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Le eroine dimenticate del 14 luglio: quando le donne accesero la Rivoluzione

Olympe de Gouges, Charlotte Corday, Claire Lacombe e tante altre: riscopriamo le protagoniste femminili della Rivoluzione francese, che hanno lottato per la libertà e l’uguaglianza e che la storia ha troppo a lungo lasciato nell’ombra. 

Il 14 luglio del 1789 la presa della Bastiglia segnò l’inizio simbolico della Rivoluzione francese. Quel giorno, il popolo di Parigi si sollevò contro l’assolutismo monarchico, dando il via a uno dei capitoli più tumultuosi e affascinanti della storia moderna. 

Libertà, uguaglianza, fraternità: ideali scolpiti nella memoria collettiva e incarnati da figure maschili iconiche come Robespierre, Danton, Marat. Ma la Rivoluzione non fu solo affare d’uomini. Anzi, fu anche, e a volte soprattutto, cosa di donne. Eppure, queste protagoniste restano spesso relegate a note a margine. È tempo di rimetterle al centro. 

Olympe de Gouges fu tra le prime a comprendere che una rivoluzione vera non poteva escludere la metà femminile dell’umanità. Con la sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, pubblicata nel 1791, riscrisse il testo sacro della Rivoluzione in chiave femminista. La sua visione era chiara: le donne dovevano godere degli stessi diritti civili e politici degli uomini. Le sue idee, troppo audaci per l’epoca, le valsero il patibolo. Ma il suo messaggio è sopravvissuto e oggi risuona con più forza che mai. 

Non meno audace fu Charlotte Corday, giovane donna di origini aristocratiche ma di spirito repubblicano, che scelse un gesto estremo per opporsi alla deriva sanguinaria del Terrore: pugnalare Jean-Paul Marat, voce infiammata dei giacobini. La sua azione, compiuta il 13 luglio 1793, sconvolse la Francia e le costò la ghigliottina. Ma dietro quel gesto non c’è solo il sangue: c’è una consapevolezza politica, una lucidità rara, un coraggio che ha pochi eguali. “Ho ucciso un uomo per salvare centomila”, dichiarò. La storia l’ha giudicata assassina o martire. Ma fu, senza dubbio, una figura centrale e determinante, capace di imprimere una svolta nel corso degli eventi con un atto che ancora oggi interroga la coscienza storica. 

Nel cuore pulsante della politica rivoluzionaria c’era anche Marie-Jeanne Roland, più nota come Madame Roland. Colta, raffinata, ispiratrice dei Girondini, fu la mente dietro molte scelte politiche del marito e della fazione moderata. I suoi salotti erano luoghi di pensiero, discussione e strategia. Quando venne arrestata e condannata, pronunciò parole rimaste leggendarie: “O Libertà, quanti crimini si commettono in tuo nome!”. Con lei, moriva una delle voci più limpide e coerenti del primo idealismo rivoluzionario. 

Ma non furono solo intellettuali o aristocratiche a scrivere pagine di rivoluzione. Nelle strade dei mercati, alle porte delle Tuileries, le donne del popolo furono protagoniste in prima linea. Claire Lacombe, attrice e combattente, fondò con Pauline Léon la Società delle Repubblicane Rivoluzionarie, un movimento femminile radicale che invocava diritti sociali e politici. Marciarono armate, parteciparono agli assalti, reclamarono pane, giustizia, dignità. 

Louise-Renée Leduc, detta Reine Audu, guidò la celebre marcia su Versailles il 5 ottobre 1789, trascinando con sé migliaia di donne per chiedere al re pane per i propri figli. Quelle donne non si limitarono a reclamare: agirono, cambiarono la storia con i piedi, le mani, le voci. 

E poi c’erano le “tricoteuses”, le donne che sedevano ai piedi della ghigliottina a lavorare a maglia mentre la Rivoluzione divorava i loro figli. Dipinte spesso con disprezzo, come simbolo di ferocia femminile, erano in realtà testimoni attive del cambiamento. Erano madri, mogli, sorelle, cittadine: presenza costanti e consapevoli in un tempo che chiedeva scelte radicali. 

Celebrare oggi queste figure non è solo un esercizio di memoria storica. È un atto politico e culturale. Significa restituire voce e dignità a chi lottò per una rivoluzione che fosse davvero di tutti. Significa riconoscere che il coraggio, l’intelligenza e la passione non hanno genere. E che ogni 14 luglio, accanto ai nomi maschili in grassetto sui libri, dovrebbero brillare anche quelli di Olympe, Charlotte, Claire, Marie-Jeanne, Pauline, Louise e di tutte le altre che la storia ha dimenticato, ma che la memoria viva può finalmente riportare alla luce. 

Perché anche loro, quel giorno, c’erano. E hanno fatto la Rivoluzione. 

Maddalena D’Angelo

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Maddalena D'Angelo

Un po' troppo timida, particolarmente sensibile, esageratamente romantica, mi definirei così. Sono Maddalena D’Angelo, classe ’99 e laureata in Filologia Moderna. Amo vivere d'arte: la cerco, la ammiro, la creo. Come? In tanti modi e tra questi con la penna in mano. Perciò fai attenzione, se leggi tra le righe scopri ciò che sono.
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