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The Conjuring – il rito finale: la fine di un’era o l’inizio di una nuova storia?

Un successo mondiale, l’ultimo capitolo della saga basata sulle indagini paranormali di Ed e Lorraine Warren ha già raggiunto numeri record al boxoffice. Ma è davvero un addio?

Di esordio nel 2013, “The Conjuring” è una delle saghe horror con maggiore notorietà. Riuscita a fare breccia nel cuore di tantissime persone grazie ai suoi elementi narrativi e al perfetto equilibrio tra amore e horror, dirle addio è difficile per moltissimi fan.
Di film in film, la saga di successo mondiale ha raccontato la storia di una coppia realmente esistita, Ed e Lorraine Warren, prendendo d’ispirazione il loro lavoro di investigatori del paranormale per sviluppare
trame avvincenti e allo stesso tempo romantiche.
Un contesto in cui possiamo inserire anche l’ultimo film, uscito al cinema il 4 settembre 2025, che ha subito richiamato i fan alle armi – complice anche una campagna pubblicitaria fatta con i fiocchi.

The Conjuring: il rito finale

La chiusura della saga si è da subito imposta al pubblico con due trailer accattivanti, suscitando in molti aspettative davvero altissime.
D’altronde, dopo il successo che The Conjuring ha saputo costruire mattone dopo mattone, era inevitabile aspettarsi una fine degna di tale notorietà.
Eppure, questo finale stupisce fin da subito lo spettatore, con un assetto narrativo più lungo e lento, che suggerisce la voglia di creare terreno fertile per mettere un punto a ogni possibile questione in sospeso.
Al centro della scena vediamo Judy, l’unica figlia di Ed e Lorraine, nonché degna erede delle doti medianiche della madre. Ambientato nel 1986, è inevitabile vedere lo sviluppo della vita adulta di Judy e del suo rapporto quasi conflittuale con il suo dono.Sebbene ogni pronostico promettesse il ritorno non solo di Annabelle, bensì anche di Valak, questo nuovo capitolo di The Conjuring vede un nuovo caso sulla scena, raccontando la storia della famiglia Smurl.
I risvolti narrativi, tuttavia, risultano diversi dagli altri film.

Se negli scorsi episodi tutto era bilanciato, tra i Warren e la famiglia interessata all’infestazione, questa volta la sceneggiatura ha dato molto più rilievo ai protagonisti e ben poca alla famiglia Smurl, con piccoli dettagli persi durante lo svolgimento cinematografico.
Ma possiamo perdonare questa piccola pecca, dovuta probabilmente alla voglia di chiudere al meglio la saga horror e di salutare nel miglior modo possibile i coniugi Warren.
Indubbiamente, il passaggio di regia a Michael Chaves – che ha curato anche “The Conjuring: per ordine del diavolo” – è ben percettibile e non inferiore a quello di James Wan, a cui però i fan sono decisamente più affezionati.
Il finale è necessariamente commovente, ma lasciamo giudicare gli spettatori senza alcuna anticipazione in merito, al fine di far godere appieno questo ultimo appuntamento al cinema con Patrick Wilson e
Vera Farmiga nei panni dei Warren.

Ma questo è un addio? Sicuramente no.

Dopo solo un paio di giorni dall’uscita al cinema di “The Conjuring: il rito finale”, la HBO Max ha annunciato l’arrivo di una serie dedicata.
Tuttavia, non sono troppi dettagli a riguardo. Certa è la collaborazione di James Wan (regista dei primi due capitoli della saga) e di Peter Safran.
Non ci resta che attende con ansia ulteriori dettagli, soprattutto sul cast e su protagonisti, accontentandoci per ora di questo ultimo capitolo.
I coniugi Warren, dal punto di vista cinematografico, hanno fatto appassionare moltissimi di noi agli horror, grazie al talento non solo degli attori, ma anche al fantastico lavoro di registi e sceneggiatori.

In modo magistrale, hanno raccontato casi rivisitati di infestazione paranormale attinenti al reale, non rinunciando a una vena volutamente romantica, grazie alla bellissima storia d’amore dei Warren.

Sempre uniti, nel bene e nel male, non possiamo che riguardare con grande nostalgia l’intera saga,
augurandoci di rivedere in futuro questi magnifici personaggi nuovamente
sullo schermo, magari con volti a noi familiari.

Valeria Ruggiano

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Valeria Ruggiano

Valeria, classe 1998. Innamorata delle contraddizioni, dei poeti incompresi e delle nuove avventure che alleggeriscono la vita. Potrei divorare un libro in un giorno. Credo nel potere salvifico della scrittura e ne usufruisco senza alcun limite.
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