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“Sai”: assaporare la vita al gusto di uno stravagante blues!

Note avvolgenti e una penna sottile incidono Sai, l’ultimo singolo del giovanissimo cantautore partenopeo Luca Notaro.

“Sai, il mondo è ancora tuo

E lo avrai finché

Non lo restituirai a me

Che ho sempre il pugno pronto per difendermi.”

Sai?

Sai che dopo tutto c’è una vita?

Sai che hai ancora un mondo a tua disposizione?

E se non lo sai te lo voglio dire io.

Su questo interrogativo-affermativo ruota la freschissima canzone di Luca Notaro, un emergente cantautore napoletano che ho avuto il piacere di intervistare in questi giorni.

La vita non finisce, anche dopo una brutta delusione, continua a girare il mondo e non vale mai la pena fermarsi.

Non a caso – parlando dei suoi progetti per il futuro – alla mia provocazione “in qualche tua canzone hai scritto della situazione che stiamo vivendo?”Luca, col sorriso sulle labbra mi ha risposto: “Ci ho provato, però tutto era legato al non voler stare in casa e mi sembrava forzato. Perciò basta, non voglio parlarne, vorrei parlare della vita nelle mie canzoni.”

Prima ho usato un aggettivo – freschissima – non a caso, non intendevo semplicemente che il singolo fosse uscito da circa un mese; anzi, il mio aggettivare voleva richiamare l’armonia delle note: il profumo della salsedine che si respira dopo un tuffo nell’acqua cristallina nel calore del sole.

Un sound nuovo, dunque, che si discosta dalle sue prime canzoni – in cui era vicino al rhythm and blues – ora, invece, il tono è più intimo, la conferma arriva dall’autore stesso: “Sì, mi sono allontanato dalle prime canzoni ma non totalmente. La mia intenzione è proprio quella di conservare comunque una musicalità americana pop-blues degli anni duemila ma avvicinarla a uno stile italiano.”

Una commistione di generi che tocca le corde delle emozioni e riesce a far vibrare la nostra sensibilità con storie di vita quotidiana.

Curiosa, di conseguenza, chiedo a Luca “Com’è nata Sai?” e, sorprendendomi, mi chiarisce “Il testo è ispirato ad eventi vissuti da esterno, quindi a vicissitudini che stavano vivendo i miei amici.”

Più che un cantautore, insomma, un cantastorie con la chitarra che decide di parlarci di ciò che ci circonda con nuovissime note, non a caso in una descrizione di un suo vecchio video si può leggere: “Chi dice che il blues non può parlare di sentimenti attuali?”

Allora, stimolata dalla provocazione, gli chiedo: “Credi che il blues venga considerato un genere ormai passato?”

Tagliente mi risponde “Il blues è dappertutto, è nelle radici delle cose.”

Ormai è chiara la posizione del nostro musicista, il blues ci appartiene, è parte integrante della nostra storia e non possiamo farne a meno.

Soprattutto per lui, cresciuto a pane e musica: “La passione per la chitarra è nata in casa, mio zio me l’ha trasmessa, ascoltavo per ore la musica che mi consigliava. Ho iniziato a suonare a dodici anni circa e qualche anno dopo mi sono iscritto al Conservatorio. Ripensando al me bambino, sarebbe molto orgoglioso del me adulto.”

Luca, inoltre, mi anticipa che quest’anno, entro l’estate, dovrebbero uscire altri due pezzi che si allontanano dalla ballad e si avvicinano di nuovo al rhythm and blues le definisce “piccole chicche” legate con “Sai” da un fil rouge “l’amore preso in maniera ironica e scanzonata”.

Non si ferma, pertanto, il giovane cantautore felice delle due prime esperienze: “Sono molto soddisfatto, la risposta che ho avuto non è male, io sono sempre ipercritico, però per il mio percorso personale è stato un passaggio molto importante. Spero di riuscire a partecipare a qualche festival e concorso a cui mi sono iscritto.”

Speranzoso di riprendere il percorso che aveva intrapreso prima della pandemia “Il tutto stava prendendo la piega che volevo, stavo lavorando sia come solista che in altri progetti di gruppo, io spero di tornare presto alla mia quotidianità, di lavorare in studio e di fare concerti.”

Con tanta forza di volontà ci fa ben auspicare a nuovi pezzi che ci accompagneranno in questa ripresa alla normalità.

“Non lascerò mai andare la mia musica, mi sentirei morto senza.”

Chiudo con questa affermazione dell’insolito chitarrista che ormai è entrato a far parte della mia playlist e che vi consiglio caldamente.

Per assaporare la vita al gusto di uno stravagante blues!

Federica Auricchio

Per seguire Luca Notaro vai sulle sue pagine ufficiali.

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Si ringraziano Metodica Records, Luigi Calmo e Francesco Varchetta per aver contribuito alla distribuzione e produzione del pezzo.

Federica Auricchio

Sono Federica Auricchio e mi definisco Napoletana dalla nascita, perché nel mio sangue ribollono la musica, la poesia, la bellezza, il comunismo e la felicità. Filologa da un paio di anni combatto le discriminazioni sociali con il sorriso e la penna, amo seminare in campi incolti perché è bello, poi, veder germogliare fiori rari.

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