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Quando la moda incontra il cinema: i grandi stilisti che hanno vestito le grandi pellicole

Suggeriamo la lettura con la suggestiva canzone Flashing Lights di Kanye West ft. Dwele

La letteratura comparata ci insegna come il cinema e la letteratura hanno da sempre avuto un legame molto forte, costruendo negli anni una relazione stabile e duratura.

Ma il cinema, di vedute più ampie, non è stato sempre così fedele e nel corso del tempo ha scelto un’altra sensuale compagna. Di chi stiamo parlando?

Della moda, chiaramente.

Fin dagli albori infatti il cinema e la moda sono sempre stati connessi e complementari tanto da diventare quasi indissolubili e arrivando a creare un binomio vincente e d’impatto.

Inizialmente le attrici provvedevano da sole al proprio guardaroba o, com’è noto, per i film in costume ci si riforniva nelle sartorie teatrali. Negli anni Trenta però, ci si rese conto della necessità di trovare qualcuno che si occupasse interamente del vestiario e iniziarono ad essere ingaggiati i primi costumisti, alternati o aiutati, dalla mano di grandi Maison.

Tanto nei film quanto sulle passerelle, l’abito non deve solo porre in risalto le dive, ma funge da completamento per la scena cinematografica sottolineando attraverso i tessuti o i tagli, un’epoca, un’emozione, una sensazione, uno stile di vita.
L’abito racconta e trasmette. E chi può aiutare meglio della mano di uno stilista?

Sono davvero numerosi i fashion designer che soprattutto negli ultimi anni hanno collaborato con la grande arte del cinema: Armani, Dior, Fendi, Cerruti, Valentino, Prada, Gucci, Gaultier, Chanel, Versace, Yves Saint Laurent e tanti altri. Ma togliamoci qualche curiosità.

Miuccia Prada per Romeo+Juliet e il capolavoro The Great Gatsby

Era il 1996 quando Baz Luhrmann lanciò sul grande schermo una delle rivisitazioni più belle dei capolavori shakespeariani. Tutto è trasportato quanto più lontano si possa immaginare, a partire dall’ambientazione: siamo a Verona Beach, che nulla ha a che vedere con la bella città italiana, dove le spade diventano pistole, i cavalli automobili da corsa e i Montecchi e i Capuleti pericolose gang rivali. Dimenticate l’Italia: qui la grammatica seicentesca ha un accento californiano e veste Prada.

Esatto, insieme agli eccentrici abiti di Dolce&Gabbana che vestono la maggior parte degli attori, è Miuccia Prada che pensa alla semplicità di Romeo e Giulietta voluta dallo stesso Luhrmann. Nonostante il chiaro stile poco sobrio delle famiglie di appartenenza, Giulietta non indossa piumaggi o camicie da notte trasparenti ma la vestono linee delicate, semplici, senza pretese come ci mostra il bellissimo abito da angelo del ballo. Lo stesso discorso vale per il bel Romeo. Prada ha infatti creato l’abito da sposo per Di Caprio avvolgendolo di una camicia di cotone e una cravatta a fiori, tanto per non dimenticarci che è un Montecchi. Ma comunque grazie Miuccia, c’hai regalato un sogno.

Il vincente binomio Prada- Luhrmann si ripete anche in un altro capolavoro: The Great Gatsby. Insieme ad un’altra grande Maison, quella marcata Miu Miu, Miuccia Prada ha il compito di riportare su tessuto 40 abiti da cocktail pronti a ricreare la spregiudicata ed elegante atmosfera dell’America degli anni Venti. Gli abiti richiamano chiaramente il lineare stile Prada ma con rimandi alla moda anni ’20 per cui è presento un trionfo di paillettes, cristalli, morbide pellicce, velluti raffinati, frange con un abito color oro che porta la protagonista, Daisy, in pompa magna.

Manolo Blahnik per Maria Antonietta di Sofia Coppola

Era il 1774 quando Maria Antonietta D’Asburgo, a soli 18 anni, divenne regina di Francia. Ed era il 2006 quando Sofia Coppola decise di realizzare un film dedicato alla tanto discussa sovrana. Giovane, capricciosa e vittima della disattenzione del marito, la regina fu nota per aver trovato piacere e consolazione nel lusso, nella sregolatezza, nella superficialità e, come quasi ogni donna, nelle scarpe!
Pare infatti ne possedesse circa 500 ordinate per modello, tessuto e colore.

Tutto ciò trova un connubio perfetto nella pellicola statunitense, nella fisionomia dell’attrice protagonista, Kirsten Dunst e nelle bellissime calzature che indossa con fierezza firmate Manolo Blahnik. Adoratore sin da sempre della regina, il designer spagnolo, dopo un attento studio tra i musei parigini e londinesi, custodi delle belle scarpe regali, ha realizzato le calzature dell’epoca unendo un sapiente uso di seta, broccato e un’attenta scelta di dettagli che hanno sicuramente contribuito alla vincita dell’oscar come miglior costume. Clap Clap  Monsieur Blanik, siamo sicuri che se la regina fosse ancora viva, avrebbe indossato sicuramente delle Blanik.

Eiko Ishioka per Biancaneve

È stata la favola per eccellenza. Ci siamo addormentati tutti sperando che Biancaneve, alla fine, riuscisse a sconfiggere la regina cattiva coronando il suo sogno d’amore con il bel principe. L’abbiamo amata e sostenuta e Hollywood non è stata da meno. Ce la siamo vista riprodotta in tutte le salse e, nel 2012, non è passata inosservata la pellicola presentata dal regista indiano Tarsem Singh che ci ha presentato la sua visione di Biancaneve con una bella Lily Collins nel ruolo di protagonista e un’elegantissima Julia Roberts nei panni della regina cattiva.

Pellicola particolare, certo, ma mai quanto i suoi bellissimi costumi firmati Eiko Ishioka. La designer giapponese, già nota per aver vinto l’Oscar per i costumi di “Dracula” di Bram Stoker, non ha deluso neppure questa volta, e come ultimo capolavoro prima di lasciarci, ci ha regalato una seria di abiti maestosi che odorano di eleganza, innovazione e fantasia. Un genio della moda che con i suoi abiti ha fatto passare quasi in secondo piano la bellissima favola dei fratelli Grimm.

Adele De Prisco

Adele De Prisco

Adele De Prisco, nata nel cuore dell'inverno nel quasi ormai troppo lontano 1995 a Gesualdo, è una laureanda in Filologia Moderna presso la Federico II. Non ama definirsi né raccontarsi, nella maggior parte dei casi non è nulla di quello che pensate voi. Dunque, tutto quello che c’è da sapere sul suo conto lo scoprirete leggendola su La Testata, o forse no.
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