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Achille Lauro fa rumore, ma Silvestri è un vetro e taglia

di Francesca Caianiello

Sanremo 2019. Caudio Baglioni che soffre se per più di mezz’ora non canta, Virginia Raffaele che domina il palco e Claudio Bisio che sfascia i divani della famiglia Savastano per farsi confezionare una giacca. E i cantanti?

Kermesse attesissima, vetrina più famosa di Italia, finalmente la settimana di Sanremo è arrivata! Tra commenti su stile e abbigliamento talvolta si dimentica di soffermarsi sui veri protagonisti del festival: i testi delle canzoni. Ecco a voi una ristrettissima analisi di pochi – pochissimi – artisti e dei loro testi.

Daniele Silvestri non delude mai. Come il buon vino, più il tempo passa, più i suoi brani ci sorprendono. Accompagnato da Rancore, racconta del dramma della nuova generazione. Giovani che ormai già dai primi anni di vita sono abituati ad avere a che fare nella propria quotidianità con dispositivi multimediali. È ormai sviluppato un rapporto così simbiotico con la tecnologia da rasentare la malattia. La denuncia di Silvestri vuole colpire violentemente la sensibilità di chi lo ascolta e avere accanto una personalità tagliente come Rancore non può che aver reso ancora più espressivo il suo messaggio.

Ultimo con I tuoi particolari parla dei dettagli dell’altro. I più piccoli dettagli che si scoprono nell’altro in una vera e propria poesia. Racconta dei momenti che possono sembrare i più futili di una vita trascorsa insieme, quelli che sembrano inutili e sono invece la prima cosa a mancare quando ci si allontana. Romanticismo e introversione che si mescolano e generano il canto della distanza, il grido di chi ha conosciuto chi gli ha cambiato la vita e vuole ancora stringerlo a sé. Porta il messaggio delle piccole cose alle grandi platee. Sicuramente tra i favoriti.

Dibattutissima la partecipazione a Sanremo di Achille Lauro. Achille va ammirato per la sua coerenza. Non ha assolutamente finto di essere ciò che non è. Ha portato la sua follia sul palco dell’Ariston così come da folle si è sempre comportato, anche prima di approdare alla vetrina più in voga d’Italia. Inneggia ai marchi e a ciò che all’apparenza pare possa fare vivere la “bella vita”.

Eppure non manca nella conclusione l’appello a Dio affinché possa giungere alla salvezza, quella vera che non è fatta di ricchezze materiali. E per quanto se ne parli… ma quanto si sarà divertita l’orchestra dell’Ariston a trovarsi davanti uno spartito così rock e a dover attaccare su un Achille Lauro che parte di quinta tutto da solo? Con le luci verdi alle sue spalle come uno dei cattivi veri, ha sicuramente introdotto grandi novità ad un pubblico abituato ad atmosfere molto più soft.

Reginetta indiscussa del ballo è sicuramente lei: Arisa.
Quasi come la Fata Madrina di Shrek che parte da toni leggeri per poi esplodere con la propria grinta al centro della scena, Arisa parte in sordina per poi fare il botto. Dopo i primi versi in cui introduce una profonda riflessione sul senso della vita e dell’esistenza Arisa cambia totalmente il registro di riferimento. La musica cambia, esplode la festa e la risposta è evidente: non pensarci più, unica chiave di lettura per sentirsi bene. Insomma, quest’artista è ormai approdata nel cuore degli italiani e non smette mai stupire.

Cristicchi canta il suo bisogno di essere ascoltato da chi ama. Una richiesta, una preghiera: “abbi cura di me”. Qualunque cosa tu scelga di fare della tua vita, anche senza di me, non ferirmi. Vai via, lì dove il tuo cuore desidera andare, ma non farmi del male. Oppure resta, resta qui accanto a me fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare, tu stringimi forte e non lasciarmi andare. Una meravigliosa riflessione sul rapporto con l’altro, perché: siamo in equilibrio sulla parola insieme.

Shade e Federica Carta creano un’alchimia che funziona sempre. Dopo il successo di Irraggiungibile, presentano all’Ariston Senza farlo apposta. Anche se all’apparenza banale, il testo che racconta di una separazione tra due amanti funziona.

L’orecchiabilità del brano permette di poterlo cantare al secondo ritornello già dal primissimo ascolto. Ed è anche questo di Sanremo che ci piace, trovare la melodia che ci entri in testa. E poi Shade ha saputo fare il suo, ha intercalato nel testo un paio di frasi che meritano davvero uno spunto di riflessione: “Mi hai lasciato un po’ di te, ma hai preso tutto il resto”. È finita ormai, io ho il ricordo di te, ma ho dimenticato chi sono io. Bravo Shade!

E secondo voi chi vincerà la 69° edizione?
Attendiamo tutti sabato sera con ansia!

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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