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Fuga dai 17 anni: “Mamma, ho deciso. Esco dal gruppo!”

Congratulazioni adolescente, avrai una decina d’anni di crisi esistenziali da prendere a pugni! Ma tranquillo, tanto poi tutto passa.

Non preoccuparti se hai avuto paura, se sei stato insicuro o se ti sei sentito inferiore, tutti siamo passati tra le grinfie dei 17 anni.

Alcune fobie e insicurezze possono diventare punti di forza se guardati dal giusto punto di vista. L’equilibrio interiore ce l’abbiamo già e più ci agitiamo, più ce ne allontaniamo.

Enrico Brizzi, attraverso il personaggio di Alex, col suo romanzo d’esordio Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Una maestosa storia d’amore e di «rock parrocchiale», racconta i disagi e gli smarrimenti della sua adolescenza, un’età complessa che non sempre è vissuta con la consapevolezza di chi ce la farà ad essere un adulto esemplare. La voglia d’indipendenza, di essere grandi e la foga di voler spaccare il mondo sono i temi che l’autore cerca di offrire ad un pubblico molto vasto. Anche un adulto leggendone potrebbe fare un passo indietro nel tempo, sorridere e pensare “In fondo, ce l’ho fatta!”.

Brizzi, all’età di soli vent’anni, ha segnato un’intera generazione di adolescenti arrabbiati in cerca d’indipendenza e subordinazione alcuna. Alex D., il Girardengo e protagonista della storia, ha 17 anni, sfreccia in bicicletta per i colli bolognesi a ritmo di Sex Pitols e Red Hot Chilli Peppers, è uno di quelli duri, solitari e con pochi amici. Adelaide, causa di felicità improvvisa del nostro Alex, con la sindrome da crocerossina cerca di prendere parte al mondo svogliato e tremendamente punk del nostro Alex, che la paragona a un intero disco di Battisti. Martino, invece, con una situazione familiare instabile e appena diciannovenne è l’amico di sbronze, quello pieno di soldi, di droga e una casa da offrire quando la sera non sei nelle condizioni giuste per tornare a casa dei tuoi.

Per tutto il tempo della storia Alex e Adelaide si danno appuntamento all’ombra di un albero per raccontarsi le proprie ambizioni e urlare al mondo la loro voglia di “uscire dal cerchio che gli è stato disegnato intorno”. Forse è proprio questo che il nostro protagonista cerca di fare rifiutando la scuola, i consigli dei genitori e la vita monotona dei suoi compagni di classe.

Ad Alex piace alzarsi, andare via ed uscire dal gruppo proprio come John Frusciante –nel libro identificato come Jack – decide di lasciare i Red Hot Chilli Peppers rifiutando la troppa popolarità che la band aveva ormai raggiunto. Perdendo il titolo del ragazzo gentile, studioso ed educato, Alex non si fa sottomettere, non ci riescono, eppure sente un vuoto, quello che si prova all’insegna dell’estate quando la scuola è finita, la tua ragazza decide di studiare per un anno nella lontana America e il tuo migliore amico, l’unico in grado di ascoltarti senza chiedere nulla, decide di farla finita con un colpo di pistola. Solo. Solo in una Bologna tutta uguale e troppo silenziosa per uno come Alex che ama fare rumore.

In ogni riga, in ogni parola emerge il desiderio materiale e intellettivo di libertà del nostro ragazzo:

“Insomma, a quanto ne so dovrei studiare per strappare un titolo di studio che a sua volta mi permetta di strappare un buon lavoro che a sua volta mi consenta di strappare abbastanza soldi per strappare una qualche cavolo di serenità tutta guerreggiata e ferita e massacrata dagli sforzi inauditi per raggiungerla. Cioè, uno dei fini ultimi, è questa cavolo di serenità martoriata. (…) E allora, perché dovrei sacrificare i momenti di serenità che mi vengono incontro spontaneamente lungo la strada? Perché dovrei buttarli in un pozzo, se fanno parte anche loro del fine a cui tendere? Se un pomeriggio posso andare a suonare o uscire con una ragazza che mi piace perché cavolo devo starmene a casa a trascrivere le versioni dal traduttore o far finta di leggere il sunto di filosofia? La realtà è che mi trovo costretto a sacrificare il diciasettenne felice di oggi pomeriggio a un eventuale me stesso calvo e in sovrappeso, cinquantenne soddisfatto, che apre la porta del garage col comando a distanza e dentro c’ha una bella macchina, una moglie che probabilmente gli fa le corna col commercialista e due figli gemelli con i capelli a caschetto identici in tutto ai bambini nazisti della Kinder. (…) Dunque la domanda di oggi è: un orrore di queste proporzioni vale più del sole e del gelato di oggi pomeriggio?”

E allora, le crisi esistenziali non saranno state vane perché in fondo non lo si fa a posta, solo non lo si capisce. Basta un salto fuori dal cerchio perché è sempre ora di uscire! In fondo, hai solo 17 anni…

Serena Palmese
Vedi anche: Sorridi: Sophie Calle ti sta spiando!

Serena Palmese

Mi piacciono le persone, ma proprio tutte. Anche quelle cattive, anche quelle che non condividono le patatine. Cammino, cammino tanto, e osservo, osservo molto di più. Il mio nome è Serena, ho 24 anni e ho studiato all’Accademia di belle Arti di Napoli. Beati voi che sapete sempre chi siete. Beati voi che sapete sempre chi siete.
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