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C’è ma non si vede? È il più piccolo museo al mondo

Nella città di Siviglia, capitale della regione dell’Andalusia, in Spagna, è stato istallato un museo piccolissimo, probabilmente il più piccolo museo esistente oggi al mondo.

In occasione della Giornata Internazionale dei Musei, che si celebra il 18 maggio, lasciamo un attimo da parte quello che già conosciamo e apriamo una finestra in miniatura. Sbirciamo dentro, di che si tratta?

Il precursore di questa iniziativa è l’artista Patricio Hidalgo Morón (conosciuto come Patricio Pinceles).

A ospitarlo è la calle San Luis, una via che fa parte del centro storico della città andalusa. Tra i palazzi dipinti di bianco e giallo, ecco che appare, in una finestrella di alcuni centimetri, quello che, con molta probabilità, si può considerare il museo più piccolo del mondo, oggi una vera preziosità.

L’artista, imbattutosi nella fessura che si trovava al numero 34 della calle San Luis, in un edificio abbandonato, ha deciso di donare nuova vita a quell’angolino della città e di illuminarlo a sua maniera.

Il museo si nasconde, infatti, proprio all’interno del muro della via, in una teca di vetro.

Al suo interno, si può ammirare una piccola stanza, quasi una galleria espositiva, adornata con alcuni quadretti, tutti legati al tema del flamenco, filo conduttore dell’opera e passione dell’artista.

Tra i dettagli che rendono l’installazione così realistica c’è senza dubbio il sistema di illuminazione che, attraverso un pannello solare, permette di osservare il museo anche di notte, quando le altre luci si spengono.

Questa piccola opera d’arte callejera condensa in sè l’essenza di Patricio Pinceles: la strada come punto di vista e spazio libero per la realizzazione artistica, la passione per il flamenco e il vincolo con le tradizioni della sua terra e la peculiarità e unicità che l’autore ricerca spesso nelle sue creazioni.

Alla fine, dopo il lavoro dell’artista, il compito più duro, quello dell’interpretazione, viene affidato allo spettatore, colui che è fuori dal pensiero dell’artefice e si ritrova a guardarlo per la prima volta, lasciandosi trasportare dalle sensazioni.

In questo caso l’occhio di chi guarda deve essere particolarmente attento, o curioso, per scorgere quello che si nasconde tra le mura.

Può trattarsi dello sguardo di un bambino che, camminando, si sofferma su un particolare, una finestrella dove invece dovrebbe esserci una superficie bianca, ormai quasi grigia, corrosa dagli anni.

Oppure potrebbe essere la mano di un passante, che si accorge di non toccare più la ruvida parete di un palazzo antico, ma qualcosa di liscio, in cui si intravede altro, un piccolo mondo.

O di chi ha letto qualcosa a riguardo, di sfuggita, o lo leggerà, pensando che a volte gli artisti realizzano qualcosa di banale, spacciandola per una grande opera. O che forse potrebbe essere interessante vedere cosa c’è, in uno spazio così piccolo, e chiedersi il perchè.

D’altra parte, il contesto aiuta. Ci vuole poco a perdersi nelle vie del centro di Siviglia, imbattersi in palazzi imponenti, con architetture sontuose, patii ampii e colorati, adornati con fiori e mattonelle che mantengono ancora quel blu intenso che le contraddistingueva.

Patricio ha realizzato la sua opera proprio con lo scopo di portare l’arte in mezzo alla gente, fin sulla strada, al livello più basso e comune, con l’obiettivo di dare nuova energia ad angoli dimenticati della città.

L’idea era quella di avvicinarsi all’arte, un atto di generosità che spinge a guardare con più attenzione ciò che ci circonda: «Alla fine trovi un regalo, un gioco che ti permette libertà, un’occasione di schiarirsi le idee, allontanandosi dal concetto che definisce l’arte solo come cultura alta» spiega Patricio.

Si tratta di uno stimolo, un dono al viandante, alla città intera e all’abitudine, che spesso rischiamo di perdere, di ammirare e stupirci delle piccole cose.

Ci è stata data una possibilità e non è l’unica. Sfruttiamo l’occasione.

Stefania Malerba

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Stefania Malerba

Sono Stefania e ho poche altre certezze. Mi piace l’aria che si respira al mare, il vento sulla faccia, perdermi in strade conosciute e cambiare spesso idea. Nel tempo libero imbratto fogli di carta, con parole e macchie variopinte, e guardo molto il cielo.
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