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Scene d’artista: 5 frames che strizzano l’occhio alle opere del mondo dell’arte

Sicuramente, scrollando la home dei vostri social, vi sarà capitato di imbattervi in video dalla composizione molto aesthetic, nei quali compaiono immagini di comparazione tra frammenti cinematografici e particolari artistici.

Meno sicuro è che, prima di quei video, la mente sia andata in automatico a collegare i fili e riassemblare le immagini, cogliendo il riferimento.

Al settimo rewatch potrebbe però scattare quella scintilla che vi farebbe esclamare “Ma io questa scena già l’ho vista!”, per poi scavare nella memoria e ricordare di averla adocchiata in qualche libro del liceo, dimenticato in fondo al cassetto.

L’importanza di notare queste piccole sfaccettature è alla base per riconoscere che arte non è solo sui manuali.
Che arte è ovunque ed è tutto, nella letteratura come nella filmografia, ed influenza la nostra vita quotidianamente.
Lo sanno bene i registi ed i benefici che ne traggono le loro scenografie, palesando ancora di più quel filo conduttore che unisce i mille volti del mondo artistico.

Fra gli infiniti esempi che esistono e si possono fare, eccone riportati qui sotto almeno cinque.
E chi lo sa, che magari a qualcuno torni la voglia di ricacciare quel vecchio libro di Storia dell’Arte dal cassetto, giusto per saperne un po’ di più.

Klimt e Scorsese, cos’altro desiderare?

Una delle scene più iconiche conosciute è quella del finale di Shutter Island, film di Martin Scorsese che vede protagonista uno strabiliante e meritevole di Oscar ( ahimè, non vinto) Leonardo di Caprio.
Impossibile non notare come l’abbraccio che ci compare sullo schermo richiami, di tanto, il celebre Bacio di Gustav Klimt.
La figura di lui che avvolge quella di lei è talmente simile quanto distanti sono i sentimenti che le due immagini evocano: nel film, infatti, l’espressione di Di Caprio è di uno struggente di cui non si percepisce  nemmeno l’odore nel beato ed armonioso dipinto di Klimt.

“What’s sculpture?”

Bernardo Bertolucci ci regala una giovanissima Eva Green dalla bellezza pari a quella delle divinità greche.
Nel film The Dreamers, l’attrice compare sull’uscio di una stanza dal fondo buio, con indosso solo un lenzuolo che la cinge dalla vita in giù ed un paio di guanti neri che si confondono con lo sfondo, chiedendo a Michael Pitt che tipo di scultura stia impersonando.
“Ho sempre desiderato fare l’amore con la Venere di Milo, è la risposta, ovviamente, corretta.
L’espediente dei guanti neri su fondo monocolore trasforma visibilmente la Green nella statua greca di Alessandro di Antiochia, considerata un modello di sensualità ed eleganza canonico, nei secoli dei secoli. Amen.


A proposito di Marat

Un Jack Nicholson nei panni di Warren Schmidt riesce a divertirci ed emozionarci come pochi.
Warren è un uomo rimasto solo che rincorre disperatamente il più nascosto desiderio umano di fare la differenza per qualcuno e sentirsi amato e voluto, senza però vedere i risultati sperati.
La sua vita, “piena di fallimenti e solitudine” (come lui stesso afferma), sembra essere totalmente opposta a quella dell’eroe del popolo settecentesco Jean-Paul Marat, morto assassinato nel suo appartamento e ricordato egregiamente in una tela di Jacques-Louis David.
Il quadro lo rappresenta dopo l’assassinio, immerso in una vasca da bagno con una lettera stretta nella mano, il braccio a penzoloni che fuoriesce dalla vasca, l’espressione di una persona quasi addormentata.
La vasca e la lettera tornano in una scena del film di Alexander Payne, A proposito di Schmidt per l’appunto, nella quale Nicholson ricalca perfettamente la stessa posa, in un ambiente meno scarno di quello davidiano, ma che riesce ugualmente a focalizzare tutta l’attenzione solo ed unicamente sul corpo dell’attore, così come il pittore fece per il suo Marat.


Saturno che divora le fate ne “Il Labirinto del Fauno”

Il regista Guillermo del Toro si è costruito una fama grazie allo stile unico e fantastico che sa donare alle sue pellicole.
Il Labirinto del Fauno ne è solo una prova, e la scena che riprende una delle creature mostruose della storia, l’Uomo Pallido, nell’atto di decapitare con un solo morso una piccola fata è un inequivocabile richiamo al Saturno che divora i suoi figli di Francisco Goya.
Il gesto, così cruento e vivido, non ha bisogno di molte spiegazioni nel dettaglio, se non che Saturno almeno avesse come – opinabile – movente il terrore di essere spodestato dalla sua prole.


Concetto chiave: una crescente ed irreversibile depressione

Cosa accomuna l’Amleto shakespeariano ad un film sull’imminente distruzione del pianeta Terra?
Melancholia, del regista Lars Von Trier, seppur ambientato in uno scenario prossimo all’apocalisse, di apocalittico sembra avere ben poco.
Questo perché la pellicola cerca di spostare l’attenzione su quelle che sono le reazioni umane all’inevitabilità dei fatti, in particolar modo focalizzandosi sulla figura di Justine, interpretata di Kirsten Dunst, che dopo i festeggiamenti del suo matrimonio comincia a dare segni di depressione e squilibrio.
Una tristezza inconsolabile, paragonabile a quella di Ophelia, l’amata di Amleto, che perde la lucidità dopo la morte del padre ed annega in un ruscello. 
La rappresentazione romantica e preraffaellita dell’Ophelia di John Everett Millais rivive quindi nella Justine di Melancholia, la quale, ancora in abito da sposa, si lascia trasportare dal flusso dell’acqua e degli eventi, e dalla sua anomala, incolmabile, malinconia.


Ilaria Aversa

Vedi anche: “…e poi fa l’artista” ed è subito Amore

Ilaria Aversa

Classe 1996, Ilaria Aversa nasce a Sorrento in un lunedì di giugno. Fortemente convinta che la pasta sia il suo unico credo, si è laureata in Storia dell'Arte, dimostrando di sapersi concentrare ed impegnare seriamente, ogni tanto. Ama prendersi poco sul serio, infatti la sua massima più ricorrente è "Almeno sono simpatica". O, almeno, lo spera.

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