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Adidas chiude la Shanghai Fashion Week 

La Cina non copia, guida  

Adidas ha scelto di chiudere la Shanghai Fashion Week con “Power of Three”, la sfilata che celebra i vent’anni del Creation Centre Shanghai, il cuore creativo del brand in Cina.
Una scelta che Adidas stessa racconta nel comunicato ufficiale pubblicato sul proprio media center (“adidas presents: POWER OF THREE at Shanghai Fashion Week”), dove definisce l’evento come un “omaggio al ruolo cruciale del design cinese nello sviluppo globale del marchio”.

Non è quindi soltanto un anniversario ma un vero e proprio posizionamento culturale. La Cina sta decostruendo la sua immagine – spesso narrata – da mercato industriale ma piuttosto un generatore di immaginari.
Il Creation Centre Shanghai nasce nel 2003 come laboratorio tecnico e nel giro di due decenni si trasforma in un vero hub internazionale di design. Non è un luogo di assemblaggio, ma di ideazione. Qui si definiscono estetiche, si sperimentano materiali, si ridisegnano silhouette pensate per una generazione – quella cinese – che ha completamente riscritto il rapporto tra sport, moda e identità urbana. Celebrare vent’anni significa riconoscere che una parte sostanziale dell’evoluzione del brand è passata proprio da questa città.

“Power of Three” restituisce questa traiettoria con estrema chiarezza. Oltre cento look, tutti sviluppati dal team di design cinese, portano in passerella un’idea precisa: lo sport non è più una categoria funzionale, ma un codice culturale. Le linee tecniche incontrano la fluidità dello streetwear, le stratificazioni dialogano con riferimenti estetici locali, i colori seguono logiche identitarie più che stagionali. È un linguaggio contemporaneo, urbano, globale.

E soprattutto: non è una collezione nata per piacere alla Cina, ma nata dalla Cina.
Questo è il passaggio decisivo, quello che ribalta uno degli stereotipi più persistenti in Occidente, ovvero l’idea della Cina come territorio della copia, della riproduzione e della velocità priva di identità. Oggi è vero l’opposto che vede la Cina come uno dei luoghi dove nascono i trend e dove si testa il futuro del retail.

Il modello see-now-buy-now, parte integrante della sfilata, non è una trovata teatrale, nel mercato cinese è già realtà. Guardi la passerella, desideri un capo e lo acquisti immediatamente. La filiera è pronta, la logistica è rapidissima e la Gen Z cinese vive la moda in tempo reale, senza la ritualità dilatata e spesso elitaria dei calendari elitari. 

In questo contesto, “Power of Three” assume un peso diverso. È la conferma che la direzione creativa non ha più geografie fisse e il baricentro della moda sportiva si sposta senza rumore, ma con estrema coerenza. Mentre una parte dell’opinione pubblica continua a immaginare la Cina come un distretto industriale, i brand globali vedono lungo e la considerano uno dei territori più dinamici del design contemporaneo.

La chiusura della Fashion Week non è un trofeo solo estetico, ma un segnale strategico, le aziende non cercano più ispirazione solo nelle capitali storiche della moda, ma nei luoghi dove si formano i consumi culturali del presente, quelli reali.
Shanghai, negli ultimi anni, è diventata esattamente questo, un ecosistema creativo capace di dettare ritmi, immaginari e modelli distributivi e Adidas sembra averlo compreso prima di molti altri così come “Power of Three”, come dichiarato dallo stesso brand nel comunicato ufficiale, non celebra solo il passato del Creation Centre Shanghai, ma la sua “centralità nel design del futuro”.

Serena Parascandolo

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Serena Parascandolo

Serena Parascandolo, classe ’89, napulegna cresciuta tra vicoli, sottoculture di locali underground e sogni infranti. Scrivo di moda, politica e sottoculture con una penna affilata e un cuore malinconico e sorridente, come un ossimoro. Femminista, queer, terrona, mamma. Studio e imparo ancora, perché la strada è lunga e il mondo troppo complicato per accontentarsi. La mia scrittura prova a essere un atto d’amore e una piccola rivolta.
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