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Ho una guida romantica a posti perduti, ti va di venire? 

Se almeno una volta nella vita abbiamo scoperto uno di quei posti da sogno e abbiamo fantasticato di esserci, abbiamo anche sicuramente abbandonato l’idea perché troppo lontani o troppo costosi.

Abbiamo fatto di tutto per rifiutare, per dire “mi dispiace, ma ho un altro impegno!”, per ammettere a noi stessi, che siamo solo dei fifoni.

Guida romantica a posti perduti parla di un viaggio.

Uno di quelli che organizzi per caso e che resta per anni appeso lì, sull’atlante del muro di casa tra una foto ingiallita di un vecchio parente e un itinerario che non seguirai mai.  Quello che alla fine ti decidi a fare solo grazie all’arrivo di uno sconosciuto che sembra scombussolarti la vita solo per rimettertela a posto, a tua insaputa.

Dopo la presentazione a Venezia nella 77esima Mostra Internazionale del Cinema, Jasmine Trinca e Cleve Owen entrano in sala il 24 settembre e provano a spiegarci come a volte decidere di saltare, semplicemente ci salva.

Allegra e Benno sono due vicini di casa, sconosciuti l’uno all’altra ma accomunati dalla stessa paura di cambiare vita.

Lei scrittrice di un blog di viaggi, che finge di fare ma che in realtà la vedono chiusa nel suo appartamento. Soffre di attacchi di panico, ha paura degli spazi aperti, prova a gestire l’ansia con degli esercizi di respirazione e ogni volta che sente la disperazione arrivare prova a scacciarla via con una specie di mantra che risuona da un vecchio stereo e che ha la voce della madre ormai morta da due anni.

Lui è un famoso conduttore televisivo col vizio dell’alcol. Ha una moglie apprensiva a cui racconta una serie infinita di bugie, a cui lei decide di credere. Più volte lo spinge a intraprendere un percorso di cura e più volte lui promette che lo farà, ma ogni occasione è buona per bere e nonostante la consapevolezza di una morte precoce, Benno non ci riesce, è debole e solo in una battaglia che lo vede ogni maledetta notte a terra.

Poi una sera, senza essersi ma visti… Allegra e Benno finiscono all’ospedale insieme.

Entrambi intrappolati in un mondo stretto, in relazioni idilliache, non accettano la realtà, cercano di sfuggirla provando a rifugiarsi nella menzogna.

Dopo le scuse di lui e i rifiuti di lei, scoprono però di non essere poi così diversi e si decidono a partire alla ricerca di “posti perduti”.

Un road movie che fa spazio a drammi interiori, a confessioni di un passato non proprio perfetto e una vita non sempre tranquilla.

Dall’Italia all’Inghilterra, attraversando la Francia, quel viaggio sarà l’occasione per scoprire se stessi, sostenendosi.

Una chiesa, una fabbrica, un parco giochi, un castello e una base militare. Tutti luoghi che hanno avuto una storia ma che non sono più niente. Deserti, abbandonati, perduti, come i due protagonisti del film che provano a farcela, continuando a mentirsi.

Allegra è perennemente arrabbiata, non esce dall’auto perché il mondo le sta troppo largo, è una vastità a cui lei non è abituata. Allora canta Vasco. Prova a rilassarsi con le parole di Vado al massimo, prova a respirare da una cannuccia e capisce che forse è il caso di godersela un po’ tutta quella bellezza. Continua ad aggiornare i suoi lettori durante tutto il viaggio, si scatta delle foto e finalmente respira lentamente.

Benno invece, continua a bere. Si gode quei pochi momenti di lucidità con la sua compagna di viaggio e il suo cane Maurice, per poi cedere, la notte, al richiamo dell’alcol. Si sveglia la mattina lontano chilometri dal suo hotel, non ricorda niente della sera precedente e ad ogni bicchiere sa di perdere un piccolo frammento di vita.

Guida romantica a posti perduti parla di un viaggio.

Un viaggio che non ci porta da nessuna parte se non all’esatto momento in cui bisogna lasciarsi andare e ballare.

Allegra e Benno sono uno di fronte all’altro, durante la loro ultima tappa e all’alba di un nuovo giorno. I loro corpi si abbandonano e le loro anime si fondono sulle note dei Sex Pistols.

Ballano, ballano così male che per un attimo hanno dimenticato tutto.

Avranno imparato tutto o magari non avranno imparato niente, magari tra un anno saranno persone migliori o li troveremo ancora in quella campagna inglese, non possiamo saperlo.

Per adesso lasciamoli lì, con una porta socchiusa e la stramaledetta voglia di non nascondersi più.

Serena Palmese

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La Redazione

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