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“Una donna promettente” e la cultura dello stupro

Tra i film più chiacchierati agli Oscar 2021, vincitore nella categoria Migliore Sceneggiatura Originale, Una donna promettente denuncia in maniera arguta e brutale i meccanismi che muovono la cultura dello stupro e ci rendono insensibili verso le vittime di molestie sessuali.

Rabbia, dolore, impotenza: sono queste le emozioni che trasmette Promising Young Woman, la pellicola che segna l’esordio alla regia dell’attrice britannica Emerald Fennell, in uscita in Italia il 29 aprile.

Erede del movimento femminista Me Too, il film analizza la società misogina e patriarcale in cui siamo immersi e i modi in cui ci rendiamo – spesso inconsapevolmente – complici della tossicità del sistema.

La denuncia parte dal titolo, che rievoca quei “giovani promettenti” raccontati dai media, prosciolti dalle accuse di aggressione o violenza perché ritenuti troppo in gamba per poter consapevolmente far del male a una donna. Ma che ne è di quelle giovani promettenti a cui è stato fatto del male? Perché nessuno difende loro?

Promising Young Woman dà voce alle vittime inascoltate, e a Cassandra in particolare, protagonista che si eleva a vendicatrice delle donne. Vestendo i panni della ragazza facile, Cassandra attira i cosiddetti bravi ragazzi nei bar, si finge ubriaca e aspetta che uno di loro approfitti di lei prima di mostrare il suo vero volto. Sera dopo sera, club dopo club, Cassandra porta al genere maschile un crudo messaggio: una donna incosciente non è consenziente, e chi si definisce un bravo ragazzo non è necessariamente tale.

Dunque, il film se la prende con gli uomini? Niente affatto. La pellicola mostra, in maniera equa, tutti i complici di questa tossica cultura dello stupro: le donne che giudicano le amiche che si vestono in modo provocante o hanno diversi partner sessuali, gli avvocati che difendono gli stupratori in tribunale dirottando la colpa sulla vittima, i rettori universitari che ricevono denunce di molestie ogni giorno ma non fanno nulla per impedire che accadano. Siamo tutti una rotella dell’ingranaggio per il modo in cui tendiamo a dubitare della vittima, a restare in silenzio di fronte a comportamenti inappropriati, a dare la colpa a una minigonna o a un bicchiere di troppo invece di puntare il dito contro chi se ne approfitta.

La regista e sceneggiatrice Emerald Fennell ha voluto mettere in luce l’orrore che si nasconde nel quotidiano, la bestialità che talvolta risiede nelle persone più inaspettate. Non sempre i mostri ci appaiono come tali, spesso i carnefici sono proprio quei giovani promettenti di bell’aspetto, con ottimi voti o una carriera rispettabile.

Non a caso Fennell ha scelto di dare ai suoi mostri i volti di attori che interpretano sempre la parte del bravo ragazzo per il loro aspetto rassicurante. Una mossa vincente che spiazza il pubblico e insegna una lezione importantissima: il lupo spesso è travestito da agnello.

È importante, allora, non fidarsi delle apparenze, ma dare ascolto alle donne che denunciano comportamenti inappropriati, smettere di contribuire al meccanismo che protegge o giustifica i colpevoli e se la prende con chi non ha colpe.

Claudia Moschetti

Vedi anche: Ma Rainey’s Black Bottom: il duello a ritmo di blues tra Viola Davis e Chadwick Boseman. Da Oscar

Claudia Moschetti

Claudia Moschetti (Napoli, 1991) è laureata in Filologia Moderna. Ha insegnato italiano a ragazzi stranieri e scritto per un sito universitario. È attualmente recensora presso il blog letterario Il Lettore Medio e redattrice per il magazine La Testata. Dal 2015 al 2021 ha collaborato alla fiera del libro gratuita Ricomincio dai libri, di cui è stata anche organizzatrice.

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