Vacanze di Natale? Iniziamo a preparare i maglioni

Dal divano al guardaroba MC2 Saint Barth trasforma il film cult dei Vanzina in una capsule natalizia rileggendo il cinepanettone come prodotto. Tra nostalgia anni ’80, sociologia di classe e moda il passato torna indossabile senza scomodare gli archivi storici della maison.
Tra le grandi tradizioni del Natale, oltre alla scelta culinaria che divide le famiglie tra pandoro e panettone, ce n’è una che ha un suo spessore simbolico — se non proprio intellettuale: decidere cosa guardare in tv fingendo di avere alternative. Tra il Presidente che ci augura Buon Natale oscillando tra realismo e fiction istituzionale, i servizi dei tg con interviste per strada («Cosa farà a Natale?» «Mah, vediamo») e i programmi da palinsesto addobbati come salotti Ikea a dicembre, i film restano il rifugio sicuro.
I titoli nuovi scorrono veloci, spesso appesantiti da un inclusivismo così severo e da un politicamente corretto così zelante da sembrare più una lezione che un racconto. Tutto è giusto, educato e — diciamocelo — finto innocuo. Alla fine, però, Natale è anche nostalgia. E allora, un po’ per masochismo e un po’ per spirito critico, torniamo sempre lì, a guardare quello che eravamo. O quello che ricordiamo di essere stati, che è ancora più comodo.
Il cinepanettone, volenti o nolenti, fa parte di questo rito. Non lo scegli spesso ti capita. La tv è accesa, i pomeriggi delle feste sono lunghi e il cinema diventa un diversivo all’apatia post-pranzo. Il cinepanettone non ti chiede attenzione, non pretende profondità, non ti mette davanti a dilemmi morali e, anche se fai finta di no, la risata — prima o poi — te la strappa. MC2 Saint Barth ha preso atto di questo meccanismo e ha fatto una cosa molto semplice: l’ha spostato dal divano al guardaroba. Per i fan più coerenti, su entrambi i fronti.
MC2 Saint Barth vive le vacanze come identità, non solo come luogo
MC2 Saint Barth nasce nel 1994 con un’idea tanto semplice quanto efficace quella di vestire le vacanze. Non quelle culturali, profonde, trasformative da raccontare poi come experience. Ma quelle leggere, estetiche, fatte per divertirsi e basta, senza troppe pretese. Quelle che non ti cambiano la vita, ma almeno ti migliorano il weekend.
L’identità del brand è incastonata già nel nome: MC2 Saint Barth è l’acronimo di Monte Carlo to Saint Barth. Due luoghi che evocano glamour, spensieratezza, serate lunghe e zero senso di colpa. Una geografia simbolica che racconta perfettamente l’obiettivo del marchio, diventare il brand delle vacanze, del sorriso e del tempo libero. Superficiali? Forse. Ma non è che si possa sempre riflettere sul senso della vita, soprattutto tra un brindisi e un selfie. Dai, siamo sinceri.
Quando le vacanze erano lo stereotipo delle “vacanze vere”
Per il Natale 2025 MC2 Saint Barth guarda indietro. Un’Italia che piaceva — nonostante tutto — anche per la sua capacità di tenere parecchie cose sotto il tappeto, senza chiamarle traumi ma semplicemente “carattere”. La scelta cade proprio sui cinepanettoni. E sì, inutile fare i finti intellettuali, li abbiamo visti tutti Vacanze di Natale (1983), in particolare. All’epoca fu un successo clamoroso, con un cast che oggi definiremmo iconico: Christian De Sica, Jerry Calà, Guido Nicheli, Riccardo Garrone, Stefania Sandrelli.
La versione invernale di Sapore di mare, ma con più soldi, più status symbol e una quantità notevole di inconsapevolezza.
Riletto oggi, Vacanze di Natale funziona come un vero documento sociologico sull’Italia dei primi anni Ottanta. Cortina diventa il punto di incontro — forzato — tra classi sociali diverse. L’alta borghesia milanese dei Covelli, la romanità più popolare dei Marchetti, i nuovi ricchi, gli aspiranti tali. Tutti insieme, non per uguaglianza, ma per desiderio di ascesa.
Il film esalta gli oggetti e i luoghi che definiscono lo status dell’epoca con auto, hotel di lusso, ville, abbigliamento. Ma mostra anche la cafonaggine, l’ostentazione e un’ipocrisia borghese che emerge appena qualcosa devia dalla norma. Sfiora temi come la sessualità e l’omosessualità, restituendo l’immagine di un’Italia apparentemente libera ma profondamente conformista. Lontana da oggi, certo ma non così lontana da sembrare irriconoscibile, solo più esplicita, meno filtrata.
I Vanzina, cresciuti a Cortina, costruiscono una cartolina lucidissima dell’epoca del benessere, del craxismo e della voglia di emergere. È lì che nasce il manifesto del cinepanettone, capace di portare circa tre miliardi di lire ai botteghini.
Dal film al maglione come fuziona la sociologia della moda applicata
MC2 Saint Barth prende tutto questo e lo trasforma in prodotto. La nostalgia viene scomposta e ricomposta sotto forma di frasi-meme diventate culto: «Sole, whisky e sei in pole position», il cummenda Guido Nicheli che domina le piste; «E pure sto Natale ce lo semo levati dalle palle», il sollievo finale di Riccardo Garrone per festività vissute più come prova di resistenza che come festa.
Oggi, come allora, queste frasi non spiegano nulla eppure funzionano ancora.
Ed è proprio questa la loro forza, non pretendono interpretazione, solo riconoscimento. Ricamate su maglioni e accessori diventano idee regalo perfette con costi relativamente contenuti, pagamenti dilazionati e ironia pronta all’uso. L’intero contenuto conflittuale viene alleggerito, perfino la memoria diventa decorazione e il passato si fa indossabile, con sempre pronta la via d’uscita del «stavo scherzando». Non si ride più di quell’Italia, si prova a ridere con quell’Italia. E senza troppo sforzo, che a Natale è già una fatica sufficiente.
Trend insight, perché funziona (e vende)
L’elemento della nostalgia depotenziata rende il passato vivo ma privo di colpe. Torna, si fa riconoscere, ma non chiede conto di nulla. A questo si aggiunge un’ironia calibrata, presente ma mai divisiva, che fa sorridere tutti e cerca accuratamente di non urtare nessuno — se non chi, per principio, sente il bisogno di fare l’anticonformista anche a Natale, possibilmente davanti a un albero minimal. La memoria, in questo caso, funziona soprattutto come comfort. Riconoscere quell’Italia, con i suoi drammi, le sue cafonaggini e le sue ipocrisie, vale più che comprenderla fino in fondo. Non è analisi, è familiarità di sapere esattamente di cosa si sta parlando senza doverlo spiegare. Ed è qui che la moda fa quello che sa fare meglio, diventare un anestetico leggero.
Il maglione non è che sta lì a interrogare, problematizzare e non prende posizione. Quello lo lasciamo ai saggi e ai manifesti. Il maglione fa ciò che può, copre, conforta e permette di attraversare le feste senza farsi troppe domande. Che, a Natale, è già una presa di posizione piuttosto condivisa.
La collaborazione Vacanze di Natale x MC2 Saint Barth rappresenta una lettura lucida del presente. In un periodo in cui le vacanze natalizie sono sempre meno — e per chi può, sempre meno spensierate — la moda recupera un immaginario che promette leggerezza. Anche se solo estetica. Anche se solo per finta. Proprio come il cinepanettone.
Resta da capire se lo indossiamo per riderne o perché, in fondo, ci fa ancora sentire a casa. Nel dubbio, intanto, ce lo mettiamo addosso e proviamo a riderne per nostalgia, per inerzia o per pura sopravvivenza emotiva, chissà. In ogni caso, MC2 Saint Barth con questa collezione lancia un messaggio chiaro, ogni tanto una leggerezza ben confezionata fa ancora bene, anche quando sappiamo perfettamente da dove arriva.
Serena Parascandolo
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