The Snowman

The Snowman è un silent book disegnato con matite colorate, scritto da Raymond Briggs, illustratore, fumettista e scrittore britannico. Pubblicato per la prima volta nel 1978 con la casa editrice Hamish Hamilton nel Regno Unito e dalla Random House negli Stati Uniti, divenne un film d’animazione nel 1982 e un classico natalizio.
Nell’introduzione alla trasposizione cinematografica Briggs ebbe modo di narrare il ricordo che lo ispirò a raccontare questa storia; era inverno e si registrò la più grande nevicata che avesse mai visto. La neve era caduta per tutta la notte costantemente e al mattino seguente svegliandosi trovò la sua casa immersa in un silenzio ovattato. Gli sembrava di vivere in un sogno, una visione magica, e proprio durante quella giornata modellò il suo pupazzo di neve.
La storia è ambientata a Westmeston in Sussex ai piedi delle colline di South Downs. Sta nevicando. È buio. Il paesaggio è completamente innevato. Un bambino dai capelli rossi non riesce a dormire, il mattino dopo si sveglia e con grande sorpresa scorge dalla finestra della sua camera, la neve. È felice, forse anche un po’ triste, perché non ha nessuno con cui giocare e condividere la gioia che prova.
Decide di realizzare un pupazzo di neve; è davvero grande lo osserva compiaciuto, ma affinché sia davvero un Signor Pupazzo mancano i dettagli. Rientra in casa e rimedia una sciarpa, un cappello, una mela che fungerà da naso, e poi fuori, dei sassolini che diverranno due occhi e tre bottoni. Ma manca ancora qualcosa.
Con il suo indice disegna sul volto della creatura di ghiaccio un largo sorriso.
Si è fatto tardi, la notte sta per calare e sua madre lo richiama dentro. Il bambino non riesce a smettere di guardarlo, nemmeno quando è nel suo lettino: grande è l’ eccitazione. Poi, un bagliore illumina il suo pupazzo che come per magia prende vita.
Oh… il piccolo non riesce a crederci, pieno di euforia scende le scale senza fare rumore per evitare di svegliare i suoi genitori ed esce di casa. È tutto vero, il pupazzo di neve si toglie il cappello in segno di riverenza, poi gli stringe la mano ed entrano in casa.
Il bambino lo accoglie in salotto, gli mostra le luci del suo albero di Natale, poi lo fa accomodare sulla poltrona accanto al camino e accende il televisore, ma ecco che il suo amico di ghiaccio incomincia a sentirsi male. Il calore del fuoco sta per scioglierlo. Si spostano insieme in cucina, tra bolle di sapone, leccornie natalizie, poi entrano silenziosi e furtivi nella camera dei genitori.
Il piccolo mostra il cappello di sua madre, i pantaloni di suo padre e il pupazzo prende ad indossarli tutti, stando al gioco. Poi con un pennello mette sulle sue gote la cipria della mamma, si guarda allo specchio e insieme ridono di gusto, ma … perbacco.
Il pupazzo sta per stranutire. Presto. È ora di andare via.
Si dirigono, questa volta nella cameretta del piccolo, che gli mostra la danza di una ballerina del carillon. Prendono a ballare, ma attenti! Ci sono i pattini e un trenino in funzione. I due amici comprendono che la casa non è di certo il luogo più ideale per divertirsi e giocare, per questo escono fuori. Indossano i caschi e prendono la moto in giardino. Si addentrano nel fitto e buio bosco popolato da animali notturni, poi rientrano. Una leggera malinconia assale entrambi, sanno di certo che presto questa avventura finirà.
Il pupazzo di neve prende per mano il suo nuovo amico e volano su in alto nel cielo l’uno accanto all’altro. Viaggiano sopra il mare, la città, le colline innevate, accompagnati da tutte le altre creature di ghiaccio e giungono al Polo Nord, dove li accoglie lo spettacolo di una bellissima aurora boreale.
Ma non è finita qui.
Non sono soli, in quel magico luogo ci sono pupazzi di neve che cantano, ballano, mangiano e ridono, lì c’è anche Babbo Natale. Il bambino continua la sua fantastica avventura prima di ritornare a casa. La luce di un nuovo giorno sta per arrivare: è tempo di dirsi addio. Il bambino abbraccia forte il suo amico e torna al letto. Il mattino seguente pieno di gioia scende in giardino, ma lui non c’è più: il sole ha sciolto ogni cosa. Del suo amico restano a terra solo un cappello, una sciarpa e dei sassolini. Il piccolo pieno di malinconia e tristezza si china a terra.
Non gli resta che il ricordo di quell’amicizia, di quei momenti, di quel vissuto.
In una intervista del 2012 a Radio Times, Briggs dichiarò:
«Non faccio happy endings. Realizzo ciò che mi sembra naturale ed inevitabile»
Marika A. Carolla
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