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Euphoria, l’anti-epopea della generazione Z

Il 9 gennaio è uscita su Sky la seconda stagione di Euphoria e le nostre serate sotto il piumone non sono state più le stesse. 

A volte in preda ad un pessimismo congenito e ad un pizzico di ansia mi chiedo cosa ancora potranno offrimi le piattaforme a pagamento di veramente entusiasmante, quanto ancora saranno capaci di sorprendermi, di assicurarsi la mia fedeltà.

Ogni sera sento che può accadere che, stanca di un ménage ormai logoro, la mia fedeltà possa vacillare, che, stufa delle solite serie viste e riviste, io possa da un momento all’altro ritrovarmi a guardare Tale e quale show

Non so quando o se accadrà mai, ma di sicuro non è ancora quel momento. Non è ancora quel momento perché Euphoria è la serie di cui non puoi stancarti, è la serie che non ti delude, che non ti annoia, con cui passare le tue serate, al caldo sotto il piumone. 

Sam Levinson, creatore di Euphoria, dopo una prima stagione praticamente perfetta, ci regala ora una seconda stagione che si rinnova nella forma, più rocambolesca e immaginifica, pur restando fedele ad un sano e sensato realismo di fondo che è la carta vincente della serie.

Un realismo a tratti crudo, cruento, crudele, ma sempre credibile. Siamo in un mondo, quello convulso e adolescenziale, in cui quella sessualità liquida tipica della generazione Z è un dato di fatto, una realtà che esiste naturalmente, e mai uno stratagemma posticcio perché la serie risulti politicamente corretta o al passo con i tempi. 

Una sessualità disinibita eppure difficile, la dipendenza da droghe, la criminalità, la difficoltà dei rapporti interpersonali e sentimentali, le aspettative e i fallimenti, il rapporto con il proprio corpo, la selva intricata del web sono solo alcuni dei temi toccati.

Sono solo alcuni dei problemi che assillano un gruppo di millennials adolescenti, in una fase della vita in cui ogni problema sembra insormontabile, ogni ostacolo una montagna, ogni difetto uno stigma. 

E quindi c’è Kat (Barbie Ferreira) alle prese con un corpo che la disgusta, Cassie (Sydney Sweeney) impegnata a gestire un’insopportabile slut shaming, Maddy (Alexa Demie) invischiata in una relazione tossica, Jules (Hunter Schafer) nel pieno della sua transizione, Nate (Jacob Elordi) che fa i conti con un padre (Eric Dane) ingombrante sotto ogni punto di vista, Rue (Zendaya) che cade e riemerge continuamente dalla sua tossicodipendenza. 

La seconda stagione ripropone le stesse dinamiche, gli stessi personaggi di cui di puntata in puntata ci fornisce un quadro dettagliato attraverso piccoli ma efficaci flashback. Eppure il tono della narrazione diventa, nella seconda stagione di Euphoria, più barocco, più eclatante, dal sentore vagamente tarantiniano.

La differenza è lieve ma percettibile. I personaggi appaiono lievemente deformati, leggermente amplificati come sotto una lente. Nulla che possa impedirti di amarli ancora di più.

Ciò che però resta costante, immutabile in questo racconto di formazione è l’incapacità e il fallimento del mondo degli adulti. Gli adulti di Euphoria sono essi stessi giovani che non si sono mai realmente formati, sono figure ingombranti, dubbiose, lacerate. Quando ancora riescono a fornire un modello, questo è sempre un modello negativo, oppressivo, asfissiante. 

Gli adolescenti di Euphoria, allora, rigettano sprezzanti ogni tipo di guida, di modello, di consiglio o di aiuto che arriva dal mondo degli adulti. Affrontano allora soli, confusi e impauriti i propri riti di passaggio, le proprie prove, i propri ostacoli. Li affrontano, falliscono e si rialzano in un loop infinito chiamato adolescenza

Ma grande novità della nuova stagione di Euphoria è il crimine, la malavita organizzata che gestisce il traffico di stupefacenti. Allora gli adolescenti di Euphoria cominciano a fare i conti con il linguaggio violento è terrificante della criminalità, con affari che superano di gran lunga la statura fisica delle loro spalle. 

Di più non è possibile dire senza rischiare di togliervi il gusto di entrare nel mondo oscuro e torbido di Euphoria.

Allora se non avete Sky, questo è il momento giusto per trovare un fidanzat*, un amic*, un parente, un conoscente che vi ceda le sue credenziali. 

Vedi il trailer della seconda stagione:

Buona visione.

Valentina Siano 

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Valentina Siano

Valentina Siano, classe ’88, professoressa per amore, filologa per caso. Amo la scrittura come si amano quelle cose che ti riescono al primo colpo, non sapresti dire bene come. Scrivo di cultura e spettacolo perché amo il cotone verde del mio divano e il velluto rosso dei sediolini dei teatri. Leggo classici, divoro serie, colleziono sottobicchieri. Sono solo all’inizio della mia scalata alla rubrica gossip di Vanity Fair.
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