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Paolo e Francesca, viaggio di sola andata all’Inferno

Galeotto non fu solo il libro e chi lo scrisse ma anche Dante che ha piazzato i due teneri amanti trasformati in colombe in quello che è considerato il primo vero girone infernale.

Il quinto dell’Inferno è uno dei più letti, se non il più letto, tra i canti della Commedia di Dante.

Il girone destinato ai lussuriosi, quelli che «la ragion sommettono al talento» ha sempre affascinato anche gli studenti meno avvezzi allo studio dell’Alighieri.

Erroneamente considerato romantico, emblema di amore che continua in eterno dopo la morte, il primo cerchio infernale punisce tutti coloro che hanno fatto della lussuria il proprio vizio.

Nessun amore puro e innocente bensì un amore carnale, fedifrago, bestiale.

Francesca non sembra pentita neanche per un secondo di ciò che ha fatto: consapevole che per lei non c’è salvezza, pentirsi del piacere sarebbe inutile. L’unica soddisfazione, quella di sapere che suo marito – nonché suo assassino – finirà in un girone ancora peggiore del suo, più vicino a Lucifero. Nella Caina, precisamente. Dove sono puniti i traditori della famiglia.

Francesca Da Polenta fu la figlia del signore di Ravenna, Guido. Appena adolescente venne promessa in sposa al maggiore dei figli del signor Malatesta: Gianciotto.

Gianciotto, ahimè, non era proprio un adone: sotto i quaranta anni, un po’ claudicante e non troppo simile nei connotati ad Alain Delon. E come se non bastasse aveva un fratello, Paolo, più giovane e decisamente più affascinante.

Paolo vide Francesca il giorno delle nozze del fratello e se ne innamorò. Lei, anche se in un primo momento non gli aveva dato troppa corda, vinta dalle avance cadde nella trappola d’Amore

«Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona»

I due quindi iniziarono a vedersi di nascosto mentre Gianciotto si occupava di portare avanti la terra e vincere sanguinose battaglie.

I piccioncini si chiudevano negli appartamenti di Francesca e leggevano le storie del ciclo arturiano, gradendo particolarmente quelle che avevano come protagonisti altri due amanti: Lancillotto e Ginevra.

E un giorno Paolo, leggendo di come Lancillotto avesse baciato la sua signora, prese coraggio e fece lo stesso con Francesca.

«quel giorno più non vi leggemmo avante»

A buon intenditor, poche parole.

Ma la storia prese poi una brutta piega.

Una serva, notando le continue incursioni di Paolo, avvisò Gianciotto che decise di cogliere i due in flagrante. Facendo finta di uscire per andare nelle terre come al solito, aspettò che il fratello si recasse nelle camere della moglie e poi fece il suo ingresso.

I due a quel punto cercarono di fuggire attraverso una botola ma le loro vesti restarono impigliate e Gianciotto trapassò entrambi con un solo colpo. E così anche nell’oltretomba i due non saranno mai divisi.

Ma particolarmente enigmatiche sono le parole pronunciate da Francesca all’inizio del suo dialogo con Dante:

 «Caina attende chi a vita ci spense»

Perché Gianciotto è destinato a bruciare nell’Inferno più profondo per aver ucciso la moglie se nel Medioevo l’uxoricidio era legittimo in caso di tradimento?

Secondo molti studiosi la causa sarebbe proprio nell’unico, fatale colpo che Gianciotto avrebbe inferto ai due amanti: impedendo loro di pentirsi in punto di morte, ha condannato sé stesso ad una pena ancora più dura e aspra.

Quando si dice «cornuto e mazziato».

Maria Rosaria Corsino

Copertina: Ary Scheffer, Public domain, via Wikimedia Commons

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Maria Rosaria Corsino

Maria Rosaria Corsino nasce a Napoli il 26 Dicembre 1995 sotto il segno del Capricorno. Laureata in Lettere Moderne, si accinge a diventare filologa. Forse. Redattrice per “La Testata”,capo della sezione di grafica. Amante della letteratura, della musica, dell’arte tutta e del caffè.
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