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“The Overthinker”: quando l’illustrazione racconta il disagio psicologico

L’illustrazione di Elena Ceccato, selezionata per la mostra dell’Associazione Tapirulan, racconta una condizione mentale comune a molti e sconosciuta a tanti.

“The Overthinker” avvicina lo spettatore alla comprensione del disagio mentale.

Ciao Elena! Parlaci un po’ di te:

«Sono un’illustratrice di Cremona che lavora principalmente in tecnica tradizionale: le mie illustrazioni sono infatti realizzate a mano, mediante una combinazione di acquerelli e matite colorate.

Provengo da studi accademici e mi sono poi specializzata in illustrazione per l’infanzia.

La mia prima pubblicazione è stata una reinterpretazione di una fiaba classica. Sono molto appassionata di folklore e racconti popolari, amo soprattutto le tradizioni e la letteratura scandinava, fonti di ispirazione importantissime per i miei lavori.»

 Con “The Overthinker” illustri un momento di forte disagio psicologico. A cosa ti sei ispirata?

«L’idea alla base è nata durante i primi giorni di lockdown, a inizio marzo 2020. Dalla fine del 2019 stavo vivendo un periodo abbastanza difficile, avevo molte cose per la testa, progetti in partenza a breve, ma l’arrivo del Coronavirus ha bloccato tutto. Durante i primi giorni di isolamento mi sono scattata un selfie e ho cominciato a elaborarlo seguendo la spinta del mio stato d’animo del momento. L’autoritratto che è nato rendeva esternamente un disagio interno attraverso le classiche distorsioni delle immagini con difetti tecnologici, i cosiddetti glitch.

Ho messo da parte questo disegno fino all’arrivo del concorso dell’Associazione Tapirulan e, con esso, anche il momento di rispolverare quell’idea e per trasformarla in qualcosa di nuovo: un’espressione di quello che in ambito psicologico viene chiamato burnout. Mai sottovalutare il potere delle vecchie idee!»

“The Overthinker” – illustrazione di Elena Ceccato

Non è la prima volta che partecipi al concorso per illustratori di Tapirulan, giunto quest’anno alla diciottesima edizione…

«Non mi reputo una persona competitiva: partecipo raramente ai concorsi. A volte però capita che un tema mi stia particolarmente a cuore oppure di avere subito un’idea interessante…in questo caso mi piace mettermi all’opera e vedere cosa esce fuori.

A Tapirulan sono particolarmente legata, perché è uno dei concorsi a cui ho partecipato fin dai primi anni della mia formazione e poi perché una bella realtà della mia città. Per rispondere alla tua domanda, sono stata già selezionata nel 2019, anche quella volta con un’immagine abbastanza personale, anche se a vederla forse non sembrerebbe…»

Come è stato distaccarsi, anche se momentaneamente, dalla tua produzione per bambini?

«Per me l’illustrazione ha la bellissima caratteristica di essere una professione estremamente versatile: illustrare libri per bambini è il sogno di moltissimi creativi, ma, se ci si ferma a pensare un attimo, qualsiasi cosa potrebbe essere illustrata, volendo. Mi piace allargare il mio orizzonte.»

Processo creativo a parte, quanto tempo hai impiegato a realizzare “The Overthinker?

«Di solito impiego due o tre giorni per realizzare l’illustrazione definitiva. Ma spesso capita che questi giorni non siano consecutivi l’uno all’altro. Quando ho molto tempo per realizzare un’immagine, o voglio realizzare un progetto di tipo personale, tendo a iniziare con grande entusiasmo e bloccarmi sui punti più problematici, o noiosi. Tenere il lavoro in bella vista, e lasciar passare qualche giorno di solito mi aiuta a sciogliere i nodi.»

Credi che ci sia bisogno di più rappresentazioni dei disagi psicologici nel mondo dell’illustrazione? Magari anche per aiutare i più piccoli a capire alcune tematiche delicate?

«Credo che il filone dell’illustrazione legato alla psicologia sia una strada che offre molti spunti creativi, con il disegno si riesce a tirar fuori contenuti intimi e personali che a parole sono difficili da esprimere. Arte e psicoterapia sono infatti sempre andate a braccetto fin dalla nascita della psicanalisi. Nell’immagine ci si può immedesimare, e vedere rappresentata una caratteristica o una problematica che riconosciamo nel nostro vissuto ci colpisce istantaneamente, più di un qualsiasi articolo sul tema, soprattutto nell’era di internet. Quindi assolutamente l’illustrazione dovrebbe essere in prima linea per avvicinare quanta più gente possibile a temi così importanti e oggi più che mai necessari.»

Alessia Capasso

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Alessia Capasso

Irpina di nascita, comunicatrice per scelta. Il primo libro che ho letto: un'antologia di miti greci a sette anni. Mi sento veramente felice quando visito un castello antico. Parlo di cultura, con uno sguardo sempre rivolto al passato, e tematiche sociali.
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