SocialePrimo Piano

31 gennaio 1865: abolizione della schiavitù. E oggi come stiamo messi?

La schiavitù è la condizione dell’individuo considerato giuridicamente proprietà di un altro individuo e quindi privo di ogni altro umano diritto

Enciclopedia treccani

Storicamente il proprietario di uno schiavo aveva la sua vita nelle proprie mani. Non solo la sua, ma anche quella della sua famiglia. Aveva diritto di vita e di morte su un suo simile, capite? Su un’altra persona, un altro essere umano, un innocente.

Nelle civiltà antiche la schiavitù era altamente accettata. Prima di tutto, rappresentava un pilastro dell’economia, tanto è vero che uno dei più importanti guadagni in guerra era proprio l’acquisizione di più quanti schiavi possibili.

Per i Greci la schiavitù era un istituto di diritto naturale; per i Romani, invece, l’uomo poteva essere schiavo per natura, se nato da genitori schiavi; diventare schiavo (come succedeva alle popoli che venivano conquistate), o da schiavi essere liberati, diventando liberti.

Nel corso della storia la schiavitù ha cambiato forma ma non se ne è mai andata da questo mondo.

Durante il Medioevo il commercio degli schiavi era più fiorente che mai. E poi, dopo la scoperta dell’America quanti uomini, quante vite sono state annientate con lavori forzati, freddo, fame, catene e sangue.

Il 31 gennaio 1865, con il tredicesimo emendamento, veniva ufficialmente abolito l’istituto della schiavitù negli Stati Uniti d’America.

Il Proclama di Emancipazione di Abraham Lincoln, emanato nel 1863, aveva liberato gli schiavi negli Stati ribelli della Confederazione. Il tredicesimo emendamento, passato al senato nell’aprile del 1864 e dalla Camera dei Rappresentanti nel gennaio 1865, abolisce definitivamente la schiavitù (o così si fa per dire).

Il documento non ha però effetto fino a quando non viene ratificato dai 3/4 degli Stati, cosa che avviene il 6 dicembre 1865. Da quel momento in poi la legge entra ufficialmente in vigore.

Siamo qui, quindi, per ricordare una data? E a cosa serve?

Possiamo parlare quanto vogliamo, prima di ogni altra cosa, però, bisogna capire cos’era la realmente la schiavitù. Provare a capire cosa significa stare in catene, nel fango, nella merda. Nella tua merda e in quella degli altri schiavi vicino a te.

A volte nella nave con te c’era tuo fratello, tua madre, o tua figlia: no aspettate, loro venivano prima stuprate. Provate a capire cosa significa non rivedere più la vostra famiglia, o vederla morta. Lavorare fino a spezzarsi le ossa e poi crollare. Essere buttati con un sasso in fondo al fiume.

Possiamo capire quello che hanno provato? E a cosa serve?

Per fortuna tutto questo è finito, la schiavitù è stata abolita, le persone sono libere, a tutti sono stati riconosciuti i propri diritti e tutti vivono felici e contenti. Sì e poi ci svegliamo. La schiavitù non è qualcosa del passato, anzi. Ha solo cambiato pelle, forma e guadagni.

Traffico di esseri umani, sfruttamento del lavoro, sfruttamento dei bambini, sfruttamento sessuale, lavori domestici forzati. Questi sono solo alcuni esempi; purtroppo la lista è molto più lunga.

Riuscite a credere che ci sono più schiavi oggi che in qualsiasi altro momento della storia? Sembra assurdo, ma è proprio così.

Secondo il Global Slavery Index Report gli schiavi nel modo oggi sono circa 45,8 milioni.

Il 58% degli schiavi è concentrato in 5 Paesi: Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Uzbekistan. In Europa abbiamo circa 1,5 milioni di schiavi e in Italia le stime si aggirano intorno alle 130.000 persone in stato di schiavitù. Numeri spaventosi.

L’Internationl Labour Organization stima che la schiavitù genera proventi illeciti per 150 miliardi di dollari all’anno. 150 miliardi di dollari all’anno! Non stiamo parlando di briciole.

E nessuno ne parla. Nessuno.

Oggi rientrano nella definizione di schiavitù i lavori forzati, la tratta di esseri umani, lo schiavismo sessuale, lavori svolti sotto minaccia o sotto costrizioni fisiche. La maggior parte dei moderni schiavi lavora in settori come pesca, agricoltura, artigianato, estrazione mineraria, servizi e lavori domestici: si tratta di circa 17 milioni di persone.

Le vittime dei matrimoni precoci sono solo poco di meno: 15 milioni e 500mila, quasi tutte ragazze se non addirittura bambine. Le vittime dello sfruttamento sessuale sono quattro milioni e 800mila. Senza dimenticare i troppi bambini soldato, costretti a fare la guerra, invece di giocare e divertirsi.

I bambini che sono vittime del lavoro minorile sono circa 155 milioni, facendo lavori pericolosi che mettono a repentaglio la loro vita ogni santissimo giorno.

E tutto questo avviene sotto i nostri occhi.

Se ci fermassimo un secondo, se per un solo istante lasciassimo perdere le tasse, la macchina, il lavoro, l’ultimo i-Phone, il tizio che suona i citofoni, riusciremmo a sentire le grida, a sentire la voce di bambini stremati, di donne ridotte come stracci, di uomini morti dentro.

Forse siamo anche bravi a studiare il passato, a ricordare. Ma a capire il presente, a vedere quello che succede intorno a noi, facciamo, da sempre, tanto ma davvero tanto schifo.

Mariangelo D’Alessandro

Non perderti: Sweet Country, la rivendicazione aborigena a colpi di western.

Mariangelo D'Alessandro

Mariangelo D'Alessandro nasce il 1 aprile 1995 a Salerno. Si diploma al liceo scientifico Parmenide di Roccadaspide e si iscrive alla facoltà di Lettere Moderne a Napoli, dove attualmente studia. Collabora con la Testata - Testa l'informazione fin dai suoi albori come redattore e attore. Nel febbraio del 2018 pubblica il suo primo romanzo "MDA".
Back to top button