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Il palazzo della memoria: conosci questa tecnica mnemonica?

La tecnica dei loci (dal plurale del termine latino locus che significa luogo), conosciuta anche come “palazzo della memoria”, è una tecnica mnemonica descritta nei trattati di retorica greci e latini.  

Questa tecnica viene fatta risalire a Simonide di Ceo, un poeta lirico greco del 550 a.C.

Secondo la tradizione un palazzo in cui si trovava nel corso di un banchetto crollò poco dopo che Simonide era uscito ad accogliere due giovani. Riconoscere i commensali sfigurati sotto le macerie era praticamente impossibile, e il poeta fu l’unico a identificarli, avendo perfettamente memorizzato il posto che i commensali occupavano attorno alla tavola.

Cicerone, il più grande oratore della storia, scriveva nelle sue opere:

Più propria dell’oratore è la memoria delle cose; e questa possiamo annotarla mediante alcune maschere ben disposte, in modo tale da poter afferrare i pensieri per mezzo delle immagini e l’ordine per mezzo dei luoghi”.

Come riusciva Cicerone a ricordare perfettamente quelle lunghe orazioni? Semplice. Con il palazzo della memoria!

A chi non è capitato di avere quel famoso vuoto di memoria, spesso durante un esame, balbettando o emettendo frasi senza senso. Eppure, avevate studiato, sottolineato, letto e riletto, schemi su schemi, ma alla fine niente da fare, tutto era finito nel dimenticatoio.

“Io ho poca memoria” è una delle frasi più utilizzate ma anche una delle più false mai sentite. Il problema principale è che spesso non si è in grado o non si è a conoscenza del giusto metodo per memorizzare i contenuti. Il palazzo della memoria serve proprio a questo: ricordare argomenti, nozioni, date, liste della spesa, anniversari, numeri a lungo termine.

Ma cos’è questa tecnica? Ma soprattutto, come si utilizza?
Questo sistema di memorizzazione prevede la trasformazione di nozioni, parole e frasi in immagini che sono poi collocate in specifici luoghi.

I cosiddetti loci possono essere le stanze della propria casa, oggetti d’arredamento, o anche un percorso che si svolge quotidianamente, come ad esempio la strada da casa a scuola, all’università o a lavoro.

Chi è in grado di memorizzare un intero mazzo di carte o centinaia di parole senza alcun problema non è un alieno o un soggetto con superpoteri. Semplicemente ha trascorso parte della sua vita ad allenarsi. E non in palestra a gonfiare i muscoli, bensì a gonfiare la memoria.

E infatti:

“Tramite tecniche di diagnostica per immagini di tipo neuropsicologico, strutturale e funzionale abbiamo scoperto che la cosiddetta “super memoria” non è dovuta ad eccezionali capacità intellettuali o differenze nella conformazione del cervello. È stato piuttosto accertato che i memorizzatori più capaci utilizzano un metodo di apprendimento spaziale (“la tecnica dei loci”; Yates, 1966) nel quale le parti attive del cervello sono infatti quelle responsabili della memoria spaziale, tra queste vi è l’Ippocampo”. (R. Parasuraman, Matthew Rizzo, Neuroergonomics, Oxford University Press, 2007)

Questo perché la memoria visiva è la più potente in assoluto e deve essere sfruttata alla massima potenza. Siamo in grado di ricordarci perfettamente luoghi in cui siamo stati anche una sola volta, così come i volti delle persone, i vestiti indossati, il colore dei capelli.

I grandi campioni di memorizzazione, il cui 90% utilizza il palazzo della memoria, si sono sottoposti a risonanze magnetiche al cervello. I test hanno dimostrato che durante l’applicazione di questo metodo le regioni del cervello attive sono quelle che regolano la percezione spaziale: il lobo parietale, la corteccia retrospleniale e l’ippocampo posteriore destro.

Il palazzo della memoria prevede essenzialmente due fasi:

– afferrare le nozioni per mezzo di immagini;

– afferrare l’ordine per mezzo di luoghi.

Durante la prima fase bisogna trasformare le nozioni in immagini. Ci vuole tanta creatività perché è di fondamentale importanza che l’immagine susciti un’emozione. Quanto più è forte l’immagine che andiamo a creare tanto più riusciremo a ricordarla.

Nella seconda fase, invece, bisogna associare le immagini da ricordare a luoghi ben noti. Vi consiglio di iniziare con la vostra casa, ma anche la vostra camera da letto è più che sufficiente, associando le immagini create al vostro comodino, al letto, all’armadio, e così via.

In questo modo si è in grado di passare in maniera ordinata da un concetto al successivo, mentre “si cammina” nel percorso che si era creato mentalmente.

Studiare con la tecnica dei loci permette:

– di memorizzare le informazioni in maniera molto più stabile e ordinata;

– di richiamarle alla mente e di utilizzarle ogni volta che servono “passeggiando” mentalmente in un luogo che ormai si conosce perfettamente. Invece che frugare disperatamente nel cervello, come capita quasi sempre agli esami.

E voi? Cosa aspettate a provare questa tecnica?

Mariangelo D’Alessandro

Vedi anche: Come la tecnologia ha trasformato la nostra memoria

Mariangelo D'Alessandro

Mariangelo D'Alessandro nasce il 1 aprile 1995 a Salerno. Si diploma al liceo scientifico Parmenide di Roccadaspide e si iscrive alla facoltà di Lettere Moderne a Napoli, dove attualmente studia. Collabora con la Testata - Testa l'informazione fin dai suoi albori come redattore e attore. Nel febbraio del 2018 pubblica il suo primo romanzo "MDA".

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