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Cos’è la fibrosi cistica?

La fibrosi cistica è una delle malattie genetiche più diffuse tra i caucasici, con un’incidenza di 1:1600 nati vivi. È una patologia multisistemica causata da una mutazione a carico del gene CFTR che codifica per un canale posto sulla membrana cellulare deputato alla fuoriuscita del cloro.

Cosa implica?

Le mutazioni che colpiscono questo gene sono molto numerose, ne sono state identificate più di mille. Ogni mutazione causa un’alterazione differente del prodotto genico, più o meno grave, quindi dà una manifestazione patologica diversa. Possiamo avere una forma associata prevalentemente a sterilità nel maschio, ma anche forme che colpiscono l’apparato respiratorio. Queste ultime sono tra le più note e gravi, caratterizzate dalla produzione di un muco molto denso che viene rilasciato nelle vie aeree causando ostruzione e predisposizione ad infezioni (non a caso la fibrosi cistica è anche detta mucoviscidosi). Gli apparati più colpiti sono in generale il riproduttore, il respiratorio e il gastrointestinale: ciò sottolinea quanto la malattia sia eterogenea e che il canale mutato svolge in ruolo cruciale in tutto l’organismo.

Evoluzione del gene

Nella storia evolutiva di un gene va considerato un fenomeno chiave che è la pressione selettiva. Esercitare una pressione selettiva su un carattere ereditario vuol dire favorirne la conservazione perché in qualche modo esso porta dei benefici. Ricordiamo, inoltre, che la fibrosi cistica è una malattia autosomica recessiva: questo vuol dire che affinché si manifesti è necessario che siano mutate entrambe le copie del gene CFTR; di ogni gene esistono infatti sempre due copie dette “alleli”. Se una sola è mutata il soggetto non manifesta la patologia ed è definito “portatore sano”. Secondo una teoria i portatori sani di fibrosi cistica – cioè chi ha un allele mutato ma è sano – sono protetti dalla diarrea causata dalla tossina colerica, l’agente che probabilmente ha esercitato in questo caso la pressione selettiva sul gene.

Il caso dei bambini salati

Nella fibrosi cistica il difetto del canale del cloro porta ad un’inibizione nella fuoriuscita del cloro dalla cellula. Abbiamo però un’eccezione: a livello delle ghiandole sudoripare si verifica, infatti, un aumento del rilascio di cloro che avrà come conseguenza la produzione di un sudore particolarmente salato. Quando è stata descritta per le prime volte la malattia, si è parlato, infatti, di bambini che “lasciavano un sapore salato sulle labbra” se baciati sulla fronte. Attualmente il test del sudore è proprio una delle possibilità diagnostiche a disposizione. Per via della sua estesa diffusione, così come per ipotiroidismo congenito e fenilchenuria, si effettua, inoltre, uno screening neonatale obbligatorio per individuare tempestivamente la malattia e intervenire quanto prima con le terapie.

Possibilità terapeutiche

Questa patologia è una di quelle per cui si stanno provando degli approcci molto all’avanguardia, le cosiddette terapie genetiche innovative. Una di queste prevede di sostituire il gene mutato con il gene wild type, ovvero la versione funzionale dello stesso. Come? Attraverso un virus! Virus opportunamente modificati in laboratorio, come gli adenovirus, possono, infatti, fare da vettori per il gene. Il meccanismo teoricamente è semplice: si prende il gene sano, lo si inserisce nel virus modificato e reso innocuo, e si utilizza il virus per sostituire il gene malato con quello wild type. Si tratta di un approccio molto sofisticato e in fase di sperimentazione che non manca certo di complicazioni ma che rappresenta solo una piccola finestra sulle possibilità terapeutiche che la manipolazione genetica può offrire.

di Domenico Macari

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La Redazione

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