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L’Edipo a Colono di Rimas Tuminas

L’Edipo a Colono, l’ultimo dei drammi di Sofocle, riscritto da Ruggero Cappuccio e diretto dal lituano Rimas Tuminas, è al San Ferdinando dal 6 al 16 Febbraio.

Edipo a Colono, sequel dell’Edipo re dello stesso Sofocle, è il dramma del dolore, della caduta e del declino, ma anche della ricerca di redenzione e pace, della riabilitazione, dell’affetto filiale, dell’accoglienza. Sofocle, ormai novantenne, ed Edipo, ormai prossimo alla morte, in non pochi tratti si assimilano, si incontrano, vedono i loro destini incrociarsi: è il momento della morte, della pace, della redenzione.

Il dramma riscritto da Ruggero Cappuccio è un dramma novecentesco per certi aspetti: nella riflessione, nell’introspezione, nello scontro tra ragion di stato e popolo, nella diffidenza rispetto alla straniero. Edipo, dopo i fasti di Tebe, gli anni in cui regnava sulla sua città ignaro di aver ucciso suo padre Laio e di aver sposato sua madre Giocasta per sedere su quel trono, ora, cieco e mendico, accompagnato dalla figlia Antigone arriva a Colono, demo di Atene, dove lo accoglierà Teseo (Davide Paciolla) e dove la profezia vuole avvenga la sua apoteosi. La riscrittura dell’Edipo a Colono di Cappuccio lascia in secondo piano la redenzione, la riabilitazione dopo la disgrazia, ma enfatizza il dolore, il rancore, l’incapacità di perdonare e di perdonarsi. Edipo è massimo paradigma del dolore, della misera condizione umana. Edipo è ormai distante dal suo passato eppure ne porta ancora l’enorme carico di dolore, ne porta ancora gli strascichi: il dolore e il male non lasceranno andare Edipo così come non lasceranno libera la sua famiglia. Ismene (Rossella Pugliese), Polinice, Creonte, Antigone stessa, chiunque sia in qualche modo legato ad Edipo è destinato al dolore e alla morte. La fedele figlia Antigone, pronta a condividere con l’amato padre l’esilio e la sofferenza, può vedere stampata negli occhi del padre solo l’inizio della tragedia che l’aspetta. Polinice (Giulio Cancelli) rincorre invano il padre nel disperato tentativo di avere il suo appoggio e avere così salva la vita. Creonte (Fulvio Cauteruccio), davanti al caos che divora la sua città, cerca l’aiuto di Edipo che, distante ormai dalle sofferenze di Tebe, glielo nega.

Ruggero Cappuccio, con la regia di Rimas Tuminas, che per la prima volta si cimenta in uno spettacolo con un cast di attori italiani e un testo italiano, strappa il dramma alla dimensione strettamente greca e ci regala una dimensione senza tempo e senza spazio. In una scenografia essenziale eppure mastodontica, quella di Adomas Jacovskis, si muovono Edipo e Antigone, in un’interpretazione penetrante e ricca di pathos di Claudio Di Palma e Marina Sorrenti, e raccontano il proprio dolore in un siciliano denso e poeticissimo. Il coro diretto da Tadas Shumskas, in un napoletano armonico e coinvolgente, enfatizza il pathos della tragedia, trasformandolo definitivamente nel dramma della Magna Grecia.

Valentina Siano

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La Redazione

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