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Come Skam Italia racconta la generazione Z

Il confronto tra generazioni è da sempre materia di animate discussioni.

A chi non è mai capitato di ascoltare qualcuno dire “alla tua età io lavoravo sodo, mica come te che hai sempre quel cellulare in mano!” o, ancora, “i giovani di oggi sono troppo sedentari e fannulloni”.

A questo punto la domanda sorge spontanea, si tratta di semplici preconcetti oppure è presente un fondo di verità?

Al momento vi sono al mondo cinque generazioni, i cui membri vengono catalogati al loro interno a seconda del loro periodo di nascita.

I membri di una stessa generazione condividono, generalmente, le medesime esperienze o riferimenti.

La generazione che oggi prenderemo in esame è la Generazione Z, ovvero i nati da fine anni ’90 al 2010, i quali costituiscono la prima generazione nativa digitale.

Spesso ci si chiede se i membri di questa generazione rappresentino il cambiamento del futuro.

Questo non possiamo dirlo con certezza, ciò che sappiamo per certo è che questa è una generazione molto ampia, che conta circa settanta milioni di ragazzi, i quali rappresentano i consumatori del domani.

Viene definita “generazione perennemente connessa” e i suoi componenti come i “nati con lo smartphone in mano”.

In effetti è vero.

I componenti di questa generazione fanno largo uso della tecnologia, incarnanando sia le vittime che i carnefici di fenomeni quali cyberbullismo o revenge porn.

Ma siamo sicuri sia un problema che riguardi solo questa generazione iperconnessa?

Basta fare qualche ricerca sul web per rendersi conto che ad attuare le suddette forme di violenza, spesso e volentieri, sono persone adulte.

Che il web sia un luogo pieno di insidie e che l’adolescenza vissuta oggi non sia più quella de Il tempo delle mele è un dato di fatto.

Ciò che però, spesso, ci sfugge è che stiamo parlando di una generazione molto attiva, con uno spiccato spirito imprenditoriale.

Basti pensare alla piattaforma cinese Tiktok, attraverso la quale ragazzi di sedici, diciassette o anche diciotto anni ricevono un ricavato e vengono assunti dai brand per le loro campagne, di cui vogliono essere parte attiva.

Alcuni stereotipi su questa generazione saranno sicuramente veri, ma poniamoci una domanda: è giusto demonizzare un’intera generazione senza sforzarci di conoscerla, guardando in modo negativo alla tecnologia, ma non dando il giusto valore ai vantaggi che apporta?

Skam Italia tenta di ricostruire un ritratto di questa generazione, che a volte colpevolizza, altre volte scagiona, ma che mai da adito a pregiudizi.

Il teen drama nasce nel 2018 sulle orme di Skam Norvegia, come web serie per Tim Vision, successivamente la produzione di quest’ultima decide di coinvolgere il colosso dello streaming Netflix nella messa in onda di questa serie.

Skam Italia ci piace tanto anzitutto perché è reale, non abbiamo scenari improbabili o che si discostano dalla realtà come in altre serie televisive young adult.

Quello che Skam Italia ci mostra è la quotidianità di alcuni ragazzi di un liceo romano, ponendo davanti ai nostri occhi un campionario variegato di temi raccontati con l’ingenuità e la sfrontatezza dei sedici anni.

1. La sessualità

Fin dall’inizio Skam Italia tratta a fondo il tema della sessualità. Si parla di prime volte, dell’uso degli anticoncezionali e soprattutto sembra voler lanciare un messaggio piuttosto chiaro, ovvero che bisogna sfatare i tabù che ruotano intorno al tema del sesso e della ricerca del piacere.

2. L’educazione ai sentimenti

Tra ragazze che vengono classificate con una “x” scritta su un muro, tradimenti e gelosie, Skam Italia ci mostra una realtà piuttosto triste, quella di ragazzi che non sanno tenersi per mano perché nessuno ha insegnato loro a farlo. Soltanto procedendo con gli episodi e con le stagioni assistiamo ad una crescita morale e personale dei personaggi, che iniziano a provare sentimenti puri e imparano a riconoscerli, come solo la consapevolezza acquisita con l’età ci permette di fare, venendo meno al machismo tossico imposto dalla società per, al contrario, rivendicare la propria sensibilità.

3. Famiglia e solitudine

Spesso nel corso della serie vediamo alcuni personaggi come Eleonora e suo fratello prendersi cura l’uno dell’altro; la madre lavora dall’altro capo dell’Italia, il padre li ha abbandonati, e i due ragazzi si ritrovano a condividere una casa troppo grande per due sole persone, cercando di sostituire le figure genatoriali e di compensare la loro assenza. A volte, soprattutto in una fase delicata della vita come quella adolescenziale, capita di sentirsi soli, abbandonati, trascurati e Skam Italia, come un pugno nello stomaco, ci ricorda questa sensazione spesso anche grazie ad una fotografia scarna ed essenziale.

4. Amicizia

La serie prende avvio dal trasferimento di Eva dalla succursale del suo liceo alla sede centrale. Per Eva il cambiamento è traumatico, all’inizio fa fatica a trovare dei nuovi amici, ma ben presto vediamo che per ogni amicizia finita ce n’è una nuova che ci aspetta e che la solidarietà femminile è sempre qualcosa di stupendo.

Insomma, Skam Italia è un prodotto che funziona, non solo perché la qualità è nettamente superiore alla maggior parte delle serie televisive italiane a cui siamo abituati, ma soprattutto per il meccanismo su sui si fonda: finalmente sono sono i giovani a raccontare i giovani.

Catia Bufano

Vedi anche: Summer(time) sei bella come i baci che ho perduto

Catia Bufano

Laureata in Lettere Moderne, studia attualmente Filologia Moderna presso l’università di Napoli Federico II. Redattrice per La Testata e capo della sezione Fotografia. Ama scrivere, compratrice compulsiva di scarpe, non vive senza caffè. Il suo spirito guida è Carrie Bradshaw, ma forse si era già capito.

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