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Zora: la città invisibile per vivere gli invisibili

Nel cuore della città di Scafati nasce Zora, un centro di cultura e inclusione sociale a opera della cooperativa sociale Aequora Sarni.

Percorro i viottoli di Scafati, stradine strette, come arterie, il suono del fiume pulsante in lontananza mi accompagna in via Chiesa Madre dove il cuore della città batte forte. Attraverso le mura di questo non-luogo a occhi chiusi e sento i sorrisi degli invisibili, mi guardano tramite i quadri, mi attraversano fra i libri, mi ascoltano lasciandomi entrare nel loro mondo.

Ed eccomi qui, nella città invisibile: Zora, con il suo ideatore Francesco D’Amato presidente di Aequora Sarni e della casa editrice D’Amato editore.

Mi accoglie con entusiasmo e subito mi sento a mio agio immersa nella cultura.

Come nasce Zora?

«L’idea è nata durante il lockdown, essendo proprietario della casa editrice e avendo tempo a disposizione, approfittando dell’otium senecano, abbiamo pensato a come poter essere utili alla nostra comunità. Per questo, avendo vinto un finanziamento del Ministero della Cultura con il fondo Cultura Crea, ci siamo ingegnati per poter partecipare ad altre sezioni del bando tra cui il titolo quarto, che era legato a progetti no-profit

Sempre legato al primo progetto?

«Il primo progetto riguardava la Certosa di Padula, abbiamo proposto di realizzare un portale – a breve sarà online – per realizzare i libri dei viaggiatori, praticamente i visitatori della Certosa potranno caricare le proprie foto e le proprie impressioni così chiunque può realizzare il proprio libro. Per il quarto titolo, invece, abbiamo deciso di creare una cooperativa sociale Aequora sarni, un omaggio a Virgilio che parla dell’aequora sarnorum».

Siete molto legati al vostro territorio?

«Sì, anche perché la sede della casa editrice è Sant’Egidio del Monte Albino e proprio grazie alla fontana che si trova nella piazzetta, vicino all’Abbazia di S. Maria Maddalena, ci siamo ispirati per il logo: un ovale che rappresenta il dio Sarno disteso; questo è l’unico esempio in cui il dio si trova steso.

La fontana ha tre decorazioni marmoree che rappresentano il dio Sarno: a sinistra si ha la raffigurazione della sorgente e rappresenta il dio giovane; al centro c’è il corso del fiume e il dio è rappresentato da vecchio barbuto nell’atto di reggere un vaso dal quale sgorga acqua; infine, sul lato destro, la foce è rappresentata da una figura virile.

Noi ci siamo ispirati all’immagine centrale legandolo al motto dannunziano: Suis viibus pollens, ovvero possente di propria forza; così come il fiume che scorre vive di propria forza vogliamo spronare i ragazzi con difficoltà a far leva su sé stessi».

The river is within us, the sea is all about us.

– Eliot

Per questo è nata Zora?

«Sì, la città invisibile o la città degli invisibili. Il progetto Dai papiri di Ercolano al libro è stato presentato insieme al Parco Archeologico di Ercolano con il direttore Francesco Sirano e il patrocinio della Biblioteca Nazionale di Napoli e dell’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa.

Il progetto prevede un’editoria itinerante, praticamente ci sarà un carrello trainato da una macchina che va in giro per le scuole per svolgere dei laboratori sul libro per ragazzi normodotati e con difficoltà comportamentali, così da creare una vera inclusione; questo carrello diventerà una piccola casa editrice sul posto, si potranno stampare e rilegare i libri dei ragazzi e ci sarà la possibilità di farlo anche in braille: così che tutti possano scrivere e leggere il proprio libro».

Bellissimo! Perché poi una struttura fissa se il progetto sarà itinerante?

«Dato che per causa dell’emergenza pandemica non abbiamo potuto iniziare nelle scuole, nel frattempo, siamo partiti con questo posto incubatore culturale per fare mostre e presentare libri. Qui si cercherà di fare dei laboratori funzionali per rapportarsi con i ragazzi, per aumentare autostima, autonomia e il concetto del costantemente variato, fornire ai ragazzi dei punti di riferimento variabili».

Ho notato fra i libri due opere tradotte in dialetto “Vita nova” e “Odissea” mi hanno incuriosita molto perché così si possono avvicinare gli anziani e le persone dialettofone alla lettura. 

«Sì, ci occupiamo soprattutto di saggi sulle scienze umane, alla storia, alle scienze del linguaggio e a quella che una volta si chiamava varia umanità; tra poco avremo anche una collana sulle scienze politiche; però ci sono anche queste inserzioni sulla letteratura la prima curata e tradotta da Carlo Avvisati e la seconda – scritta nel napoletano del settecento – da Paola Volpe e tradotta da Elvira Garbato».

La sede in questi mesi ospiterà diversi eventi e ci si può andare per ammirare la mostra La pace non è un sogno | Peace is not a dream, in collaborazione con il Museo Frac di Baronissi diretto da Massimo Bignardi, che vedrà coinvolti gli artisti Michele Attianese, Marina Bindella, Antonio Caporaso, Luigi Caravano, Angelo Casciello, Mary Cinque, Giovanni Dell’Acqua, Teo De Palma, Aldo Fiorillo, Silvio Lacasella, Salvatore Lovaglio, Vittorio Manno, Salvatore Marrazzo, Jacopo Naddeo, Giulia Napoleone, Arturo Pagano, Luigi Pagano, Corradino Pellecchia, Pio Peruzzini, Eliana Petrizzi, Francesca Poto, Angela Rapio, Angelo Rizzelli, Franco Sortini, Guido Strazza, Ernesto Terlizzi, Giovanni Tesauro, Giovanni Timpani, Nino Tricarico, Luigi Vollaro e Gianni Zanni.

Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.

– Saramago

Spesso si sottolinea la differenza tra sentire e ascoltare, meno spesso tra vedere e osservare; oggi, invece, in Zora penso di aver guardato oltre e per questo credo sia importante per tutti vivere la città invisibile così che possa renderci tutti visibili e soprattutto vedenti.

CONTATTI:

Francesco D’Amato editore
Via Alfonso Albanese, 26, 84010 Sant’Egidio del Monte Albino, Salerno

Telefono: +39 081 0201102
Email: info@damatoeditore.it

Puoi visitare il sito ufficiale qui e la pagina Facebook qui.

Federica Auricchio
Foto interne scattate dalla redattrice

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Federica Auricchio

Sono Federica Auricchio e mi definisco Napoletana dalla nascita, perché nel mio sangue ribollono la musica, la poesia, la bellezza, il comunismo e la felicità. Filologa da un paio di anni combatto le discriminazioni sociali con il sorriso e la penna, amo seminare in campi incolti perché è bello, poi, veder germogliare fiori rari.
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