Harriet Tubman: Mosè degli afroamericani

“C’erano due cose a cui avevo diritto: la libertà o la morte; se non potevo avere luna, avrei avuto l’altra”.
Così parlò Araminta Ross, più conosciuta come Harriet Tubman, attivista statunitense che si impegnò per abolire la schiavitù nel corso del 1800.
Gli afroamericani la nominarono Mosè, poiché, nel corso della sua vita, riuscì a liberare tantissimi schiavi nelle piantagioni per renderli liberi. Questa fantastica donna, con coraggio e tenacia, combatté per ridare dignità e concedere i diritti a tutti coloro che ne erano stati privati.
Ma chi era davvero Harriet? Scopriamolo insieme.
Nacque nel Maryland, probabilmente tra il 1820 e il 1825. Sua nonna era arrivata dall’Africa su una nave di schiavi e la vita della giovane Araminta iniziò proprio tra le piantagioni. A soli cinque anni lavorò per i coniugi Brodess, poi venne comprata e diventò tata e nuovamente schiava per il raccolto.
La piccola Harriet conobbe subito la violenza, infatti veniva spesso frustata dai propri padroni quando non adempiva i compiti richiesti, imparò a resistere indossando strati e strati di abiti.
Nel 1833 si imbatte in uno schiavo in fuga e, nonostante le fu ordinato di fermarlo, lei non lo fece. Il padrone le lanciò un pezzo di metallo di quasi 10 kg che la colpì in testa e affrontò due giorni a letto, senza cure, per poi tornare al lavoro. Questo incidente le causò vertigini e continui mal di testa, ma anche delle visioni e attacchi epilettici che lei riteneva premonizioni divine.
Successivamente sposò un uomo libero, ma la relazione fu molto difficile, anche a causa della legge che imponeva ai figli nati da una schiava di essere di proprietà del padrone. I Brodess avevano intenzione di venderla, ma Harriet, dopo averli implorati di non farlo, tentò la fuga nel 1849.
Viaggiò per molto tempo e, orientandosi con la Stella Polare, riuscì ad arrivare al confine della Pennsylvania.
Fu in quel momento che, grazie all’organizzazione dell’Underground Railroad, che aiutava gli schiavi a diventare liberi, Harriet fu nominata Mosé degli afroamericani. Liberò prima la sua famiglia e, nel corso degli anni, aiutò circa 300 persone a fuggire dalla schiavitù. Con la Guerra di Secessione si arruolò nell’esercito dell’Unione e, nel 1863, divenne la prima donna a guidare una spedizione di soldati afroamericani, sul fiume Combahee.
Ma la vita di Harriet non finisce qui, infatti, terminata la guerra si unì al movimento del suffragio femminile, per dare voce ai diritti di tutte le donne che non ne avevano. Morì nel 1913 e a New York, nel 2008, è stata dedicata una statua in onore delle sue imprese. Ancora, nel 2019, il film Harriet racconta della vita di questa splendida guerriera, che ha lottato salvando più vita possibile e ridando dignità a persone ritenute inferiori.
Martina Maiorano
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