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Pensavo fosse finita bene e invece Birdy l’ha presa malissimo 

Non sarò un’intenditrice di musica ma sono esperta di cose che finiscono spesso male.

Per questo quando ho scoperto i Bon Iver mi sono sentita a casa.

La genesi del primo album della band ha del leggendario: Justin Vernon, cantante del complesso, si sarebbe rinchiuso, dopo la fine di una relazione, nel capanno del padre e avrebbe composto musica lavorando dalle dodici alle quattordici ore al giorno e portando alla luce, dopo sei mesi, una delle pietre miliari in campo discografico: For Emma, Forever Ago (2007).

Non sappiamo quanto ci sia di vero in questa leggenda, fatto sta che Justin Vernon non ha placato la sua delusione d’amore con spritz e musica triste ma ha composto lui stesso musica, rinascendo dalle sue ceneri come l’araba fenice e raggiungendo il successo mondiale.

Io, per ora, sono ferma allo spritz.

Come ho precedentemente sottolineato, non sono un’esperta di musica ma non me la cavo male con i testi.

E quelli di For Emma, Forever Ago sono delle poesie.

Ecco perché mentre scrivo ho gli occhi gonfi, scusate.

Immedesimarsi in queste canzoni è estremamente facile eppure i Bon Iver restano un gruppo quasi di nicchia: li conosci per lo più se sei un musicista o se qualche musicista te li fa conoscere.

Ma c’è una canzone che tutti, almeno una volta anche per sbaglio, hanno sentito: Skinny Love.

Sì, quella di Birdy. Cioè, no: Birdy ha ripreso la canzone e ne ha fatto una sua versione.

Andiamo per gradi.

Skinny Love è la terza traccia del disco già più volte citato For Emma, Forever Ago ed è una sorta di invocazione alla durata di un amore, di una relazione ridotta all’osso destinata, insomma, irrimediabilmente a finire

Come on, skinny love, just last the year
Pour a little salt, we were never here
My, my, my, my, my, my, my, my
Staring at the sink of blood and crushed veneer

Il tono usato da Vernon però non è implorante, anzi, risulta in un certo modo adirato come se stesse attaccando qualcuno o qualcosa.

Ad esempio l’ultimo verso della prima strofa fa riferimento al sangue che scorre e al rivestimento del legno quindi, molto probabilmente, deve aver perso le staffe e tirato un pugno al muro.

O ancora, ci sono delle vere e proprie imposizioni nei confronti del partner:

And I told you to be patient
And I told you to be fine
And I told you to be balanced
And I told you to be kind

Non sono degli auguri ma delle condizioni per far sì che questo amore funzioni.

Chiaramente, non hanno funzionato.

A questo punto, però, tocca spostarci su un altro fronte: quello di Birdy.

Birdy è una giovane cantante inglese che raggiunge il successo mondiale proprio grazie alla cover di Skinny Love.

Una storia già sentita!

Birdy non modifica assolutamente il testo, non ne tocca una virgola ma cambia l’arrangiamento.

E così facendo ne cambia il senso.

Perché con lei la canzone diventa quasi una supplica a non essere lasciata.

Nella cover di Birdy manca quella rabbia che caratterizza il testo e l’esecuzione di Justin Vernon che di certo non prende benissimo la fine di questo amore ma non si inginocchia davanti a nessuno, nemmeno ad Emma.

Birdy, invece, non ce la fa e si aggrappa agli ultimi rimasugli di una storia naufragata.

Anche la dura strofa di imposizione del testo originale diventa una supplica ed il “ti avevo detto” iniziale può benissimo essere trasposto in un “ti avevo pregato”.

A conti fatti, Justin Vernon riesce a riprendersi bene dalla rottura anzi, direi benissimo, visto che da questa nasce il suo grande capolavoro e il trampolino di lancio per il successo mentre Birdy annaspa un po’ di più e probabilmente si consola con gli spritz come noi.

Due modi diversi di interpretare una canzone, due modi diversi di vivere e superare un amore.

La strofa finale pone degli interrogativi

Who will love you?
Who will fight?
Who will fall far behind?”

La risposta è la stessa per entrambi gli interpreti: nessuno.

Maria Rosaria Corsino

Vedi anche: Papà ti voglio bene ma tu me ne vuoi di più

La Redazione

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