Primo PianoSport & Benessere

Il miele: infinita dolcezza, innumerevoli proprietà

Il miele, grazie alla sua natura celeste, ci procura ancora un grande delizioso piacere (Aristotele).
Una visione ricca di poesia, ma non solo: vediamo perché.

Cibo degli dèi, antisettico naturale, economia del Paese

Per le api (e alcuni altri imenotteri), il miele è usato come nutrimento e mattone, sotto forma di cera, per la loro classica abitazione esagonale.
Questi insetti sono attirati dalle ghiandole nettarine dei fiori. Il “nèttare” è la soluzione zuccherina che viene raccolta.
“Bottinare” è il verbo per descrivere ciò che fanno le api quando atterrano sulla pianta mellifera, raccolgono il nettare e lo portano via (non si poteva trovare quindi un termine più evocativo), per cibarsene fresco nei mesi caldi o stiparlo come miele per l’inverno.

Ma per noi cos’è davvero, il miele?
È un alimento, certo, differente per sapore, profumo e caratteristiche a seconda del vegetale da cui ha origine. Però c’è dell’altro.
Per la salute, soprattutto per chi soffre di glicemia alta, è una valida alternativa al classico zucchero da tavola, nome di battesimo “saccarosio”.
Condividono entrambi la presenza di glucosio e fruttosio, ma lo zucchero è solo una miscela dei due carboidrati sopracitati, il miele ha invece una percentuale di venti punti più bassa di glucosio e di dieci rispetto al fruttosio. Il resto è acqua, zuccheri più complessi, minerali importanti e vitamine.
Ora sapete perché vi davano la pappa reale per farvi concentrare durante i compiti di matematica delle elementari.
I nutrizionisti più calcolatori sapranno che il miele (65 calorie circa in un cucchiaino) è più calorico dello zucchero (50 kcal circa). Quelli più scaltri sanno però che il miele dolcifica meglio, quindi ne è richiesto meno per insaporire, e che è più complesso, quindi le destrine al suo interno rilasciano – in proporzione – meno calorie. Chi è a dieta e inizia la giornata con fette biscottate e miele può confermarvelo.

Ma “miele” vuol dire “polline”. Anche perché dalla corteccia e dalle gemme si ricava la propoli, un antivirale usato in ambito sanitario e antibatterico industriale dalle proprietà indiscusse e continuamente confermate in ogni angolo del pianeta (Galeotti et al, 2018; Yoshimasu et al., 2018).

Ma “polline” per tanti significa “allergia”.

Basta saper scegliere: miele di betulla e l’incidenza di allergie diminuisce per più della metà (< 60%, “International Archives of Allergy and Immunology”, 2011). Quelli che hanno il naso chiuso, inoltre, preferiscono il miele di eucalipto, poiché la quercetina è un toccasana contro gli stati infiammatori.
Coloro che difendono i prodotti tipici italiani non possono non amare il miele di castagno, amaro e deciso, generalmente prodotto sulle Alpi. Ce n’è, quindi, per tutti i gusti e gli utilizzi.
Gli amanti del biologico possono gongolare: un miele più grezzo, e quindi meno lavorato, equivale a un miele più ricco di melassa, meno calorica dello zucchero (< 35% circa di kcal) ma più ricca di minerali come ferro (10 milligrammi circa su 100 grammi di miele), potassio (1500 mg/100 g), magnesio (quasi 100 mg/100 g), calcio (500 mg/100 g). Se calcolassimo le Dosi Giornaliere Consigliate (RDA, per gli addetti ai lavori) su questi elementi e ci ronzassero delle api mellifere sotto casa, potremmo vivere più sani e forti (su 100 grammi, ad esempio, l’RDA di ferro è dell’80% circa; del potassio è del 75%).

O forse non è proprio così?
Il “cibo degli dèi”, come lo consideravano gli antichi Greci – e con essi i Romani che lo importavano dai contorni del Mediterraneo e prima ancora gli Egizi che inseguivano le api lungo il Nilo -, è purtroppo pesantemente soggetto all’inquinamento.
Basterebbe comprare un miele prodotto da un unico luogo, incontaminato e certificato.
La legge è a completa difesa del consumatore: è ammesso miele a partire da nettare o melata, non sono tollerate aggiunte di antibiotici e altri farmaci per il trattamento delle api, è vietata la produzione di “miele artificiale”; per gli amanti della giurisprudenza: partite dalla Legge Quadro sull’Apicoltura del 24 dicembre 2004, n. 313 per arrivare al Decreto legislativo, 07/01/2016 n° 3.
Il Belpaese ci tiene a tutelare i suoi alveari – più di un milione – i suoi 45 mila apicoltori, di cui quasi la metà professionisti del settore, e il suo giro d’affari, dalla cera al miele, da 150 milioni di euro annui.
La dicitura territoriale D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) sulla confezione dovrebbe addolcirvi ulteriormente: il miele di acacia della Lunigiana, ad esempio, non deve contenere quantitativi di HMF (idrossimetilfurfurale, pericoloso per le api stesse) superiori ai 10 mg su kg di miele invasettato.

Il vasetto che avete in mano presenta degli strati di differente colore? Non fatevi prendere dal panico: è soltanto “degradato”, cioè ha subìto separazione di fasi, da qui gli strati di tono diverso, o fermentazione. Avrà un sapore diverso, tutto qui.
Vi sono più strati bianchi? In questo caso, il miele ha “cristallizzato”: dal 20% dell’acqua di cui è costituito il miele, lo zucchero “precipita” come se non avesse più spazio. Anche qui, il miele avrà un sapore diverso. Spesso migliore.

Se vi ho instillato dubbi sulla qualità del miele che avete nella credenza, mica vorreste buttarlo via?
Per la cura della vostra pelle – se non ci sono ferite/escoriazioni gravi – è ideale uno scrub con miele, zucchero (2 cucchiai per ogni cucchiaio di miele) e uno spruzzo di limone per i pori più ostinati.

Come visto, il miele è una risorsa preziosa, e dai molteplici vantaggi: tra i tanti già elencati, le aziende agricole che nei paraggi hanno habitat naturali di insetti impollinatori vedono aumentare la loro produzione. Quando il titolo di “insetti sociali” va oltre la mera aggregazione per necessità.
Risorsa, però, non infinita. “Il nostro cibo dipende dagli insetti impollinatori che sono sotto minaccia”, tuonò all’inizio del 2016 l’IPBES l’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services; la rivista Science ha urlato a piene pagine che dagli anni ‘80 in Nord Europa la perdita di impollinatori è stata devastante (più del 50% in Inghilterra e più del 60% nei Paesi Bassi).

Urbanizzazione senza freni e uso massiccio di pesticidi potrebbero portare a un’estinzione globale delle specie di insetti mellifere, ma il recente ritorno al “green power” potrebbe fare la differenza.
Staremo a vedere. Sorseggiando dell’ottimo idromele, il miele fermentato.

Antonio Liccardo

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
Back to top button