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L’apocalisse secondo Mad Max

Come Mad Max ha rivoluzionato gli standard del blockbuster portandolo a divenire un cult imprescindibile.

George Miller è stato sicuramente condizionato da un immaginario che era piuttosto diffuso nella cultura popolare dell’epoca, ossia che Stati Uniti e Unione Sovietica avrebbero dato vita all’olocausto nucleare che avrebbe distrutto il mondo per come lo conoscevano.

L’idea dell’apocalisse è un aspetto proprio della nostra cultura. Pensiamo all’apocalisse di San Giovanni che profetizzò la fine dei tempi oppure il Ragnarok.

L’idea che un giorno finirà tutto a causa della guerra più grande mai esistita non è un qualcosa di originale ma il come è la vera chiave di volta nella visione di George Miller.

Miller immagina una realtà dove il mondo capitalista e consumista è definitivamente collassato. Al suo posto c’è una nuova cultura tribale, fatta di bande di vandali che si muovono attraverso moto, auto e mezzi di locomozione e la benzina, rimasta pochissima sul pianeta, di fatto è divenuta il centro di tutti gli scontri/incontri presenti in tale scenario.

Senza benzina non puoi muovere il tuo mezzo di locomozione e senza quello sei condannato a venire ucciso, prima o poi.

Nel mondo di Mad Max si uccide o si viene uccisi. O fai parte di una tribù o non sei nessuno e sarai costretto ad essere un nomade per sempre. Mad Max è un uomo che non può permettersi il lusso di essere un individuo perché il concetto stesso è scomparso con il crollo della società capitalistica. Lui è uno degli ultimi figli di quella società che ha visto collassare di fronte ai suoi occhi.

In verità Mad Max così come lo conosciamo non esiste già dal primo film visto che quella pellicola ci mostra un Max sposato e con un figlio, membro degli Interceptor (organo di Polizia sopravvissuto in un mondo al collasso) e con una vita che lo appagava finché non è stato colpito dalla tragedia.

Max, divenuto Mad Max, conosciuto anche come il guerriero della strada, è un uomo che lotta solo ed unicamente per la sua sopravvivenza ma che a causa della sua umanità, sepolta ma non scomparsa, decide di aiutare i deboli e gli indifesi anche se nasconde ciò sempre da un intento egoista come può essere una tanica di benzina oppure un accordo che è in apparenza vantaggioso.

Il Max di Mel Gibson è un guerriero solitario, cupo, che non manifesta le sue emozioni ma che si sacrifica sempre per aiutare il prossimo ma allo stesso tempo tiene gli altri a distanza attraverso il suo atteggiamento rude, distaccato e il suo modo di fare cinico.

Ma il passo successivo è stato fatto con Fury Road, il rilancio del 2015 con Tom Hardy nel ruolo di Max mentre Charlize Theron è Furiosa. Il franchise mancava dai cinema da 30 anni visto che l’ultimo film con Mel Gibson, Mad Max oltre la sfera del tuono, uscì nel 1985. E riproporre questo immaginario figlio degli anni ‘80 dopo così tanto tempo e con un attore diverso da Mel Gibson, il cui Max è la definizione stessa di iconicità, era potenzialmente un suicidio.

George Miller ha stupito tutti facendo vera e propria arte visiva con Fury Road ma allo stesso tempo rimane un grandissimo blockbuster, perché non poteva rinnegare ciò che ha reso la saga un successo, ma anzi ha dimostrato che la bellezza nasce proprio dalla valorizzazione di tali elementi. Il risultato è storia del cinema. Per compiere questo processo era necessario catapultare il personaggio su un terreno inedito e ciò è stato possibile con l’introduzione del personaggio di Furiosa interpretata da una Charlize Theron in una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Se Max è l’Adamo di questo nuovo mondo, Furiosa è Eva, è l’altro.

Per la prima volta Max entra in contatto davvero con qualcuno in maniera profonda e tale incontro è possibile solo dopo uno scontro iniziale che è uno step fondamentale per l’inizio di un incontro reale con l’altro, il diverso. La terra promessa che cercano Furiosa e le sue compagne è in realtà la stessa meta di Max. Una nuova vita che è possibile solo con l’incontro di due identità distinte e separate.

Questa è la metafora profonda alla base di Fury Road che è un road movie come dice il titolo. Un viaggio in realtà nell’animo di Max e di Furiosa, dal loro scontro iniziale alla forte solidarietà che si crea tra i due. Solo attraverso l’incontro con gli altri possiamo conoscere e riconoscere noi stessi per quelli che siamo. Inoltre negli ultimi giorni, dopo anni di dispute legali tra Miller e la produzione, è stato annunciato un nuovo film della saga di cui le riprese inizieranno in autunno e che ha come titolo provvisorio Mad Max: Wasteland.

E noi non vediamo l’ora di assistere ad un nuovo capitolo della guerra solitaria di Max al cinema.

 

Mario Marino

Disegno di Giuseppe Armellino

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La Redazione

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