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Vita da pendolare: i miei punti di vista

La nostra sveglia suona sempre un po’ prima degli altri, a volte un po’ troppo prima, eppure alla Eduardo ci ripetiamo “È cos’e niente”.

La nostra è una vita tra bus, treni e perché no, anche aerei…

Sempre un po’ in giro per la provincia, per la regione, per l’Italia. Io ormai vivo più di una vita, ho vestiti tra casa, lavoro e valigie. Ma cosa mi spinge a vivere in questo modo? Cosa spinge altri 33 milioni di italiani (22 milioni di lavoratori e 11 milioni di studenti) – secondo il TRUENUMB3RS – a lasciare ogni giorno la propria città per spostarsi?

Che sia per lavoro, per studio, per amore, l’essere pendolare ci livella ed assumiamo tutti gli stessi tratti. Durante i viaggi ci si conosce, si conoscono amici, fidanzati, mariti, ci si diverte, si ride, ci si commuove.

I viaggi più lunghi diventano palcoscenico di “pisolini” tra una fermata e l’altra, le chiamate con chi si ama sono scandite da “ci vediamo tra qualche ora”, “mi manchi” e da tanti sacrifici.

Si sacrificano tempo, passioni; si rientra – e nonostante le mille cose da fare – si vorrebbe solo piombare a letto.

“Hai presente i pendolari di sera

che ritornano a cena su una statale piena?

occhi grigi dietro vetri oscurati

dentro un mare di luci

senza più una sirena

e benvenuta nell’ansia peggiore

ormai la conosco, le ho dato il tuo nome

ho tanti pensieri che posso riassumerli

in poche parole

che forse ho l’anima del pendolare

di chi sa sempre da chi ritornare

come una stella polare mi guidi anche senza brillare.”

Pendolari di Shade

Qualche consiglio, da pendolare a pendolare, per sopravvivere allo stress:

  • utilizzare le ore di pendolarismo per essere produttivi;
  • vivere il viaggio come un’avventura da cui trarre insegnamento;
  • scegliere come grandi amici libri e musica: non sono solo un passatempo, favoriscono e migliorano il benessere della sfera psicologica al pari dell’arte terapia e della Pet therapy.

Io faccio la pendolare, ma io sono molto di più, io sono altro.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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