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Storie dietro i nomi più comuni dei colori

Narrazioni, origini geografiche e storiche, frutti o fiori e tanto altro si cela dietro ogni colore che conosciamo, vediamo e usiamo nella vita di tutti i giorni.

Rosso. Il colore rosso è tra i più antichi utilizzati dall’uomo, basti pensare alle pitture rupestri. Era usato già dai fenici e poi dai romani tramite estrazione dalle murex, i murici. Il rosso è l’unico colore per il quale sia stata definita in modo univoco una chiara radice proto-indoeuropea, cioè reudh-: da essa deriva il latino ruber, rufus (da cui l’italiano “rosso”). Come si può immaginare, il rosso era il colore del sangue degli uomini e degli animali, simbolo della vita, ma anche della violenza e della morte ed era il colore del fuoco, analogamente creatore e distruttore, e da ciò discende una forte simbologia che lega questo colore al potere.

Blu. Il blu rientra, come il rosso, tra i colori primari, ma, a differenza della modernità, in antichità e fino al Medioevo era quasi per nulla utilizzato. Se pensiamo, infatti, alle rappresentazioni in cui è presente il cielo,  questo è spesso bianco o dorato. Questo soprattutto per gli alti costi di realizzazione del colore, che era ottenuto macinando lapislazzuli, e quindi accessibile solamente a opere richieste da facoltosi committenti. Molto spesso veniva però sostituito dalla più economica azzurrite, ottenuta da impasti meno nobili, che però non offriva la stessa brillantezza di colore. Il nome deriva dal germanico blao, a sua volta dal proto-indoeuropeo bhle-was. La radice di tale termine non solo significava “blu”, ma anche “color della luce”.

Verde. Il sostantivo “verde” deriva dalla lingua latina: viridis, da virere, “essere verde”, “verdeggiare” e ha forse la storia con più alti e bassi di tutti i colori. Da sempre presente in natura, è rimasto da parte nelle pitture rupestri sino ai romani e ai greci. Nel Medioevo inizia però ad assumere connotati positivi: è simbolo della natura e della primavera, ma anche grazie alla sua natura cangiante, viene associato al diavolo e alle streghe, divenendo cupo, sporco.

Accantonato durante il periodo dell’Illuminismo, solo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento il verde finalmente riuscì ad avere un po’ di fortuna imponendosi come colore della borghesia, del tempo libero e poi di nuovo simbolo dell’ambiente ai giorni nostri.

Giallo. Il significato del giallo risiede nel suo stesso nome, che può essere ricondotto alla radice indoeuropea -ghel, la quale, curiosamente, oltre a voler dire “brillante”, “splendente”, significa anche “urlare”, “gridare”. Insomma, un colore che attira l’attenzione e trasmette gioia. Esso proviene da elementi di origine minerale, come le ocre e da sempre viene usato in tutte le civiltà per rappresentare, soprattutto nella sua variante oro, abbondanza, potere e divinità.

Viola. Il nome di questo colore deriva proprio dal fiore omonimo e denota dignità e nobiltà, intelligenza, prudenza, umiltà e saggezza. Da secoli il colore viola è ottenuto artificialmente tramite un particolare lichene della famiglia delle Roccellaceae, la Roccella tinctoria. Presente soprattutto sugli scogli e le rocce marittime del bacino mediterraneo, esso era noto già agli antichi egizi e viene citato da filosofi e naturalisti greci.

Arancione. L’arancio prende il nome proprio dal frutto che lo rappresenta per eccellenza: infatti, nonostante le arance fossero già presenti in Italia, fu quando i portoghesi portarono in Europa dalla Cina questo frutto che ci si trovò ad affrontare il problema del suo nome e del suo colore. Ad affermarsi fu la forma indoeuropea e già diffusa in Persia “nāranğ”, così i mercanti veneziani iniziarono così a vendere le “naranze”, che divennero “narance” e infine le nostre arance.

Insomma, di colori ce ne sono davvero tanti, e non solo sfumature di quelli detti fin ora. Per esempio, il nome del bianco (che racchiude tutti i colori) deriva dal germanico blanc (o blanch, blank), che sta per “splendente”, “scintillante”, mentre il nero (l’assenza di tutti i colori) proviene dal latino nigrum, che significava “scuro”, “cupo”, e in senso figurato voleva anche dire “tetro”, “sfortunato”.

Spero di aver accontentato le vostre curiosità ma anche spinto a scoprire di più sugli altri colori, magari sul vostro preferito.

 

Carolina Niglio

 

 

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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