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Baby: il racconto della Roma “bene” fuori dall’acquario

2013. Tra la morte di Andreotti e la decadenza di Berlusconi, ricordiamo un evento che fece molto discutere di sé, ovvero la scoperta di un giro di prostituzione minorile che aveva ormai le sue radici ben radicate a Roma, specialmente tra i suoi clienti, gli imprenditori e politici della Roma “bene”.

La punta di quest’iceberg ebbe una risonanza tale da divenire materiale per talk show, telegiornali, documentari, inchieste e anche per una serie tv targata Netflix: Baby.

Debolezze, soldi, mancanze, lusso sfrenato, figure genitoriali assenti; da ben sette anni ci si chiede cosa abbia spinto due ragazze di quattordici e quindici anni a concedere prestazioni sessuali in cambio di denaro o sostanze stupefacenti.

Casi isolati o radice di una società malata, nella quale o lotti o ne vieni risucchiato?

La storia delle “baby squillo” dei Parioli inizia senza particolari preamboli; le due ragazze annoiate cercano su internet “come fare soldi facilmente” e si imbattono in alcuni siti di annunci. Decidono di scrivere anche loro qualche annuncio, ovviamente utilizzando nomi falsi e usando l’evocativa immagine di Lolita ed è presto fatto.

Inizialmente i redditizi incontri avvengono in auto, in albergo o in casa dei clienti, ma ecco che spuntano fuori gli adulti della storia, che ad oggi stanno scontando la loro pena in carcere. Le ragazze infatti si sarebbero messe in “affari” con Mirko Ieni che avrebbe trovato loro un appartamento in viale Parioli e avrebbe organizzato gli incontri.

Molti converranno con me che sia troppo facile dare la colpa alla droga, alle borse firmate o alle feste. Ed anche Baby è d’accordo.

Baby è una serie televisiva italiana prodotta da Netflix e diretta da Andrea De Sica, Anna Negri e Letizia Lamartire. Tale serie si ispira (quindi attenzione, non è fedele alla cronaca) allo scandalo delle “baby squillo” dei Parioli, raccontando la vita e le problematiche di un gruppo di adolescenti romani e delle loro rispettive famiglie.

La serie è caratterizzata dal pittoresco quadro dell’élite romana dei nostri giorni, tra licei privati e famiglie altolocate.

Chiara Altieri e Ludovica Storti (interpretate magistralmente da due attrici emergenti, Benedetta Porcaroli e Alice Pagani) ci trasportano in un mondo fatto di famiglie disfunzionali, silenzi, genitori assenti, amori interrotti o complicati.

Tra la voglia di essere grandi e quella di giocare ancora un po’.

Tra Chiara e Ludovica nasce un affetto smodato, riempiono le giornate e le loro solitudini una col sostegno dell’altra. E, seppur in maniera romanzata e con molte differenze rispetto ai fatti di cronaca effettivi, Chiara e Ludovica (con i nomi di Emma e Desirèe) entrano a far parte di un giro di prostituzione che coinvolge imprenditori e politici, di cui inizialmente si rendono conto soltanto la madre di Ludovica ed alcuni compagni di scuola che preferiscono mantenere il silenzio.

(Anche nella cronaca effettiva una delle madri delle ragazze era a conoscenza del circolo di prostituzione).

Baby ci tiene a puntare il dito contro coloro che hanno approfittato delle debolezze e degli smarrimenti altrui e ci mostra un femminismo corretto e sano, di personaggi che, seppur molto giovani, decidono di pagare per i propri errori.

Baby segue la crescita personale delle protagoniste e la presa di coscienza, di figli e genitori, che il cambiamento può essere tale solo se affrontato insieme.

Che in questa spiacevole vicenda, dietro il desiderio venale del denaro, in realtà c’è molto altro. C’è il desiderio di capire che ruolo si ha nella propria vita, come Chiara, o ancora la paura di non essere all’altezza o in grado di fare di più, come Ludovica.

La Roma “bene” è un bellissimo acquario, ma ad alcuni non basta. Alcuni sognano il mare.

Catia Bufano

Illustrazione di Fiamma Olivieri

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La Redazione

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