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Un artista poliedrico: Giorgio Vasari

Pittore, architetto e storico dell’arte: è Giorgio Vasari, figura eclettica del Rinascimento italiano.

“Dico, adunque, che la scultura e la pittura per il vero son sorelle, nate di un padre che è il disegno, in un sol parto et ad un tempo; e non precedono l’una all’altra, se non quanto la virtù e la forza di coloro che le portano addosso fa passare l’uno artefice innanzi all’altro; e non per differenzia o grado di nobiltà che veramente si trovi in fra di loro.” – Giorgio Vasari

Pittore e architetto, esponente della stagione artistica che segnò il passaggio al manierismo, è ricordato innanzitutto come lo storiografo e critico d`arte che ha raccolto e descritto le biografie degli artisti del suo tempo.

Giorgio Vasari, nacque ad Arezzo nel 1511, svolse la sua attività prevalentemente a Firenze, dove fondò l’Accademia delle arti e del disegno insieme ad altri artisti, basata sul principio che lo studio del disegno è la base per tutte le arti.

Non è, infatti, da trascurare l’attività svolta da Vasari come difensore di quest’ultimo e della forma fiorentina. La sua passione per l’arte lo portò, talvolta, a sminuire le opere di alcuni artisti come Pintoricchio, che nella sua opinione abbondava in ornamenti e preziosità, e a preferirne altri.

Dopo un primo apprendistato nella bottega del pittore di vetrate Guglielmo Marcillat, iniziò il suo percorso artistico tra Arezzo e Firenze lavorando nelle botteghe di artisti famosi come Andrea del Sarto e Raffaello da Brescia e frequentando artisti come Rosso Fiorentino e Francesco Salviati. Sotto la protezione del cardinale Ippolito de’ Medici si trasferì quindi a Roma intraprendendo lo studio dei grandi testi figurativi della maniera moderna.

Nei decenni successivi viaggiò molto tra Roma, Firenze, Arezzo e Venezia dipingendo numerose opere e intensificando sempre più la sua produzione di pale d’altare. Ad Arezzo si dedicò alla decorazione della propria abitazione, trasformata oggi in un museo.

Chiamato più volte a Roma dal papa, è autore in periodi diversi delle decorazioni di una cappella a San Pietro in Montorio e delle tre cappelle vaticane di San Michele, San Pietro Martire e Santo Stefano. Nel periodo romano, inoltre, conobbe e frequentò Michelangelo, che lo indirizzò verso lo studio dell’architettura.

Nel 1945, invece, eseguì dei lavori di affresco nella chiesa Sant’Anna dei Lombardi, rendendola  una delle più rilevanti testimonianze del rinascimento toscano a Napoli.

Nel 1550 uscì la prima edizione dell`opera a cui è più legata la sua fama – le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori e scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri – in cui riordina tutto il materiale raccolto dal 1540 sulla vita e sulle opere degli artisti da Cimabue in poi.

In esso Vasari offre la sua critica dell’arte occidentale attraverso diverse prefazioni, queste discussioni presentano tre periodi di sviluppo artistico: secondo Vasari, l’eccellenza dell’arte classica è stata seguita da un declino della qualità durante il Medioevo, a sua volta invertito da un rinascimento delle arti in Toscana nel XIV secolo, iniziato da Cimabue e Giotto e culminato nelle opere di Michelangelo.

Nonostante questi difetti, il lavoro di Vasari in Le Vite rappresenta il primo esempio grandioso di moderna storiografia. Il canone degli artisti del Rinascimento italiano che ha stabilito nel libro dura ancora oggi ed è quasi diventato uno standard qualitativo. Inoltre, la traiettoria della storia dell’arte che ha presentato ha costituito la base concettuale per la cultura del Rinascimento e continua ad influenzare le percezioni popolari della storia della pittura occidentale.

Nel 1554 tornò di nuovo ad Arezzo, chiamato a progettare il coro del Duomo.

Su invito del duca Cosimo I de’ Medici, che lo assunse al suo servizio, si trasferì poi a Firenze realizzando i lavori di ristrutturazione e decorazione di Palazzo Vecchio. Successivamente gli venne affidata la fabbrica di Palazzo degli Uffizi, che fu completata solo dopo la sua morte, e del cosiddetto Corridoio Vasariano, che congiunge gli Uffizi a Palazzo Vecchio attraverso l’antico Ponte Vecchio.

Ricevette, infine, l`incarico di affrescare con un Giudizio Universale la volta della cupola di Santa Maria del Fiore del Brunelleschi.

Nel 1568, intanto, portò a compimento la seconda stesura delle Vite, che è considerata la prima storia critica della pittura italica. Rispetto all’edizione d’esordio, la successiva presenta l’aggiunta di numerose integrazioni e correzioni sia sotto il profilo stilistico che critico.

Agli artisti fiorentini – questa la tesi di fondo che sottende l’opera – andrebbe riconosciuto il merito di aver fatto rinascere l’arte classica dal buio del Medioevo. Con le sue 18 edizioni italiane e 8 traduzioni straniere, il libro riscosse un grande successo nella sua nuova veste arrivando a rappresentare una pietra miliare della storiografia artistica: un punto di riferimento ancora oggi fondamentale per lo studio della vita e delle opere degli oltre 160 artisti che vi sono descritti.

Dunque, essere un artista poliedrico nel 1500 non deve essere stato per nulla semplice. A Giorgio Vasari va il merito di essere stato un esempio di come la cultura, in tutte le sue forme, può essere d’aiuto, di sopravvivenza e di spessore.

di Veronica Nastri

La Redazione

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