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Perché gli Oscar sono così controversi?

Il prossimo 12 marzo si svolgerà la 95esima edizione dei premi Oscar. Come ogni anno, però, a far discutere non sono tanto i film candidati, quanto le immancabili polemiche di contorno. Ve ne ricordate qualcuna del passato?

«Plus ça change, plus c’est la même chose » direbbero i francesi. Ebbene, questa frase si sposa a pennello con la cerimonia più attesa dell’anno: quella degli Oscar. Dal lontano 1929, infatti, i membri dell’Academy assegnano premi alle eccellenze cinematografiche.

Il red carpet, durante tutti questi anni, ha visto sfilare migliaia di attori, registi e professionisti del cinema. La famosa statuetta d’oro è stata consegnata a tantissimi vincitori, al suono della famosissima frase “And the Oscar goes to…”. I tempi, poi, sono decisamente cambiati. Eppure, c’è qualcosa che non è mai cambiato e che, probabilmente, non cambierà mai: l’onnipresenza delle polemiche.

Ogni anno, infatti, prima e durante gli Oscar è un continuo susseguirsi di controversie e discussioni. Quest’anno, addirittura, le polemiche sono partite già settimane prima della cerimonia stessa. Nel concreto, infatti, ha fatto scalpore la vicenda legata alla nomination di Andrea Riseborough come miglior attrice protagonista. Questa candidatura si riferisce alla sua performance nel film indipendente To Leslie.

La campagna promozionale del film ha potuto contare sul supporto della moglie del regista, che ha chiesto a diversi esponenti dell’industria cinematografica di supportare pubblicamente, tramite i social, la pellicola. Ciò avrebbe influenzato i membri dell’Academy nel processo di candidatura, venendo meno alle regole. Non si può infatti mostrare una pubblica preferenza per un film candidato. Questa vicenda ha spinto l’Academy a rivedere il proprio regolamento, affinché le nomination avvengano nella completa neutralità e senza condizionamenti esterni.

Come anticipato, tuttavia, non è certamente la prima volta che gli Oscar sono stati interessati da una bufera mediatica. Basti pensare infatti all’anno scorso, quando tutto il mondo è rimasto scioccato dal gesto avventato di Will Smith.

Per i pochi che non se lo ricordassero, infatti, l’attore era salito sul palco durante il monologo del comico Chris Rock, tirandogli uno schiaffo che sbalordì tutti i presenti. Il motivo? Rock aveva appena fatto una battuta infelice sulla moglie di Smith, scatenando una reazione a dir poco esagerata. Inutile dire che questa scena è stata al centro di tantissimi meme, pur costando a Smith il divieto di presenziare agli Oscar per i prossimi 10 anni.

Nel 2016, invece, il cast e la crew di La La Land salirono gioiosamente sul palco per ritirare il premio più prestigioso, quello per “Miglior film”. Eppure, l’euforia del momento venne interrotta dai conduttori, che esordirono dicendo “C’è un errore, abbiamo sbagliato ad annunciare il vincitore”. Il premio, infatti, spettava a Moonlight. Questo errore, inutile dirlo, creò non poco imbarazzo e l’ilarità del web.

Facendo un salto indietro nel tempo, è impossibile dimenticare la cerimonia del 1973, in cui Marlon Brando non si presentò sul palco per ritirare il suo premio come miglior attore protagonista per Il Padrino. Al suo posto salì sul palcoscenico l’attivista nativa Sacheen Littlefeather, che denunciò l’errata rappresentazione mediatica dei nativi americani, che venivano dipinti come dei selvaggi nei film.

Solo pochi anni prima, nel 1970, un altro attore non si era presentato alla cerimonia di premiazione di sua spontanea iniziativa, pur vincendo un premio. Stiamo parlando di George C. Scott, che vinse proprio quell’anno il premio come Miglior Attore per Patton, generale d’acciaio. Tuttavia, l’attore rifiutò pubblicamente il premio, sottolineando come gli Oscar contribuissero unicamente a mettere gli attori in competizione tra di loro.

Una delle controversie più importanti legate agli Academy Awards è quella riguardante la scarsa inclusività dei premi. Anni fa, infatti, è diventato virale l’hashtag #OscarsSoWhite, che si riferisce alla scarsa (se non addirittura mancata) presenza di attori e registi neri nelle nomination.

Purtroppo, la scarsa inclusività ad Hollywood è un dato di fatto, anche perché la maggior parte dei candidati e dei vincitori sono sempre bianchi, specialmente guardando le categorie principali. Solo negli ultimi anni si sta cercando di dare maggiore spazio alla varietà etnica. Certamente (e per fortuna) sono lontanissimi i tempi in cui, nel 1940, Hattie McDaniel (la prima afroamericana a ricevere un Oscar) non potè assistere alla cerimonia degli Oscar insieme al resto del cast di “Via col vento”, solo per il suo colore della pelle.

Tuttavia, è necessario prendere coscienza di quanta discriminazione ci sia ancora nell’industria cinematografica. Anche e soprattutto se si considerano le controversie legate alla mancanza della cosiddetta “quota rosa”.

Per anni abbiamo infatti assistito a premiazioni in cui le donne non hanno ricevuto alcun tipo di spazio, non potendo vincere poiché non erano nemmeno nominate. Basti pensare che, in 94 edizioni, solo tre donne sono riuscite ad aggiudicarsi il premio come miglior regista (Kathryn Bigelow nel 2010, Chloè Zhao nel 2021 e Jane Campion nel 2022). Segno che l’industria cinematografica ed i membri dell’Academy si stanno risvegliando solo ora dal torpore di sessismo e discriminazione in cui hanno vissuto da sempre.

Stefania Berdei

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Stefania Berdei

Classe 2000, scrivo di tutto ciò che solletica la mia fantasia. Studio Mediazione linguistica e culturale, poiché penso che la diversità e la ricchezza culturale siano il motore del mondo. In attesa di un ritiro spirituale su un’isola tropicale, cerco di essere ogni giorno la versione migliore di me stessa. Nel resto del tempo, mi nutro di serie televisive, film e libri.
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