Un libro che salva i bambini… e anche noi grandi

Con Pietro e il mostro delle fiabe perdute, Danilo Bertazzi ci invita a riscoprire l’incanto dei libri nell’epoca degli schermi.
Con lo sviluppo tecnologico che la società odierna sta vivendo negli ultimi anni, la vita delle persone è cambiata radicalmente. Trascorriamo le giornate costantemente connessi: tra amicizie virtuali, post e storie da scorrere e pubblicare. È un tempo che corre veloce, pervaso dall’immediatezza dei contenuti e da stimoli continui e sempre nuovi che non lasciano spazio al silenzio, alla concentrazione e alla lentezza di cui la lettura si nutre.
Anche il mondo dei libri, infatti, ha risentito di questa trasformazione: le statistiche parlano chiaro, si legge sempre meno e, soprattutto, la carta fatica a reggere il confronto con la luce blu dei nostri schermi.
È proprio da questa consapevolezza che nasce il nuovo libro illustrato di Danilo Bertazzi, da tutti conosciuto come Tonio Cartonio della Melevisione. Con Pietro e il mostro delle fiabe perdute, l’autore ci porta in un piccolo villaggio chiamato Castel Fiabesco, che deve il suo nome a un castello che sorge in cima a una collina. La cittadina è famosa per la sua ricchissima biblioteca, frequentata da adulti e bambini che, ogni sera, si riuniscono per leggere storie prima di andare a dormire.
La lettura è un rito collettivo che tiene vivo il villaggio, finché l’arrivo della tecnologia non rompe l’incanto: telefoni e tablet rubano sempre più tempo alle persone, la biblioteca si svuota e Castel Fiabesco si riempie di malinconia. È allora che si risveglia il mostro delle fiabe perdute, una creatura ricoperta di pagine ingiallite e con occhi neri come l’inchiostro, divenuta fragile e inquieta proprio perché priva dell’energia della lettura.
Per sopravvivere, il mostro rapisce tutti i bambini del villaggio e li porta nella sua tana. Tutti tranne Pietro, che ama rifugiarsi nell’armadio a leggere storie di avventura e che, con il suo iconico cappello con orecchie da orsetto, avrà il coraggio di mettersi in viaggio per salvare i suoi amici. Sarà lui a restituire ai bambini la libertà e al mostro la linfa vitale delle storie, in un finale che sorprende per dolcezza e tenerezza.
Il libro colpisce per la delicatezza con cui racconta un tema profondamente attuale: senza lettura ci impoveriamo, e non solo culturalmente. Castel Fiabesco è lo specchio del nostro presente, un mondo in cui, a causa dell’iperconnessione, rischiamo di lasciare che le nostre librerie si trasformino in musei della polvere. Il mostro, allora, diventa metafora di ciò che accade dentro di noi quando ci dimentichiamo dei libri: ci isoliamo, perdiamo energia e vitalità, dimentichiamo di sognare.
E chi meglio di Danilo Bertazzi può ricordarci che non bisogna abbandonare il nostro bambino interiore? Lui che con il volto e la voce di Tonio Cartonio ha accompagnato l’infanzia di un’intera generazione, oggi ci tende di nuovo la mano con una fiaba che parla sia ai piccoli che ai grandi. Ai bambini regala l’avventura, i colori delle illustrazioni di Isabella Giannone Rendo, Julia Marcoccio e Angelo Mastrolonardo e l’emozione di un piccolo eroe capace di affrontare il buio con la forza della curiosità. Agli adulti offre, invece, uno prezioso promemoria: i libri non sono un lusso del tempo libero, ma strumenti necessari per coltivare immaginazione, empatia e meraviglia.
Pietro e il mostro delle fiabe perdute è, dunque, un’opera che funziona su due livelli: per i più piccoli è un primo passo per appassionarsi alla lettura, per i più grandi è un invito a riscoprire il piacere della lettura e a custodire quella parte di sé che crede ancora nelle storie a lieto fine.
Leggere diventa un atto di resistenza e, allo stesso tempo, di cura: un modo per opporsi alla frenesia e per concedersi un tempo diverso, fatto di pagine che prendono vita e che sanno ancora sorprenderci.
In fondo, il mostro delle fiabe perdute rispecchia anche un po’ noi, ogni volta che lasciamo che il tempo passi senza nutrire la nostra immaginazione. Ma come Pietro ci mostra, basta poco a ritrovare il filo delle storie e riscoprire quella bellezza che nessun algoritmo potrà mai regalarci.
Il segreto sta proprio qui: chiudere ogni tanto gli schermi, aprire un libro e permettere al nostro bambino interiore di tornare a sorridere, perché la meraviglia non è mai andata via, è solo rimasta ad aspettare che tornassimo a cercarla.
Maddalena D’Angelo
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