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Triangolo a corte: Diana tra Carlo e Camilla 

Cominciamo da un assunto un po’ becero ma doveroso: le corna sono corna a qualunque latitudine, in qualunque ambiente, a corte come nella più pop delle famiglie.

Per cui, seppur sottoposte ad un rigorosissimo e asfissiante protocollo, anche le corna reali seguono le stesse identiche atroci dinamiche di sempre.

Se parliamo di corna e di triangoli reali non si può non pensare immediatamente al triangolo Carlo-Diana-Camilla.

La triste regola dei triangoli amorosi è che c’è sempre qualcuno che perde, qualcuno che risulta di troppo, qualcuno che in questo triangolo non vuole starci o che non sa di starci. Dirò una cosa molto probabilmente impopolare: in questo triangolo quel qualcuno di troppo è Diana.

Il giovane principe Carlo conosce Camilla Shand nel 1971 nel castello di Windsor, durante una gara di polo: è amore a prima vista. I due si frequentano assiduamente ma Carlo, forse per via dell’ostilità mostrata dalla regina Elisabetta nei confronti di questa unione, non può concretizzare il suo amore in una proposta di matrimonio.

Nel ’72 Carlo si trova ai Caraibi per un lungo tour reale: qui arriva la notizia del fidanzamento tra Camilla e Andrew Parker Bowles, ex amante di Anna, sorella minore del principe Carlo.

Carlo è devastato da questa notizia, non può credere che la donna che ama e con la quale al momento coltiva una relazione epistolare, ha brutalmente calpestato i suoi sentimenti e sta per sposare un altro uomo. Camilla allo stesso tempo, probabilmente ricambia l’amore che Carlo prova per lei, ma il suo pragmatismo e la sua intelligenza le impongono di accettare come dato di fatto le oggettive difficoltà di questo amore e l’impossibilità di un lieto fine.

Alla delusione segue un periodo fatto di flirt, relazioni, presunti amori con cui Carlo, lo scapolo d’oro più ambito di Inghilterra, cerca al contempo di trovare moglie e di rimarginare le ferite lasciate da Camilla. In questo periodo cominciano anche le frequenti visite di Carlo alla casa del conte John Spencer, nobile e ricco proprietario terriero di Sandrigham. Sua figlia Diana ha solo 15 anni ma il suo pedigree, il suo carattere mite e soprattutto la sua verginità fanno di lei la candidata ideale al ruolo di principessa.

Nel giro di pochi anni, dunque, arrivano le prime frequentazioni, i primi inviti a corte, il fidanzamento ufficiale e nel luglio del 1981 il matrimonio tra Carlo e Diana. Diana ha solo 19 anni quando attraversa la navata dell’abbazia di Westminster: 19 anni, un matrimonio reale, un rigido protocollo di corte, una suocera ingombrante come la regina Elisabetta, uno stuolo di paparazzi che segue e immortala ogni tuo spostamento e un marito che ama da sempre un’altra donna sono un mix letale che non augurerei al mio peggior nemico.

Diana si rende conto poco prima delle sue nozze che quel matrimonio è troppo affollato, che un’altra donna ha da sempre posto nel cuore di Carlo e che quella donna non è lei, ma sui milioni di gadget prodotti per il royal wedding c’è già stampato il suo volto. La giovanissima Diana forse nel timore che sia troppo tardi per tirarsi indietro, forse nella speranza che la vita coniugale e la nascita di qualche erede possano bastare a conquistare l’amore e le attenzioni di Carlo, decide di non retrocedere, di non fare un passo indietro rispetto agli impegni presi.

Ora io giuro che non crederò di essere un “redivivo Alberto Castagna” dopo aver detto che accettare delle nozze con riserva, coltivare un amore che fa acqua da tutte le parti, buttarsi in una relazione che ha un milione di falle, non è proprio la più furba né la più saggia delle decisioni. Quando si entra consapevolmente in una relazione, in un amore forte e profondo, come deve essere necessariamente quello di Carlo e Camilla, sperare in un lieto fine e di non essere quel qualcuno di troppo è operazione talmente ambiziosa da risultare folle.

Le dinamiche di questa ambiziosa e folle impresa, poi, sono ormai storia: Diana in preda ad un amore che diventa delirio autodistruttivo perde se stessa assieme a svariati kg in attacchi bulimici, crisi nervose, frequenti atteggiamenti autolesionisti e sempre più spaventosi tentativi di suicidio. Nel folle tentativo di attirare l’attenzione di suo marito e in una disperata richiesta di aiuto, Diana dichiara di essersi procurata ferite, di essersi lanciata gravida dalle scale di Buckingham palace, di essersi consumata in una sfibrante bulimia durata anni.

Il progetto ambizioso di Diana naufraga, però, irrimediabilmente nel ’94, quando Carlo rivela al mondo intero, in un’intervista, la sua infedeltà e il suo coinvolgimento sentimentale con Camilla Parker Bowles. Nel ’95 arriva il divorzio tra i Parker Bowles; nel ’96, contro ogni protocollo e ogni aspettativa, arriva il divorzio tra Carlo e Diana. Nel ’97 Diana si lega al magnate egiziano Dodi Al-Fayed poco prima di morire in circostanze tragiche il 31 Agosto dello stesso anno, in un incidente d’auto presso il tunnel del Pont de l’Alma di Parigi.

Eppure vedere una sorta di lieto fine in questa storia fatta di 2 divorzi e una tragica scomparsa è possibile. Va cercato in un amore strenuo, tenace, che resiste al tempo, alle ostilità, a qualunque protocollo: lamore tra Carlo e Camilla. Un amore che ha fatto un po’ come quegli animali che riducono al minimo le loro funzioni vitali per poter sopravvivere, quegli animali che aspettano la fine dell’inverno, che attendono l’arrivo della bella stagione e nel frattempo hanno l’unica premura di mantenersi in vita.

Quell’amore che ti fa ardere, che brucia di dolore come di desiderio, al netto della mestizia e dello squallore del triangolo amoroso, è l’amore che infondo ognuno di noi si aspetta di incontrare.

Valentina Siano

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Valentina Siano

Valentina Siano, classe ’88, professoressa per amore, filologa per caso. Amo la scrittura come si amano quelle cose che ti riescono al primo colpo, non sapresti dire bene come. Scrivo di cultura e spettacolo perché amo il cotone verde del mio divano e il velluto rosso dei sediolini dei teatri. Leggo classici, divoro serie, colleziono sottobicchieri. Sono solo all’inizio della mia scalata alla rubrica gossip di Vanity Fair.
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