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Respirare ad alta quota

Settembre è sinonimo di inizio, di nuovi propositi, di iscrizione in palestra per rimettersi in forma dopo le vacanze estive.

Gli atleti che ricominciano la stagione agonistica devono essere in forma prima dell’inizio di settembre per affrontare al meglio i primi impegni. Per questo motivo molti gruppi sportivi organizzano ritiri per riprendere l’allenamento e la concentrazione che agosto ha allentato. La montagna è uno dei luoghi preferiti per questo genere di viaggi, sia per allontanarsi dalla routine quotidiana favorendo la concentrazione, sia per migliorare la resistenza di base degli atleti, quindi la loro capacità aerobica.

Infatti oltre i 1800 metri s.l.m. l’ossigeno presente per unità di volume d’aria è minore, motivo per cui l’organismo abituato alla pressione atmosferica del livello del mare impiega tempo per acclimatarsi: le prime risposte sono a livello dell’apparato cardiorespiratorio, dal momento che il cuore ha bisogno di un numero maggiore di gittate sistoliche per pompare ai muscoli la quantità di ossigeno che necessitano per il corretto funzionamento. Inoltre, sempre per mantenere la giusta quantità di ossigeno nel sangue, il numero di globuli rossi tende ad aumentare e di conseguenza anche l’emoglobina. Se ne deduce che un organismo sottoposto a sforzi fisici in queste condizioni migliorerà le sue prestazioni una volta tornato a bassa quota, purché l’allenamento sia effettuato coscienziosamente su tempi di gara con intervalli di recupero più lunghi di quelli abituali.

La “preparazione a blocchi” è stata la prima tipologia di allenamento ideata, e tutt’oggi è la maggiormente applicata, specie negli sport che prevedono lunghe pause nella stagione agonistica. Difatti questo tipo di lavoro non può essere effettuato nel periodo immediatamente precedente una gara perché l’organismo non sarebbe preparato ad affrontare l’alternarsi del lavoro aerobico/anaerobico. Per questo motivo tali lavori sono effettuati generalmente un paio di volte all’anno, a inizio agosto e talvolta durante le feste natalizie. Tuttavia recenti studi hanno dimostrato la validità di un allenamento svolto su cicli settimanali al posto della preparazione a blocchi.

La preparazione a blocchi allena un singolo sistema energetico per volta – aerobico, anaerobico, massimale – per un tempo relativamente lungo: da un minimo di una settimana può protrarsi fino a tre settimane; la durata è ovviamente stabilita in base ai risultati che si desidera ottenere e alla preparazione iniziale dell’atleta. Con il ciclo settimanale o bisettimanale invece vengono allenati tutti i sistemi energetici contemporaneamente: un giorno verrà dedicato maggiormente al lavoro aerobico, un giorno a quello anaerobico e così via. I risultati raggiunti sono equivalenti, col vantaggio che il ciclo settimanale mantiene l’atleta in costante assetto di gara: questo è un aspetto non trascurabile negli sport in cui non sono previste lunghe pause in cui inserire la preparazione a blocchi.

Queste due tipologie di preparazione possono essere applicate indifferentemente durante i ritiri estivi in montagna; infatti nonostante la tradizione dei ritiri calcistici preveda la preparazione a blocchi, cicli più brevi e vari, abbinati alle condizioni di ipossia dovute all’alta quota, giovano egualmente alle prestazioni degli atleti.

Marta Maresca

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La Redazione

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