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Non solo Tim Burton: la sposa cadavere dalla leggenda ebraico-russa alla cultura partenopea

“Io ero una sposa e hanno distrutto il mio sogno, ma adesso sto rubando il sogno di qualcun altro. Io ti amo Victor, ma tu non sei mio.”

Queste sono le parole che pronuncia Emily in Corpse bride, La sposa cadavere, quando decide di tornare nel mondo dei morti per consentire che Victor sposi Victoria. Ma perché Emily pronuncia questa frase?

Facciamo un salto all’indietro.

Ci troviamo in età vittoriana, in un villaggio olandese. Il protagonista della storia è Victor Van Dort, il quale sta per prendere in moglie Victoria Everglot. Come da consuetudine, parliamo di un matrimonio combinato, con il quale i Van Dort (che sono una ricca famiglia ormai in decadenza) cercano di riscattarsi, poiché la famiglia degli Everglot è composta da ricchi mercanti di pesce desiderosi anch’essi di elevare la propria condizione sociale.

Quando Victor e Victoria si innamorano a prima vista e sono ben contenti di sposarsi se non fosse che Victor, a causa del nervosismo, sbaglia i voti nuziali e le nozze vengono rimandate. Così Victor, intristito e spaesato, si ritrova a vagare per la foresta ripetendo il giuramento. Lo pronuncia alla perfezione, ma c’è un problema. Victor suggella il voto infilando l’anello nuziale alla mano di uno scheletro.

Proprio così, dalla terra spunta la mano di Emily, un grazioso cadavere con indosso l’abito da sposa. Difatti Emily si ritrova intrappolata in una sorta di limbo aspettando eternamente il giuramento nuziale, poiché venne uccisa proprio dal suo promesso sposo, un forestiero che la sedusse e la convinse a sposarsi in segreto. La ragazza, una volta presentatasi in chiesa con l’abito nuziale, fu uccisa dall’amato che la derubò di tutti i gioielli. 

Corpse bride è stato fortemente amato dal pubblico è apprezzato dalla critica ma non tutti sanno che questo film d’animazione, diretto da Mike Johnson e Tim Burton, uscito nelle sale nel 2005, è liberamente ispirato alla versione ebraico-russa di un’antica leggenda folkloristica. 

Il rabbino ebraico Isaac ben Solomon Luria di Safed, nel Sedicesimo Secolo scrisse un racconto, Il dito. La storia è questa: una donna viene uccisa il giorno del suo matrimonio e sepolta con l’abito da sposa. Dopo un po’ di tempo, un giovane in procinto di sposarsi arriva nel luogo in cui la donna è stata seppellita, nota un ramo e gli infila l’anello, pronunciando i voti nuziali.

Il ramo diviene un dito, il dito della sposa cadavere, la quale esce dal terreno per incontrare suo marito. Vi ricorda qualcosa? Esatto! È proprio la trama della Sposa cadavere di Tim Burton. C’è però una differenza nella conclusione. Difatti nell’adattamento folkloristico russo, una corte di rabbini proclama l’invalidità del matrimonio e la sposa diviene un mucchio di ossa e urlando a gran voce lascia per sempre il regno dei vivi, mentre noi sappiamo che nella pellicola Emily decide di lasciare Victor al suo felice matrimonio con Victoria, quindi abbiamo molta meno drammaticità.

Una leggenda simile la ritroviamo anche nella cultura partenopea. Esiste, difatti, una nota leggenda napoletana che racconta di Lucia, figlia di un certo Don Domenico Amore.

A questo personaggio sono legate diverse leggende, una di queste vede Lucia in procinto di sposarsi con il suo fidanzato che conosce sin da bambina. Il giovane voleva sposarla in fretta e furia, ma lei lo rifiuta più volte poiché è ancora indecisa circa le nozze. Lui decide di lasciare Napoli e in quel momento la fanciulla si rende conto dell’amore che prova per il suo fidanzato. Il promesso sposo ritorna e i due decidono di preparare il matrimonio.

Prima di ri-trasferirsi definitivamente a Napoli, il ragazzo deve tornare nella sua nuova città per l’ultima volta, dove però muore a causa di un’esplosione e Lucia, sentendosi in colpa, si getta in un pozzo.

Oggi il cranio di Lucia si trova all’interno della chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco in Via dei Tribunali. Sul cranio possiamo vedere un velo che rappresenta il fatto che la ragazza non è riuscita a realizzare il suo sogno d’amore.

Lucia, nel corso degli anni, è diventata un barlume di speranza per le donne in cerca di marito, infatti, vicino al suo teschio, possiamo ritrovare bigliettini e messaggi in cui si chiede a Lucia la grazia di alleviare un dolore o semplicemente per ringraziarla.

Catia Bufano

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Catia Bufano

Laureata in Lettere Moderne, studia attualmente Filologia Moderna presso l’università di Napoli Federico II. Redattrice per La Testata e capo della sezione Fotografia. Ama scrivere, compratrice compulsiva di scarpe, non vive senza caffè. Il suo spirito guida è Carrie Bradshaw, ma forse si era già capito.
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