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Collateral Beauty: l’importanza di notare la bellezza collaterale

Amore, tempo, morte. Sì, queste tre astrazioni collegano ogni singolo essere umano sulla Terra, ogni cosa che vogliamo, ogni cosa che abbiamo paura di non avere, ogni cosa che alla fine decidiamo di comprare e perché in realtà, a conti fatti, noi desideriamo l’amore, vorremmo avere più tempo e temiamo la morte. Amore, tempo, morte… iniziamo. 

(Howard Inlet – Collateral Beauty

Quindi, direi proprio di iniziare da qui.  
 
Howard Inlet, un brillante dirigente di un’agenzia pubblicitaria, si scontra improvvisamente con una terribile realtà: la prematura perdita di sua figlia.  
Da quel momento, la stabilità di Howard viene a crollare, l’uomo perde interesse per qualsiasi cosa lo circondi, lavoro compreso.  
Preoccupati per la salute psicofisica dell’amico e per le sorti dell’azienda, i suoi tre collaboratori più stretti decidono di correre in suo soccorso, assumendo un’investigatrice privata che riesce ad intercettare tre lettere scritte dallo stesso Howard, nelle quali si rivolge in maniera quasi brutale non a tre persone, bensì ai concetti astratti di Morte, Tempo e Amore, usati come punti cardine della sua filosofia lavorativa e di vita.  
Qui subentra in scena un’idea un po’ ambigua, folle al punto giusto da poter funzionare e scuotere l’animo intorpidito di Howard, ovvero quella di assoldare tre attori che figurino le vesti dei destinatari delle lettere, sperando che questo metodo possa rappresentare una sorta di espiazione. 
Il film Collateral Beauty parla proprio di questo doloroso processo di elaborazione.  
 
Non ho intenzione di dilungarmi oltre sulla trama, la pellicola merita di essere vista ed interpretata senza bisogno di altre parole.  
Vorrei però soffermare l’attenzione di chi sta leggendo sulla figura del nostro protagonista, magistralmente interpretato dall’immenso Will Smith che, come sempre, riesce a colpirci dritti al cuore.  
Howard è un uomo in perenne lutto da ormai diversi anni. Frequenta di rado una comunità per affrontare ciò che ancora non è riuscito a superare. E, d’altronde, come potrebbe?  
Quando qualcuno che hai amato così tanto esce di scena dalla tua vita, senza che possa esserci una possibile strada di ritorno, non si guarisce mai del tutto, ma si cerca di continuare ad andare avanti, sforzandosi nelle proprie capacità.  
Lui, invece, comincia a limitarsi ad una stentata sopravvivenza fatta di pensieri e fantasmi che lo divorano nelle notti peggiori. Un tunnel nero dal quale non riesce – e quasi sembra non voler – uscire.  
 
Quando Howard viene in contatto con i tre teatranti, inizialmente non crede che possano davvero essere Amore, Tempo e Morte ad aver risposto alle sue missive.  
Ma, lentamente, la sua razionalità comincia a vacillare. Come il suo cuore.  
L’uomo inizia a chiedersi cosa sia vero e cosa no, dubita della sua sanità mentale e, finalmente, affronta le tre entità come se fossero persone reali, riversando su di loro tutte le frustrazioni di cui li ritiene colpevoli.  
Ma è davvero così? 
I nostri progetti non vanno sempre come speravamo, il lavoro fallisce, i cuori si infrangono, delle vite si spengono troppo presto o con troppo dolore, certo.  
Ed è in questi momenti più bui che siamo chiamati a guardare ad un piano più grande, ad una visione che ci appare così ingiusta e lontana dal nostro modo di pensare, ma che ha sempre la sua spiegazione finale. Sembrerà un concetto banale, ma che si tende ad ignorare così spesso. E se si dimentica del tutto, allora puoi scommettere che si smette anche di respirare.  
 
Nota la bellezza collaterale di tutte le cose. Questo è ciò che Howard ha perso di vista, questa è la sfida che deve affrontare, quella di fare i conti solo ed unicamente con se stesso. 
 
Collateral Beauty è uno di quei film in cui tu credi di assistere alle vicende dei personaggi che si interfacciano sullo schermo e che apprendono insegnamenti dal susseguirsi delle vicende, ma in realtà si rivolge alla tua persona, ricordandoti di tenere bene a mente tre imperativi fondamentali: non temere il processo naturale della morte; non sprecare il tuo tempo; non provare a vivere senza amore.  
Altrimenti, potrebbe davvero essere definita una vita degna di essere vissuta?  


Ilaria Aversa

Vedi anche: Per l’ultima volta

Ilaria Aversa

Classe 1996, Ilaria Aversa nasce a Sorrento in un lunedì di giugno. Fortemente convinta che la pasta sia il suo unico credo, si è laureata in Storia dell'Arte, dimostrando di sapersi concentrare ed impegnare seriamente, ogni tanto. Ama prendersi poco sul serio, infatti la sua massima più ricorrente è "Almeno sono simpatica". O, almeno, lo spera.

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