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Anche i muri parlano e stavolta denunciano violenza: ma dove siamo al sicuro?

‘’Qui anche i muri hanno le orecchie’’, una frase che conosciamo bene, una frase vera, come quella che recita ‘’anche i muri possono parlare’’.

Questa volta a farlo sono quelli di Napoli, denunciando violenze subite da ragazze da parte di datori di lavoro e istruttori di scuola guida.

Sul muro che costeggia la chiesa di San Pietro a Majella, sono state attaccate le prove evidenti di molestie, avances non apprezzate, ‘’pseudocomplimenti’’ non richiesti. Tre grandi IPhone mostrano chat di Whatsapp tra una ragazza e il datore di lavoro e una ragazza e l’istruttore di scuola guida. Non siamo al sicuro da nessuna parte. Siamo stanche. Le immagini attirano l’attenzione dei passanti, che leggono, commentano e vanno via amareggiati: ‘’sta andando tutto a rotoli’’ ‘’va sempre peggio’’ ‘’che schifo’’ si sente sussurrare tra le strade, eppure la situazione non accenna a migliorare.

‘’Tutti questi complimenti mi imbarazzano’’ scrive una delle vittime, ma a chi c’è dall’altro lato dello schermo non importa, non si ferma e alla domanda della ragazza ‘’domani posso passare in ufficio per l’assunzione?’’ lui risponde ancora ‘’solo se verrai senza mutandine’’.  Lei voleva solo iniziare a lavorare.

L’altro screen è una conversazione tra una ragazza e l’istruttore di scuola guida, l’unica cosa che lui dovrebbe fare è insegnarle a guidare, eppure i suoi messaggi lasciano intendere tutt’altro, la verità, le sue vere intenzioni ‘’io vengo a scuola guida per imparare, se sono attenta, è solo per affrontare l’esame nel migliore dei modi’’ scrive la ragazza, ma lui continua ad insistere.

La violenza non è solo quella fisica. Non è solo lo schiaffo che ti ha dato nel ‘’momento di rabbia’’ e che ti darà di nuovo, perché nonostante i suoi ‘’scusami, cambierò’’ non cambierà mai. La violenza è anche quando non rispetta i tuoi no, violenza è quando ti umilia, ti tratta male, ti fa credere di essere la carnefice, quando vuole decidere come devi vestirti, quando non vuole che tu esca da sola, quando non vuole che tu abbia amici uomini, quando ti dice parolacce di ogni tipo perché ‘’mi hai fatto innervosire.’’ La violenza è quella fisica, ma anche quella psicologica. La violenza è anche quella che i soggetti sopra riportati hanno usato nei confronti delle ragazze, due ragazze che volevano lavorare e imparare a guidare, solo quello. Ad aver subito lo stesso siamo in tante, tantissime e in forme e situazioni diverse, ma le emozioni negative che si provano dopo sono le medesime: quello sguardo viscido che ti segue anche in casa, quelle parole lette o ascoltate che si imprimono nella mente, quella sensazione di sporco che non va via neanche con dieci docce, eppure, non abbiamo nessuna colpa.

Questa cultura malata, la cultura del possesso è radicata nella nostra società, ed è estremamente brutto, triste e ingiusto. Ci vuole educazione. Bisogna agire quando non è troppo tardi e se tutto ciò succede ancora e frequentemente, significa che tardi in fondo già è.

Voler sentirsi al sicuro ovunque non è una pretesa o una speranza, è alla base della normalità. O almeno così dovrebbe essere. 

Non sei sola. 1522.

Marianna Russo 

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Marianna Russo

Marianna, classe 2003. Inguaribile romantica, innamorata dei girasoli e sempre ottimista. Quando scrivo scompongo il mio cuore su carta, la scrittura mi salva sempre. “Solo se ti rende felice.”
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