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L’era degli hashtag è davvero finita?

Negli ultimi giorni Factanza Academy ha lanciato una provocazione: “L’era degli hashtag è ufficialmente finita”. Ma è davvero così?

Molte piattaforme hanno ridimensionato il peso degli hashtag favorendo l’utilizzo della SEO, di parole chiave “più ricercate nella tua nicchia”. Sebbene gli hashtag restino strumenti validi per attivismo e visibilità, è innegabile si stia evolvendo il loro ruolo. A novembre dello scorso anno Instagram ha rimosso la funzione per seguire gli hashtag; nonostante questa scelta abbia modificato il nostro rapporto con questo tag, rappresenta a tutt’oggi una mossa di marketing strategica. Ma partiamo dalle basi…

Cos’è un hashtag?

Un hashtag è una parola, una frase o un numero preceduto dal simbolo # (cancelletto), usata sui social network per etichettare e raggruppare i contenuti legati allo stesso tema. La funzione di un hashtag è quella di rendere un contenuto più visibile, creare community – più persone si riuniscono attorno a determinati hashtag che simboleggiano interessi comuni -, partecipare a una conversazione globale – molti movimenti sociali, eventi, campagne e tendenze si sono diffusi grazie a hashtag simbolo (es. #globalsummudflotilla). Nato nel 2007 su Twitter, grazie a Chris Messina è diventato in pochi anni il simbolo stesso dei social network: per quasi vent’anni hanno avuto un ruolo centrale per la politica, per la community, per i brand e gli influencer.

Cosa è cambiato?

Con l’evoluzione delle piattaforme, la dinamica di utilizzo degli hashtag è cambiata: Instagram ha ridotto il loro peso eliminando la possibilità di seguirli e ad oggi la visibilità è determinata dagli algoritmi; su TikTok la ricerca dei contenuti avviene per la stragrande maggioranza tramite tendenze e suoni virali; LinkedIn a luglio scorso ha aggiornato il suo algoritmo e attualmente ha rivisto il ruolo degli hashtag: “Da quando quando gli hashtag sono stati introdotti più di 10 anni fa, direi che il nostro algoritmo di feed si è davvero evoluto e stiamo semplicemente lavorando meglio nel definire l’algoritmo dei contenuti e nel cercare di abbinarli al pubblico giusto”, ha dichiarato il responsabile dei prodotti LinkedIn Rishi Jobanputra.

hashtag

Hashtag o SEO?

Nonostante le due componenti non siano in competizione, in un certo qual modo si completano: gli hashtag collegano i contenuti all’interno di una piattaforma social e aiutano il fruitore del servizio a inserirsi in conversazioni, trend e community; la SEO, Search Engine Optimization, ottimizza i contenuti per i motori di ricerca, quali possono essere Google, Safari, Bing eccetera, portando un maggior traffico rispetto ai social. Nonostante quindi essi rispondano a logiche diverse la strategia vincente potrebbe essere utilizzarli in concomitanza: gli hashtag restano utili se usati con criterio – pochi e mirati -, la SEO offre una visibilità a lungo termine.

#Addio (ed era ora)

Su Factanza Academy leggiamo: “è ufficiale, gli hashtag non servono più per aumentare l’engagement e il traffico sui nostri contenuti. Non aiuteranno più con la categorizzazione dei post e ad essere scoperti più facilmente”. Il segreto e nell’uso della SEO: “oggi usiamo Instagram come fosse un motore di ricerca. Le persone cercano contenuti digitando parole chiave legate ai propri interessi.

Ma non finisce qui. Ora foto, Reel, caroselli e video possono comparire anche nei risultati di ricerca di Google. Questo significa più copertura organica e nuove persone che possono trovarti, anche al di fuori di Instagram. Trova le 10/15 parole chiave più ricercate nella tua nicchia e inserisci nella bio, nei tuoi post, nel testo dei Reel e anche nelle caption!”

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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