliata a trasmettere il messaggio che cerco di dare tutti i giorni: la vita dopo un disturbo alimentare esiste, si può uscire da un disturbo alimentare e spiego l’importanza dei vari passi, dei professionisti e di cosa ognuno di noi può fare ogni giorno per vivere la propria vita al meglio».

Tre parole per descrivere chi sei e cosa vuoi trasmettere.

«Ogni volta che pongo questa domanda mi rispondono così: uragano di energia, disponibile, spontanea e solare. Perciò sono queste le parole che sento più mie. Ogni giorno la mia mente è sempre pronta alle nuove sfide e l’entusiasmo condisce ogni mia mossa. Sento di voler trasmettere che la vita è bella, nonostante le sue difficoltà e che se ci poniamo con entusiasmo, possiamo trarre il meglio anche quando tutto ci sembra nero e senza via di uscita perché qualcosa di buono c’è, magari anche piccolo.

Sono disponibile perché sono qui per aiutare gli altri, per potergli dare degli strumenti da fare propri e applicare alla vita di tutti i giorni. La mia missione è quella di poter aiutare chi è in difficoltà, non presentandogli una soluzione pre-confezionata ma ascoltando il singolo in quelli che sono i suoi problemi, incitandolo a fare ciò che è in suo potere e a porsi con apertura mentale alla vita e alle sue sfide. Per me è fondamentale ascoltare le storie, nel mio podcast (Spazio Lunare) ho raccolto più di 150 storie diverse, di chi stava o sta male, da mettere a “servizio” di tutti per poter comprendere sempre di più quanto siano complessi i disturbi alimentari e non vadano stigmatizzati o ricondotti ad un’unica storia.

Sono spontanea perché TUTTO quello che faccio è frutto di ciò che ho dentro, senza costrutti e senza secondi fini. Da quando sono guarita ho imparato che essere se stessi è il più grande atto di coraggio che possiamo fare ma soprattutto, è importante essere spontanei per arrivare alle persone in maniera diretta, non voglio essere perfetta, la perfezione non esiste, io voglio solo essere me stessa.

Sono solare perché il sorriso non mi manca mai e anche nei momenti più difficili, utilizzo l’autoironia che mi salva e diverte anche gli altri, amo accogliere gli altri, amo stare con gli altri, amo poter dare loro una parola di conforto, amo circondarmi di persone belle e spero di poter incitare gli altri a fare lo stesso».

Dove hai trovato il coraggio di raccontare un’esperienza personale e dolorosa come quella che hai vissuto? Quanto è difficile parlare di un tema così delicato e diffuso come quello dei disturbi alimentari?

«Per me raccontare la mia storia è sempre stato molto importante come topic. Mi è capitato di interfacciarmi con alcune persone che non comprendevano i disturbi alimentari, sminuendoli o addirittura ridicolizzandoli. Non voglio che nessuno si debba sentir sminuito nel suo dolore e allora ho deciso di essere una porta voce di quello che è il dolore di una persona. L’unico modo era raccontandolo a cuore aperto. In questo modo mi sono data la possibilità di abbattere le mie paure del giudizio altrui (ingrediente principale durante i miei anni di disturbi alimentari) ed è cresciuta sempre di più in me la volontà di poter aiutare gli altri.

Raccontarsi per alcuni può non essere semplice, ma per me è stato molto naturale. Penso sia importante che gli altri sappiano come si può sentire una persona che soffre di anoressia e di tutti gli altri disturbi alimentari. E soprattutto, ho preso la decisione di raccontare sempre di più del binge eating, disturbo alimentare ancora poco trattato perché attorno ad esso si racchiudono ancora molta vergogna e stigma.

È molto difficile parlare di disturbi alimentare rimanendo delicati e non ferendo la sensibilità altrui. È importante ricordare che tutte le parole che utilizziamo hanno un impatto e un contenuto va studiato bene, per non stigmatizzare o per non creare sconforto in chi ne sta soffrendo. Va anche riconosciuto che non si andrà mai bene a tutti e che è totalmente ok non farsi comprendere da alcune persone, ma è importante parlarne per poter aiutare anche una singola persona nella propria vita.

Parlare ad una community di quasi 30 mila followers comporta delle responsabilità. Non si può parlarne con leggerezza, né dando un solo parere e nemmeno fornendo una soluzione perché ognuno ha il proprio percorso. Quello che sottolineo sempre è l’importanza dei professionisti in un percorso, dell’affidarsi ad un team multidisciplinare e di chiedere aiuto.

Voglio il più possibile andare nel profondo di tutto quello che può comportare un disturbo alimentare, quindi la sfera dei rapporti, la difficoltà nel fare le piccole cose di ogni giornata e tutto il resto. Mi impegno a ripetere costantemente per accogliere il più possibile tutti quanti che ci sono storie diverse e che non esistono cose giuste o sbagliate. Ovviamente il mio impegno è sempre volto ad un benessere e quindi promuovo ciò che mi ha portato a sviluppare il mio personale benessere a 360 gradi, portando basi scientifiche. Mi avvalgo spesso dell’aiuto di altri professionisti per sviluppare alcuni temi e nei percorsi con le mie ragazze di personal training lavoro in equipe».

Che tipo di reazioni suscitano i tuoi contenuti? Come gestisci i  commenti negativi?

«I miei contenuti suscitano molti commenti positivi, molta vicinanza e molta speranza nel cuore di chi riesce a leggerli nel profondo perché cerco di dare in toto una visione veritiera.

Alcune volte, come è normale che sia nel mondo social, arrivano commenti negativi, soprattutto da persone che vedono un singolo contenuto, che non conoscono la mia storia o non hanno mai visitato il mio profilo e commentano in maniera spregiudicata e molto tosta. Nel tempo ho imparato a gestirli, ho imparato che non si può mettere d’accordo chiunque e ho imparato che ognuno avrà la propria versione della realtà. Ho anche imparato che sono sempre in linea con i miei valori e che questo mi permette di gestire questi commenti con estrema consapevolezza e sapendo che io ho fatto ciò che era in mio potere, portando delle fonti certe.

Spesso provo ad instaurare un discorso con chi commenta in maniera negativa, ma non sempre riesce perché le persone non vogliono guardare oltre a quella che è la loro visione. Lo accetto e mi concentro su quello che posso fare io. Ogni critica, quando costruttiva, mi aiuta a comprendere come posso aggiustare il mio messaggio attraverso la mia comunicazione».

Campagne che stai seguendo? Prossimi eventi? Nuovi progetti che vuoi sponsorizzare?

Come già anticipavo, sono un uragano di energia e sono sempre impegnata in duemila cose contemporaneamente perché so quanto sia importante poter espandere il proprio campo di azione in varie realtà differenti tra loro.

Sono volontaria dell’associazione Animenta che si occupa di disturbi alimentari e abbiamo dei programmi ben strutturati che presentiamo alle scuole superiori e alle università e perciò mi trovo spesso a tenere assemblee d’istituto, di classe o lezioni per PCTO.

A breve, il 18 marzo, terrò un workshop a Roma all’evento Binario 15 sui social media e sul loro utilizzo in maniera consapevole quando si tratta di disturbi alimentari.

Sono impegnata nella nascita di un nuovo progetto, un Safe Breakfast Club che mi vedrà insieme ad un’altra ragazza (una futura psicologa) in giro per l’Italia a riunire chiunque abbia voglia di fare una colazione “safe”, senza giudizio, senza commenti, per le persone che fanno difficoltà a mangiare insieme ad altre persone e hanno voglia di non sentirsi giudicati.

Sto completando il mio ultimo anno di magistrale per diventare una Biologa Nutrizionista e nel mentre, ogni sabato, seguo un master di alta formazione in DCA in Clinica, per poter essere una professionista formata sempre di più e poter dare ai miei contenuti sempre maggiore cura e attenzione.

Prossimamente approderò anche a Milano, insieme al Municipio, per portare avanti dei progetti volti alla sensibilizzazione e alla cura per i DCA.

Nel mio profilo porterò rubriche incentrare a compiere un passo verso la guarigione, giorno dopo giorno, proponendo sfide a chi abbia voglia di mettersi in gioco e pian piano riuscire a venirne fuori, porterò una rubrica insieme a mia mamma, per i genitori di chi sta soffrendo e tante altre novità.

Per quanto riguarda la mia professione del momento, come personal trainer, sto per lanciare la mia applicazione e sto scrivendo un libro inerente al mio cambiamento di approccio nei confronti dell’attività fisica che non vedo l’ora di poter pubblicare!».

Maria Paola Buonomo

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Maria Paola Buonomo

Laureata in Lettere Moderne, filologa in fieri, scrivo per sperimentare e accrescere il mio ego. Tra un esame e l’altro, mi cimento ai fornelli come piano b per il futuro (ma qual è il piano a?!). Sono una fastidiosissima ritardataria cronica, ma non è certo un difetto, anzi, è il mio punto forte: vivo con calma… Nel sangue mi scorre indecisione mista ad incoerenza. Il caos è il mio spirito guida. Rispetto la natura e ogni forma di vita, tranne gli esseri umani. Condivido il cuore con il mio cane.
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