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Restate scienziati: il caso Ascierto

In queste settimane fatte di clausure forzate, legami interrotti, timori, diffidenze e lutti non è facile capire di cosa si ha veramente bisogno, non è mai chiaro in ognuno di noi cosa manchi davvero di più.

Eppure in questa sorta di limbo esistenziale, di ferie dalla vita vera l’unica cosa di cui certamente non sentivamo il bisogno è la polemica becera e infamante che ha colpito e messo in discussione la credibilità e i meriti del prof. Paolo Antonio Ascierto, direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale di Napoli.

C’è chi nei momenti di smarrimento trova conforto nella fede, chi si ingozza voracemente di notizie per avere l’illusione di avere il polso della situazione e c’è chi, come me, come molti, trova riparo solo nel lessico freddo, chirurgico e asettico della scienza. Ed è per questo che, quando il lessico scientifico si fa dileggio inutile, polemica sterile, insensato ostruzionismo che si alimenta del fango della calunnia, perde la credibilità, la solida affidabilità che secoli di progresso scientifico gli hanno dato.  

Parlare del caso del professore Ascierto e dei suoi meriti riguardo l’approvazione da parte dell’AIFA di un protocollo per la sperimentazione del tocilizumab, ricorrendo ad una scrittura complottistica dei fatti, alla leggenda del ricco nord che gode delle sventure del sud, dell’invidia, delle malcelate gaffes non servirebbe a rimediare al torto subito dal prof. Ascierto né servirebbe a restituire serietà alla faccenda. Se c’è una cosa che ho imparato da una buona parte della letteratura di guerra è che quanto più è fedele e algido il resoconto dei fatti tanto più è violento e lampante il messaggio. Dunque quello che mi sembra più utile fare in questo momento è restituire un resoconto lucido dettagliato della vicenda.

07/03/20: in piena pandemia, grazie ad una collaborazione tra lAzienda Ospedaliera dei Colli e Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale, due pazienti affetti da polmonite severa Covid 19 sono stati trattati con tocilizumab, un farmaco off label (cioè usato per patologie diverse rispetto a quelle indicate quando il farmaco è stato messo in commercio) anti interleuchina 6 che viene solitamente utilizzato nella cura dell’artrite reumatoide.
Già a distanza di 24 ore dallinfusione, sono stati evidenziati incoraggianti miglioramenti soprattutto in uno dei due pazienti, che presentava un quadro clinico più severo” spiega Ascierto.

A questo punto il prof. Ascierto per ottenere un dato che, attraverso uno studio clinico, fosse validato scientificamente ha richiesto l’approvazione da parte dell’AIFA di un protocollo per la sperimentazione del farmaco. Contemporaneamente l’azienda farmaceutica Roche concedeva gratuitamente il farmaco per l’utilizzo off label. Dopo pochi giorni l’AIFA in una nota ha annunciato l’autorizzazione dello studio TOCIVID-19 che deve valutare l’efficacia e la sicurezza del tocilizumab nel trattamento della polmonite in corso di COVID-19. Tale studio è promosso dall’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Napoli con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e l’IRCCS di Reggio Emilia e con la Commissione Tecnico Scientifica di AIFA.

Come più volte dichiarato da Ascierto, una volta avuta l’intuizione dell’utilizzo del tocilizumab nei pazienti covid19 positivi, il professore ha contattato il dott. Wei Haiming Ming del First Affiliated Hospital of University of Science and Technology of China, il quale ha confermato l’efficacia del farmaco, già utilizzato in Cina in 21 pazienti. Intanto anche in altre strutture in Italia si inizia a utilizzare il tocilizumab per i Covid19.  Per maggiori informazioni clicca qui.

17/03/20: nella trasmissione di RaiTre Cartabianca”, condotta da Bianca Berlinguer, il Direttore di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, il Prof. Massimo Galli, che a febbraio aveva tranquillizzato in video gli italiani garantendo l’improbabilità del contagio, attacca il dottor Ascierto, accusandolo di aver copiato l’idea dai cinesi e aggiungendo inoltre che il farmaco da tempo è in uso presso l’ospedale di Bergamo.

(Per il video di Galli clicca qui)

18/03/20: il professore Ascierto, a cui è stata negata la possibilità di replica in trasmissione, il giorno dopo in una nota precisa: “In un momento di emergenza come questo, tengo a precisare che il lavoro di brain storming fatto con il dr Franco Buonaguro e le giovani oncologhe Claudia Trojaniello e Maria Grazia Vitale, la discussione “cruciale” fatta con il dr Ming, la professionalità dei dr Montesarchio, Punzi, Parrella, Fraganza e Atripaldi dell’Ospedale dei Colli, il supporto dei nostri Direttori Generali Bianchi e Di Mauro e del nostro Direttore Scientifico Dr Botti, sono tutti elementi che ci hanno portato sabato 7 marzo ad incominciare a trattare i primi pazienti al Cotugno di Napoli. Non ci risulta che qualcuno lo stesse facendo in contemporanea e saperlo ci avrebbe peraltro aiutato. In questa fase, non è importante il primato. Quello che abbiamo fatto è comunicarlo a tutti affinché TUTTI fossero in grado di poterlo utilizzare, in un momento di grande difficoltà. Non solo. Grazie alla grande professionalità del dr Franco Perrone del Pascale, in pochi giorni siamo stati in grado di scrivere una bozza di protocollo per AIFA che ha avuto un riscontro positivo. Il nostro deve essere un gioco di squadra e la salute dei pazienti è la cosa che ci sta più a cuore. Andiamo avanti con cauto ottimismo

19/03/20: il giorno seguente la trasmissione Mediaset Striscia la notizia, nel mandare in onda il filmato della polemica Galli- AScierto, titola:la figuraccia di Paolo Ascierto”, lasciando chiaramente passare l’immagine del professore napoletano copione colto in flagrante mentre millanta meriti che non ha.

20/03/20 L’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale e Ascierto querelano la nota trasmissione televisiva che aveva parlato di «figuraccia del prof. Ascierto».

Questa la cronaca dei fatti. A voi le conclusioni.

Valentina Siano

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Valentina Siano

Valentina Siano, classe ’88, professoressa per amore, filologa per caso. Amo la scrittura come si amano quelle cose che ti riescono al primo colpo, non sapresti dire bene come. Scrivo di cultura e spettacolo perché amo il cotone verde del mio divano e il velluto rosso dei sediolini dei teatri. Leggo classici, divoro serie, colleziono sottobicchieri. Sono solo all’inizio della mia scalata alla rubrica gossip di Vanity Fair.
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