Oriana Fallaci: alla scoperta di uno degli emblemi del giornalismo italiano

A 95 anni dalla sua nascita, Oriana Fallaci è ancora una delle figure più dibattute del giornalismo italiano e internazionale: la sua penna ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama mediatico del Novecento, raccontando la storia di una donna divenuta mito.
Nata a Firenze il 29 giugno 1929, Oriana Fallaci rappresenta ancora oggi, dopo 95 anni dalla sua nascita, una delle personalità più iconiche e controverse del giornalismo italiano del XX secolo.
Ricordata per il suo impegno politico e per la sua rivoluzione femminista nel mondo della stampa, la Fallaci segna profondamente il panorama culturale contemporaneo, venendo considerata tutt’ora un modello di riferimento e ispirazione per chi crede nel potere della parola e nella lotta contro le ingiustizie.
Fin da bambina, la Fallaci cresce in un ambiente fortemente politico, segnato dai valori della Resistenza antifascista. Nel 1944, vive in prima persona gli orrori della grande guerra: suo padre Edoardo Fallaci, un partigiano attivo, viene catturato e torturato dai fascisti a Villa Triste, mentre l’allora giovane Oriana viene impegnata come staffetta per trasportare munizioni da una parte all’altra del fiume Arno. L’Esercito Italiano le conferisce successivamente un riconoscimento d’onore per il suo attivismo.
Dopo un breve periodo universitario negli anni Cinquanta, ella lascia gli studi per dedicarsi pienamente alla sua passione per il giornalismo, incoraggiata dallo zio Bruno Fallaci, anch’esso giornalista. Ancora studentessa, a soli diciassette anni, inizia a collaborare con Il Mattino dell’Italia Centrale, quotidiano fiorentino su cui pubblica il suo primo articolo. Il trasferimento a Roma per il periodico L’Europeo, le permette di conoscere il direttore e giornalista Michele Serra, che riconoscendo il grande talento della giovane decide di lanciare la sua carriera in tutto il mondo. Grazie ad una breve permanenza negli Stati Uniti nel 1956, il materiale raccolto le dà l’occasione di scrivere il suo primo libro I sette peccati di Hollywood, con una prefazione firmata dal regista Orson Wells, raccontando i segreti della patinata vita mondana della “La Mecca del cinema”. Sin da subito, la giornalista si distingue per lo stile diretto, la capacità di scrivere in modo appassionato e la sua determinazione nel voler raccontare la verità anche nei contesti più scomodi.
Negli anni Sessanta, la carriera di Oriana Fallaci subisce una svolta decisiva: il suo lavoro le conferisce il ruolo di corrispondente di guerra in alcuni degli scenari più difficili del mondo contemporaneo. Si reca in Vietnam, raccontando i conflitti con uno sguardo acuto, un forte senso morale e una rara capacità narrativa. Nel 1969, la drammatica esperienza tra la vita e la morte vissuta durante la Guerra del Vietnam la segnerà profondamente, venendo successivamente narrata sotto forma di diario nel libro Niente e così sia.
Sono gli anni Settanta che tuttavia, consacrano il nome di Oriana Fallaci nell’Olimpo del giornalismo: i suoi articoli rivolgono la sua attenzione verso le più importanti figure politiche dell’epoca, arrivando fino alle testate mondiali più rilevanti e interfacciandosi con personaggi come Muammar Gheddafi, Indira Gandhi e Ayatollah Khomeini, raccogliendo queste interviste nel saggio Intervista con la storia del 1974. La sua intervista più celebre è probabilmente quella a Khomeini (1979), durante la quale ebbe il coraggio di togliersi il chador davanti al leader della rivoluzione islamica, accusandolo di imporre un sistema oppressivo verso le donne. Lo stile delle sue interviste era inconfondibile: più simile a uno scontro verbale che a una conversazione, le sue domande erano spesso aggressive, tese a mettere l’intervistato alle strette.
Nel 1975 l’amore intenso e tormentato per Alexandros Panagulis e la vicenda della maternità mancata danno vita all’opera maggiore della giornalista, Lettera ad un bambino mai nato, il primo libro non nato da una raccolta di interviste. Il libro è un’opera dal carattere intimista, scritto sotto forma di monologo, in cui la donna dialoga con il figlio mai nato, rappresentando un momento cruciale nell’acceso dibattito culturale e sociale degli anni Settanta, momento storico in cui si discutevano con forza i diritti civili, in particolare il diritto all’aborto e all’autodeterminazione della donna. Oriana affronta il tema da una prospettiva profondamente personale e drammatica, ponendo al centro il conflitto tra l’essere madre ed essere donna, tra il desiderio di dare la vita e il timore di perdere sé stessa e la propria libertà.
Dopo lunghi anni di silenzio, Oriana Fallaci torna al centro del dibattito pubblico con una nuova fase della sua carriera, molto diversa da quella degli anni precedenti. In seguito agli eventi degli attentati dell’11 settembre 2001, un profondo turbamento la spinse a scrivere uno dei testi più controversi della sua carriera, l’articolo La rabbia e l’orgoglio, in cui la scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale, attaccando duramente l’Islam integralista. La forte presa di posizione solleva accese polemiche, inserendosi con forza nel dibattito mondiale e divenendone il fulcro. La pubblicazione segna una svolta radicale nella percezione pubblica della figura della giornalista, generando due immagini contrapposte: celebrata in passato come giornalista impegnata, furono in molti ad imputarle di aver assunto posizioni antislamiche e reazionarie. Altri, al contrario, la considerarono una voce profetica e capace di denunciare pericoli che altri preferivano ignorare.
La figura della Fallaci resta una delle più affascinanti e controverse del giornalismo mondiale. Amata e criticata, capace di suscitare forti emozioni e dividere l’opinione pubblica, Oriana Fallaci è stata una testimone appassionata del suo tempo. La sua voce ha attraversato la guerra, la politica, l’amore e la morte, divenendo ispirazione e oggetto di studio, simbolo di libertà intellettuale.
Ilaria Perris
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