Bandiera palestinese non ammessa al Maradona: parla il Professor Marco Rossano

Palestina libera! Grida il mondo.
Dura repressione, asserisce lo Stato.
Marco è docente, giornalista e persona squisita, pacifica e composta. Ieri si è recato presso lo stadio Maradona di Napoli, portando con sé, oltre alla maglia dell’SSC Napoli, un simobolo che stiamo vedendo ovunque ultimamente. Per fortuna, direi.
Marco ha portato con sé una badiera palestinese, nulla più, con i documenti fra le mani si è presentato ai tornelli, dove gli è stato chiesto di non introdurre “vessilli politici all’interno delo stadio”. Con modi bruschi da parte delle Forze dell’ordine, ci racconta nel video, gli viene richiesta l’identificazione, identificazione necessaria e normale dal momento in cui allo stadio è una prassi. Marco ha già i documenti in mano, infatti. Si vede dal video che è estremamente provato, racconta di essere stato allontanato e di essere stato accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Mi viene difficile pensare che un uomo, un uomo che quotidianamente si spende per il sociale, un uomo che insegna con grande passione a molti ragazzi e ragazze, un uomo che gestisce un Festival del cinema, il Premio Fausto Rossano, che si basa su inclusività e rispetto per la salute mentale, un uomo che personalmente ho conosciuto nell sua gentilezza, mitezza e pacatezza, possa aver resistito a… A cosa? Identificarsi allo stadio è regola, che senso avrebbe? Mi viene difficile, ma potrei sbagliarmi. Mi viene difficile soprattutto perché non sarebbe la prima volta che assistiamo a prese i posizioni del genere, molti sono stati i casi in cui uomini e donne sono state identificate e non trattate civilmente per aver osato esporre una bandiera della Palestina.
Marco, giornalista, si è dichiarato come tale e i toni si sono calmati leggermente. Cos’è che avrà scatenato il timore? Il potere delle prole contro il potere del potere stesso? Non lo sapremo mai con certezza. Quello che sappiamo, prò, è che come Greta viene screditata, come persone senza anima denigrano la Flotilla, come alcuni si permettono di criticare il diritto allo sciopero, così pare che non si possa nemmeno più portare con sé una bandiera in sostegno di un popolo oppresso e sotto assedio genocida.
Marco dice delle parole giuste, Marco è uno di quelli che vengono schedati, assediati a loro volta per essere dalla parte umana della storia, come lo è la Professora Beatrice, su instagram beatrice_beatrike, che ha solamente ftto il suo dovere di docente, di storica, di filologa: ha spiegato, dato strumenti alle sue classi per dar loro la possibilità di scegliere in autonomia.
Ci si dimentica troppo spesso il potere dell’umana comprensione, il potere del riflettersi e guardarsi dentro, il potre dell’essere e rimanere umani. Ce lo dimentichiamo perché siamo spinti da una montagna di odio, di repressione e ignoranza, ma tutto ciò non deve essere il motivo per smettere di lottare.
Dissentite, come hanno dissentito coloro grazie ai quai oggi siamo quello che siamo, perché la verità su chi dice che non sdervirà mai a nulla è che il cambiamento non lo desidera perché è così che gli fa comodo. Come scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”: se vogliamo che tutta rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.
Permettetemi: se vogliamo che tutto cambi, dobbiamo fare in modo che tutto non rimanga mai com’è.
Palestina libera, più sciarpe e bandiere.
Benedetta De Nicola