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Pasolini pittore – Il talento per esprimersi ha bisogno di libertà

La Galleria d’Arte Moderna di Roma ospita un progetto espositivo esclusivo per i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini.

È il tema del corpo che attraversa trasversalmente l’intera vita di Pasolini. Esibito, amato, offerto, preso a bastonate, ridotto in un mucchio di stracci, è per antonomasia, il luogo privilegiato dell’epifania del sacro: un corpo cristologico.

Michael Hardt, filosofo e teorico politico statunitense, ci dice come “Pasolini è affascinato dall’offrirsi senza pudore del corpo di Cristo sulla croce. Le sue ferite sono aperte. Tutto il suo corpo – petto, ventre, sesso e ginocchia – brucia sotto gli sguardi della folla. Al momento della morte, Cristo è tutto corpo, un pezzo di carne aperto, abbandonato, esposto”.

Sebbene questo donarsi, nonostante questa esposizione e offerta, sembra quasi che Pasolini non chiuda mai il discorso sulla sua opera: è per questo carattere di non finito che l’opera di Pasolini continua a disporsi a nuove letture e riletture. Dapprima che la sua morte gliene impedisse il completamento, l’incompiutezza era stata un dato frequente nelle sue opere. Basti pensare ai molti testi dichiaratamente non finiti che Pasolini ha ugualmente dato alle stampe.

As for me, sono mesi che mi faccio prendere da questa febbre con l’ansia di non saperne mai abbastanza, come a non poterne parlare, e non riuscirne a delimitare la ricchezza, la tanta ricchezza di questi pensieri e pure dei tormenti. Mi manca. Pasolini mi manca. Mi manca la sua critica. Mi manca la sua poesia. Mi manca il suo contatto reale con la vita, con le persone reali e con la realtà sociale. Mi manca quello che è stato il suo impegno nei confronti del genere umano, vicino alla gente, e ancora: mi manca, la qualità del suo impegno che ha superato le frontiere italiane e ci ha aiutato a vedere meglio il mondo.

Vedere con gli occhi, vedere anche con il cervello. Non si tratta di una coincidenza, al limite potremmo parlare di un destino incrociato o di un tratto ricorrente nella mia vita. Come la sete e la fame; e così come per la sete e la fame può essere placato soltanto da un rimedio anch’esso fisico, ossia dalla presenza di una persona.

Pier Paolo Pasolini ha lavorato con l’intento di unire l’inconciliabile: di fronte a questa visione che si colora ogni giorno di qualche sinistro segnale, aumenta il bisogno di evasione. Ritrovo così, in un pomeriggio d’autunno romano, oltre 150 opere in mostra. Opere selezionate dal corpus della collezione del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux di Firenze, depositario della raccolta maggiore di opere di Pasolini, ma anche dalla Fondazione Cineteca di Bologna, dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, per la prima volta in mostra fuori dalla locale Casa Colussi, dall’Archivio Giuseppe Zigaina, oltre che da collezionisti privati. 

Una mostra che mira a focalizzare l’attenzione su un aspetto artistico rilevante, spesso trascurato dalla critica, nel contesto creativo dello scrittore e regista.


I paesaggi friuliani e i ritratti

La mostra parte dagli inizi pittorici di Pasolini che vanno di pari passo con le prime prove poetiche in friulano. Ritratti e raffigurazioni di corpi, maschili e femminili, che ricreano una sorta di mappatura visiva della famiglia e delle amicizie del pensatore. Presenti anche nature morte e paesaggi rurali friulani dal sapore fortemente intimista che, da altro punto di vista, quello tecnico, documentano l’eccezionale abilità artistica e la sperimentazione del pigmento messa in atto da parte del giovane Pasolini. 

Un’importante sezione è dedicata all’autoritratto e al ritratto, generi pittorici molto amati da Pasolini. Quelli familiari con il cugino Nico Naldini, la madre Susanna, la cugina Franca, la serie legata ai protagonisti del mondo artistico di Pasolini con Giovanna Bemporad, Federico De Rocco, Giuseppe Zigaina oltre a quelli del mondo cinematografico romano con Laura Betti, Ninetto Davoli e ai ritratti dell’amico poeta Andrea Zanzotto.

Quanto alla Callas, sentì di doverla approfondire con altri mezzi. A lei dedicò un intero ciclo di poesie e riscoprì la passione di dipingere ritraendola in una serie di profili ottenuti con succo di fiori e un collage di altri fiori appassiti.

Il rapporto con l’arte italiana del Novecento

Una sezione della mostra è riservata al rapporto fra Pasolini e l’arte italiana del Novecento. Proveniente in esclusiva dalla Collezione di famiglia è esposta anche un’accurata selezione di opere d’arte contemporanea di proprietà di Pier Paolo Pasolini.

A chiusura della mostra un omaggio al volto di Pasolini tramite una serie di ritratti storici realizzati, con vari stili e in tempi diversi, da Ennio Calabria, Renato Guttuso, Carlo Levi, Milo Manara, Mario Schifano e altri.

La mostra: ora in corso e fino al giorno 16 aprile 2023 è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10,00 alle 18,30 con l’ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura.

Prima un tram, poi un autobus, poi un altro autobus e si arriva: sono a casa. “Il mondo non mi vuole più e non lo sa”. Cercate questa nota, trovatela, poi ululate alla luna. La nostra.

Non perdiamo la voglia di stare al mondo.

Non perdiamo la curiosità. 

Non perdiamoci di vista.

Francesca Scotto di Carlo

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Francesca Scotto di Carlo

Ventinove anni, napoletana. Di sé dice di essere un «cumulonembi», testarda, indistruttibile, assertiva. Scrittrice, umanista, attivista, è una di quelle persone con la voglia di cambiare il mondo, un passo alla volta.
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