Fucacoste e cocce priatorje: la notte tra l’1 e il 2 novembre la Puglia si illumina per i defunti

Una tradizione che unisce il culto dei defunti e la forza purificatrice del fuoco: durante la notte delle Fucacoste e cocce priatorje si incontrano vicino ai falò nel borgo di Orsara di Puglia antiche credenze e zucche intagliate.
In un piccolo borgo nel cuore del Subappennino Dauno a Orsara di Puglia, nella notte tra l’1 e il 2 novembre le vie del paese rivivono il rito delle Fucacoste e cocce priatorje, una tradizione millenaria che intreccia cibo, folclore e fede. Senza la benché minima idea dei riti di Halloween oltreoceano, questa tradizione fonda le sue origini nella vita contadina: nessun timore o suggestione nei confronti della morte, ma tanto rispetto.
Le zucche intagliate e illuminate di Orsara non spaventano, ma accolgono le anime dei morti: la tradizione vuole che in questa notte le anime dei nostri cari defunti tornino a visitare coloro che li amano.
L’origine delle Fucacoste e cocce priatorje
Dapprima con riti pagani e poi reinterpretate in chiave cristiana, le Fucacoste erano per le popolazioni contadine e pastorali i riti da celebrare tra fine ottobre e inizio novembre per il termine dell’anno agricolo.
Attraverso il fuoco si ringraziavano le divinità per il raccolto e si chiedeva loro protezione per l’inverno. Con la diffusione della regione cattolica e la festa di tutti santi e la commemorazione dei defunti, questo rito si è trasformato in una vera e propria festa in memoria delle anime del
Purgatorio.
Fin dal passato, così come nella cultura celtica con il Samhain, si credeva che con la fine dell’estate e con l’inizio delle stagioni più fredde si vivesse un tempo di passaggio, in cui il mondo dei vivi e quello dei morti si sfioravano. Le Fucacoste e cocce priatorje, letteralmente fuochi accesi e teste del Purgatorio, celebrano quindi il forte legame dell’identità contadina con i defunti: in questo rituale viene così celebrata la continuità generazionale e il legame con il proprio passato, non solo terreno.
Come si celebra questa tradizione
Durante la sera dell’1 novembre il borgo di Orsara si trasforma in uno spettacolo di luci: tutte le famiglie preparano falò e decorano le strade con zucche intagliate.
Danzano le fiamme fino a tarda notte, mentre l’aria si tinge di risate e suoni gioiosi. Quella delle Fucacoste e delle cocce priatorje è molto più di una festa dove ci si veste in maschera e ci si diverte
con la paura; è un momento di condivisione e memoria collettiva, dove si glorifica la prosecuzione tra passato e presente, tra morte e vita.
Il 1° novembre del 1900 suonavano le campane a morte dal mattino al
crepuscolo. (…) E la gente andava al cimitero con un grande dolore
nell’animo. Il paese veniva, non lo so se, abbellito, oppure al contrario,
con zucche che riproducevano un teschio – venivano svuotate e si inseriva
un cero. Le luci che uscivano dalle orbite, dal naso, dalla bocca,
pendevano dalle finestre. Alle 22 tutti rincasavano perché sapevano che
i morti quella notte uscivano dal cimitero e andavano a prendere le
ceneri dei fuochi (…)
racconta Z’ Gaetan in un intervista per Short.doc.
Buona Fucacoste e cocce priatorje a tutti voi, vivi e non.
Antonietta Della Femina
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