Phica.eu, il patriarcato digitale che ha truffato tuttə

Non solo un archivio di immagini rubate senza consenso, Phica.eu è stato un laboratorio di patriarcato digitale che ha ingannato vittime e carnefici.
Cos’è phica.eu?
Qualcosa che colpisse il circuito celebrale senza passare per la riflessione critica. Il potere, come ricordava Weber, si esercita anche attraverso i simboli e in questo caso l’organo femminile diventa marchio, richiamo, slogan da supermercato. Una calamita che promette consumo e possesso. Ma un nome da solo non basta: esso deve poggiarsi su un contenuto in grado di mantenerne l’appeal. Così, nel 2005, nasce il forum, confezionato come un prodotto scintillante, con tanto di luci al neon digitali e una narrazione accattivante. Anno dopo anno, utenti veri, cloni e troll hanno alimentato la piattaforma, fino a farle raggiungere circa 200.000 registrati (qualcuno parla di 700.000). Numeri che raccontano un successo costruito sulla violenza, sulla vergogna e su un modello tossico di binarismo di genere e di patriarcato. Phica.eu non è stato un semplice forum, ma una truffa digitale costruita a tavolino. A partire dal nome, che è già un manifesto. Non si tratta di una scelta goliardica di qualche nerd annoiato, ma di un’operazione di marketing vera e propria: l’intento è stato quello di creare un brand capace di attrarre masse di consumatori senza che questi si fermassero a leggere l’etichetta. Serviva qualcosa di semplice, diretto, immediatamente riconoscibile.
Chi sono davvero le vittime e chi i complici?
Tutti. In primis le donne, esposte e ridotte a merce con l’aggiunta del ricatto. E poi gli uomini, convinti ed illusi di avere potere, ma in realtà usati come semplici clienti. Alla fine, chiunque finisce truffato da un meccanismo simile, che non lascia vincitori. In Phica.eu non esiste una linea retta. Si è trattato di una centrifuga di colpe e gravi azioni ricattatorie subite che hanno coinvolto ciclicamente chi caricava le foto, chi le guardava, chi ne subiva la diffusione, chi flaggava il consenso: tutti ingranaggi nella stessa macchina, costruita per sfruttare desideri, vergogne e denaro, trasformandoli in profitto. In un sistema patriarcale digitale come quello di Phica.eu, la distinzione salta. Le donne diventano vittime designate, ma anche gli uomini vengono ridotti a bancomat inconsapevoli. Perché dietro l’illusione di potere e di consumo restano cifre, flussi di denaro, scatole cinesi e criptovalute: il lato più tecnico di un patriarcato che non è solo simbolico, ma soprattutto economico e geopolitico. Ed è qui che si rivela un aspetto importante del problema sistemico: molti utenti dopo l’uscita dello scandalo e l’aumento del clamore mediatico hanno provato a contattare i gestori dell’azienda (è stata scoperta nelle scorse ore la responsabilità di un 45enne originario di Pompei e residente a Firenze quale vertice della struttura, registrata in Bulgaria) per chiedere la rimozione dei contributi da loro postati: lì si è registrato il cortocircuito sistemico.
Gli abuser hanno ricevuto richieste economiche – in alcuni casi addirittura superiori ai 1000 euro o comprendenti opachi pacchetti d’abbonamento da sottoscrivere – da parte dei responsabili della piattaforma, in cambio della promessa di rimozione del materiale: un ricatto basato sull’inganno, considerando che solo la disperazione può far credere che dei criminali siano disposti a liberarsi definitivamente di foto, video o dati compromettenti ed utili a ricattare altre persone. I pagamenti avvenivano spesso tramite l’utilizzo di Criptovalute e bitcoin e questo non è un dettaglio: si tratta di strumenti in forte espansione anche sul mercato nero, perché non facilmente tracciabili dalle autorità. Pagare con le cripto mantiene il flusso di denaro nascosto e se questa circolazione di soldi avviene verso soggetti come i gestori di Phica.eu – la cui identità era appunto sconosciuta ed il cui utilizzo di “scatole cinesi” ha impedito nell’immediato di risalire alla fonte che avrebbe incassato i pagamenti – il problema patriarcale si fonde direttamente con le dinamiche della criminalità.
O addirittura, assume traiettorie geopolitiche: la presenza sulla piattaforma di materiale appartenente ad alte cariche dello Stato italiano, attivisti, giornalisti ed esponenti mediatici di fama nazionale lascia ipotizzare una trama ancor più oscura dietro questa vicenda: spesso i servizi segreti di paesi impegnati in operazioni di influenza ed infiltrazione hanno utilizzato piattaforme simili, sfruttandone la registrazione in paesi con normative sulla regolamentazione online poco stringenti (è purtroppo il caso della Bulgaria), per infiltrarsi al loro interno o assoldare chi ne ricoprisse ruoli di vertici. Questo permette di operare lontano dai riflettori e poter ricattare esponenti istituzionali di paesi nemici, di conseguenza minacciandone la sicurezza nazionale. E, se ci riflettiamo, crea un parallelismo tra frizioni geopolitiche, operazioni di influenza e dinamiche patriarcali che riflettono la nostra quotidianità: uno Stato o un servizio di sicurezza appartenente ad esso – come un uomo violento e prevaricatore – può sentirsi in diritto di ingannare, ricattare ed esercitare pressione psicologica su qualcuno che identifica come la propria vittima. Nel primo caso, magari è un paese nemico o un suo rappresentante istituzionale di primo piano. Nel secondo caso, è una moglie, un amante, un parente. È spesso l’uso della vergogna e del ricatto a creare il parallelismo: un politico che viene ricattato o influenzato tramite la minaccia o l’effettiva pubblicazione di suo materiale compromettente è uguale ad una donna civile comune, magari inconsapevole del fatto che stiano per rovinarle vita e reputazione sociale, attraverso azioni violente che nascono nel seme della sopraffazione e dell’invalidazione.
Phica.eu la truffa più vecchia del mondo
Phica.eu ha usato il corpo femminile come fosse un prodotto in offerta speciale. Non un corpo reale, ma la sua riduzione a prototipo: immagine rubata, foto manipolata, brand pubblicitario degno del peggior supermercato. La logica era sempre la stessa: scaffali pieni, prezzi accattivanti, la promessa di una gratificazione immediata. Il corpo della donna diventava “merce di richiamo”, come il volantino che ti spinge a comprare senza chiederti cosa ci sia davvero dentro l’etichetta. L’offerta del giorno che offerta non è.
Dall’altra parte c’era l’uomo, trasformato in consumatore compulsivo. Convinto di accedere a un prodotto esclusivo, “fiutava l’offerta” come se avesse scoperto un privilegio segreto. In realtà comprava un pacco vuoto. Pagava per un potere che non esisteva, spendeva dati e denaro per alimentare un sistema che lo vedeva solo come pollo da spennare. E mentre si sollazzava con la fotografia rubata, intanto qualcuno si prendeva la sua carta, il suo nome, la sua identità.
Il gioco intanto cresceva, arrivando ai piani alti: dentro il forum c’erano anche foto di spicco, ed è per questo che il forum oggi è messo sotto attacco (e meno male) ma anziché continuare a polarizzare le discussioni tra chi ha messo le foto o perché si mettono le foto e quindi imbottire i soliti discorsi trito e ritrito di misandria e misoginia ci soffermassimo a guardare il focus del problema? Mentre ci dividiamo tra guerre di genere il forum chiudeva pronto a riaprire affianco. Società intestate a teste di legno, scatole cinesi che si spostano come in un giro di valzer. Non sarà più Phica.eu ma diventerà Phicone.it magari, e così via.
Misandria e misoginia straripanti, mentre la truffa resta invisibile. Noi ci facciamo la guerra tra truffati, ma nessuno si interroga mai davvero sul truffatore reale.
Il problema non è la guerra tra noi. Il problema è chi la organizza, la monetizza e si arricchisce grazie ad essa. Quando inizieremo a guardare lì e combattere questa minaccia?
Serena Parascandolo
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