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La Cina a lezione di “virilità”, come il Ministero dell’Educazione promuove la mascolinità tossica

La mascolinità tossica, come sappiamo, è un fenomeno che imperversa nella società da generazioni e generazioni.

Una radice del male che proprio non riusciamo ad estirpare, il metodo infallibile con cui la società patriarcale riesce a plasmare ancora troppi uomini.

La Cina, all’avanguardia su molti fronti, ma molto poco tollerante su altri, sta discutendo riguardo un piano emanato dal Ministero dell’Educazione che è alquanto preoccupante.

Ricordiamo, con i dati alla mano, che la Cina ha decriminalizzato l’omosessualità soltanto nel 1997 ed è stata rimossa dalla classificazione dei disordini mentali nel 2001.

Sono dunque molto presenti e persistenti sul territorio il modello familiare patriarcale e un machismo portato allo strenuo.

Pare che sia stato Si Zefu, un membro della Conferenza consultiva del Parlamento, a dare vita al piano che prevede dei “corsi di virilità” che puntano a “prevenire la femminizzazione degli adolescenti maschi”. Tale progetto consiste nell’aumento di insegnanti di educazione fisica nelle scuole e la promozione di modelli “virili” tra i ragazzi.

Le cause della “scarsa virilità” che tanto fanno preoccupare Si Zefu sarebbero la presenza di un gran numero di insegnanti donne nelle scuole e le band k-pop, un genere musicale che sta riscuotendo molto successo nel mondo, specialmente tra gli adolescenti.

I reali modelli maschili da seguire? Secondo Xi Jinpin, eroi militari e campioni di calcio (che sorpresa!)

Come potete chiaramente immaginare, e aggiungerei fortunatamente, la proposta ha suscitato molte critiche e dissensi, in particolar modo sul web: “Ci sono 70 milioni di uomini in più rispetto alle donne in questo Paese, nessun altro Paese al mondo ha un rapporto così squilibrato. Non è questo già abbastanza mascolino?”

Che si tratti di uno stereotipo sessista vecchio come il mondo è noto a tutti, o quasi.

Ci viene spontaneo chiederci come mai un paese così all’avanguardia, con sistemi tecnologici e invenzioni da far invidia al mondo intero, abbia così tanto radicalizzato un concetto ridicolo come quello della virilità a tutti i costi e della sensibilità come un elemento da discriminare.

Tutto ciò che possiamo fare è auspicare che la Proposta Ministeriale resti soltanto un’idea farlocca e ricordare che la sensibilità, come sosteneva Alda Merini, non è donna, è umana.

Catia Bufano

Vedi anche: A Napoli un bacio è questione di vita o di morte

Catia Bufano

Laureata in Lettere Moderne, studia attualmente Filologia Moderna presso l’università di Napoli Federico II. Redattrice per La Testata e capo della sezione Fotografia. Ama scrivere, compratrice compulsiva di scarpe, non vive senza caffè. Il suo spirito guida è Carrie Bradshaw, ma forse si era già capito.

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